domenica 28 luglio 2019
A 75 anni dalla morte dello scrittore-aviatore emerge l’influenza sul suo capolavoro di uno schianto in Libia nel 1935 da cui uscì illeso
Lo scrittore-pilota Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944) / Epa/Afp

Lo scrittore-pilota Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944) / Epa/Afp

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Un pilota, uno scrittore, un giornalista, ma soprattutto un uomo che ha saputo interpretare l’esperienza del volo come metafora della vita. Un’esistenza avventurosa e avvincente, quella di Antoine de Saint-Exupéry, morto esattamente 75 anni fa, il 31 luglio del 1944, caratterizzata da numerose imprese aviatorie, ma anche da alcuni incidenti come quello di Libia. Per un pilota d’aeroplano precipitare non è mai un’esperienza facile. Quella vissuta da dall’autore de Il Piccolo Principe durante la trasvolata Parigi-Saigon incise profondamente nel suo modo di pensare, ma anche di raccontare e scrivere. Non fu solo un episodio che destò trepidazione tra amici e conoscenti dell’autore de Il Piccolo Principe, ma anche non poca trepidazione tra le cancellerie di mezzo mondo, Italia compresa, che si attivò nelle ricerche facendo alzare in volo i propri aerei, anche perché il disastro era avvenuto in territorio libico occupato dalle truppe italiane. Quello che sarà conosciuto come “l’incidente di Libia” è stato raccontato dal premio Pulitzer Stacy Schiff in Saint-Exupéry. A biography. Nel suo volume ripercorre la tragedia di quella notte, così come fa anche lo scrittore Emmanuel Chadeau nel suo libro Saint-Exupéry.

Quest’ultimo in quattro anni di ricerca tra gli archivi privati e pubblici di Francia e Stati Uniti con il rigore e la passione dello storico racconta gli attimi drammatici della tragedia che proseguirà con i giorni di sopravvivenza nel deserto libico. Una storia raccontata dalle cronache dei giornali del tempo, a partire dal Corriere della Sera del 31 dicembre 1935. Il quotidiano milanese dà notizia della scomparsa del pilota francese e del suo meccanico tra Bengasi ed Alessandria. È questa la prima notizia che viene diramata subito dopo l’incidente aereo. Del passaggio di Saint-Exupéry e del suo meccanico André Prevot erano stati informati gli aeroporti dei territori interessati alla trasvolata. È del 29 dicembre 1935 il documento dell’Ufficio addestramento del Comando aviazione della Cirenaica dell’Aeronautica della Libia che informava con un messaggio sintetico e conciso la presenza dei due aviatori: «Apparecchio francese - Pilota de Saint Exupéry. Raid: Parigi - Saigon » (Fonte: Ussma, Ufficio storico dello stato maggiore dell’aeronautica militare). Il documento (nella foto) registra la partenza e il passaggio del Caudron-Renault Simoun immatricolato F-anry dell’aviatore e scrittore che, in meno di 24 ore precipiterà in territorio libico, a 150 chilometri da Il Cairo.

L’incidente, infatti, avviene il 30 dicembre 1935 alle 2:45 del mattino. I due uomini rimarranno per tre giorni nel deserto prima di essere ritrovati dai beduini e condotti a Il Cairo. Una storia, per fortuna a lieto fine, che Saint-Exupéry racconterà alla fine della brutta avventura prima sul giornale L’Intransigeant, poi in un capitolo del libro Terre des hommes. Il drammatico momento precedente all’impatto viene descritto così dallo scrittore- aviatore nel libro Terra degli uomini sempre nel capitolo VII dal titolo “Al cen- tro del deserto”. Il 3 gennaio del 1936 sarà L’Express a pagina 5 a fare un primo resoconto della brutta avventura di Saint-Exupéry e di Prevot. Sono gli stessi aviatori a raccontare la disavventura una volta arrivati in albergo a Il Cairo. Infine dopo tre giorni d’angoscia arriva una notizia che porterà enorme sollievo a tutti gli amici dell’aviazione e a tutti coloro che hanno apprezzato la lettura di “volo notturno”.. L’aviatore De Saint Exupery e il suo meccanico Prevot sono stati ritrovati a 150 chilometri ad est del Cairo dopo tre giorni nel deserto ( L’Express del 3 gennaio 1936). Il quotidiano Le Figaro il giorno dopo, il 4 gennaio 1936, grazie al suo corrispondente dal Cairo, Andrè de Laumois racconta i dettagli della disavventura in prima pagina direttamente dall’Hotel Continental dove si trovava de Saint-Exupéry.

La stessa cosa fa L’Intransigeant, sponsor della trasvolata il 4 gennaio 1936, che pubblica un’intervista dove l’aviatore racconta i momenti precedenti il disastro: «Uscendo dal mare di nuvole, abbiamo urtato il suolo alla velocità di 250 chilometri all’ora. Morendo di sete eravamo alla fine delle forze, quando all’orizzonte apparvero i beduini». Nei giorni della permanenza in albergo diversi giornalisti intervistarono il pilota e il meccanico francesi, compresa l’Agenzia Havas. In particolare i due aviatori, dopo essere stati salvati dai beduini, dichiararono di essere giunti a Il Cairo grazie all’aiuto di un imprenditore svizzero: «Verso le sei di sera, un’automobile, carica di beduini armati, ci è venuta a prendere. Una mezz’ora più tardi sbarchiamo da un ingegnere svizzero, Raccaud, che dirige una fabbrica di soda vicino a una salina nel deserto, e troviamo presso di lui un’accoglienza adorabile. A mezzanotte ero al Cairo». Un po’ tutti i giornali occidentali parlano del ritrovamento di Saint-Exupéry e di André Prevot. L’incidente di Libia non rimane però circoscritto agli articoli e ai libri che seguirono quel tragico episodio, a dimostrazione di quanto quell’esperienza abbia inciso nella vita di Saint-Exupéry. Leggendo tra le righe de Il Piccolo Principe il fascino del volo, la tragica caduta e l’esperienza del deserto, con il salvataggio dei beduini, restano un tema centrale nella narrazione della pubblicazione tradotta in più di duecento lingue.

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