sabato 5 maggio 2018
Secondo la filosofa americana che teorizza la modernità senza utilitarismo, la società piena si realizza nell'intuire la medesima umanità in ogni differenza umana. Un brano dal suo libro in uscita
Martha Nussbaum, la vera libertà è immaginare l'uomo
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i può essere libertà di coscienza senza immaginazione? Bastano le leggi a tutelare la diversità? Come assicurare il pluralismo religioso? Sono solo alcune delle domande al cuore dell’imponente lavoro di Martha Nussbaum, Libertà di coscienza (pagine 530, euro 30) in libreria in questi giorni per la casa editrice Anicia di Roma. Nussbaum è una filosofa americana che ha provato ad abbandonare i sentieri dell’utilitarismo e dell’individualismo aggirandone le strategie di pensiero che ne stanno alla base. Convinta che sviluppo economico non possa non fare rima con democrazia e con i diritti degli uomini a realizzarsi, si è abilmente lasciata alle spalle tutte le teorie della giustizia che avevano mietuto consensi nella cultura liberal d’Oltreoceano. L’economia, il diritto, la scuola devono essere volte non solo a perequare le ingiustizie, ma anche a a coltivare l’umanità di ogni uomo, al cui cuore sta la vulnerabilità. Il loro obiettivo è favorire la fioritura delle capacità di ognuno. (S.Pal.)

La fantasia è di importanza vitale. Una Costituzione è solo un pezzo di carta con sopra tante parole. Ciò che la rende viva nella vita di un giovane è la capacità di immaginare la diversità e di vedere la stessa umanità in tante forme strane e sconosciute. L’umanità di un altro essere umano è una cosa facile da negare, e ancora più facile è negare l’uguaglianza, la "pari umanità". Quando ci troviamo davanti a qualcuno il cui aspetto è strano o fuori dall’ordinario, cosa ci permette di capire che quelle forme sono quelle di un vero e proprio essere umano uguale a noi, piuttosto che quelle di un membro di un gruppo primitivo inferiore, o di una tribù di incivili senza Dio o addirittura di un robot senza vita? Come Roger Williams scrive in una sua poesia, l’orgoglio ci porta facilmente a essere avari con le nostre attribuzioni di umanità, mentre ci vuole la vera e propria immaginazione per vedere sotto lo strano abito dell’indiano i costumi e la lingua di una persona uguale a noi stessi.

Non molto tempo fa una grande percentuale di americani pensava che gli afroamericani fossero una razza inferiore. Le persone con una vasta gamma di disabilità sono ancora trattate come inferiori ogni giorno. Un volto e forma umanoide non sembrano sufficienti a garantire la presenza, all’interno di quel corpo, di un’anima umana di pari dignità, non fino a quando le persone trovano conveniente evitare di attribuire pari umanità. Questa tendenza a negarla, può essere superata se si impara a immaginare la presenza dell’umanità nell’altro. Ma le persone non coltivano abbastanza la loro immaginazione. Spesso semplicemente non sono in grado di immaginare che quella forma di vita di fronte a loro ha una vita interiore simile alla propria. E col passare del tempo possono arrivare a negarlo del tutto.

Il romanziere Charles Dickens suggerì che l’assenza di tale processo di sviluppo dell’immaginazione fosse un fattore centrale nel trattamento insensibile dei poveri del suo tempo: la gente aveva imparato a vederli come fattori, componenti delle formule economiche, non più come individui distinti l’uno dall’altro ma come una «folla che si spostava avanti e indietro dai propri nidi come formiche o scarafaggi». C’era, quindi, da meravigliarsi che gli industriali e i politici trattassero i lavoratori come ingranaggi di una macchina, piuttosto che come esseri umani con mente e cuore?

Educare l’immaginazione alla differenza, sviluppare la fantasia che ci permette di vedere la stessa umanità dietro a un aspetto differente, è un compito molto importante della formazione primaria. I bambini acquisiscono queste capacità facilmente, non appena iniziano a parlare, se non prima. Nel momento in cui riescono a porre la domanda, «Brilla brilla stellina, mi domando cosa tu sia», entrano nel regno della fantasia, e questo regno cresce, per tutta l’infanzia, grazie a storie di tutti i tipi. Col passare del tempo, le storie diventano sempre più sofisticate, e i bambini imparano a mettersi nei panni di persone buone e cattive, bianche e nere, vecchie e giovani. Le differenze etniche, religiose e nazionali esercitano spesso una particolare attrazione per i bambini che sono curiosi del mondo in cui vivono, e molti tra i migliori libri per l’infanzia si concentrano su queste differenze. È prassi assolutamente standard per gli educatori, sviluppare l’attenzione per la differenza in modo che i bambini la impieghino per guardare le tante realtà diverse che una nazione contiene.

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