giovedì 26 gennaio 2017
Il giocattolo al centro di un libro per tutto, realizzato dalla Yad Vashem. Robert Rozett: «Oggetti come questo hanno una particolare importanza nel tenere viva la memoria»
L'orsetto di Fred, simbolo della Shoah
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Tra i libri usciti quest’anno in Italia in occasione del Giorno della Memoria ce n’è uno che davvero tutti possono leggere, a qualsiasi età. È L’orsetto Fred, scritto da Iris Argaman e illustrato da Avi Ofer (lo pubblica Gallucci nella traduzione di Elena Loewenthal, pagine 48, euro 15,00). Realizzato dallo Yad Vashem di Gerusalemme, ripercorre la vicenda del giocattolo che il piccolo ebreo olandese Fred Lessing tenne con sé nei lunghi mesi in cui, separato dalla famiglia, aveva trovato rifugio presso una famiglia di contadini. Benché rovinato dal tempo, l’orsetto si è meritato l’appellativo di “Gioconda dello Yad Vashem”. Il soprannome è stato escogitato da Yehudit Inbar, direttrice dell’area espositiva del memoriale di Gerusalemme: una volta ottenuto da Lessing – trasferitosi negli Stati Uniti dopo la guerra – il permesso di esporre il cimelio nell’ambito di una mostra dedicata ai giocattoli
nella Shoah, la studiosa si era raccomandata con i trasportatori perché trattassero il pupazzo di pezza la stessa cura che avrebbero
destinato al capolavoro di Leonardo. In seguito, lo stesso Lessing ha acconsentito, anche nella sua veste di psicologo, a far entrare l’orsetto nella collezione permanente del museo.



“Oggetti come questo hanno una particolare importanza nel tenere viva la memoria dell’Olocausto – spiega ad Avvenire il direttore della biblioteca dello Yad Vashem, Robert Rozett – perché si riferiscono a una quotidianità condivisa. Tutti, nella loro vita, hanno o hanno avuto un orsetto simile a questo. Poter vedere da vicino un giocattolo tanto comune aiuta a comprendere che le vittime della persecuzione nazista erano persone come noi. Questo suscita un’emozione molto forte, che però va inquadrata in un contesto più ampio. Inserire le storie personali all’interno della storia collettiva è uno dei principali impegni ai quali cerchiamo di tener fede nel nostro lavoro educativo. L’Olocausto è stato un evento unico, ma è anche portatore di un messaggio universale. Ci mette in guardia dalla tentazione di isolare un gruppo di persone, considerandole come il male assoluto. Essere ingannati su questo argomento è molto più facile di quanto si creda. E non sempre si riesce a capire subito da quale parte stia il torto e da quale la ragione. Lottare contro ogni forma di manipolazione è, appunto, uno dei moniti che ci vengono dall’Olocausto. Ma occorre vigilare anche sul tentativo di negare la dignità della persona umana, fino a sostenere che chi non è come noi non ha diritto di vivere. Anche questo, purtroppo, è un pericolo ancora attuale».

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