martedì 31 ottobre 2023
Dal 3 novembre su Sky otto episodi di una produzione internazionale ispirata a storie vere: una nave da crociera salva un gruppo di naufraghi, due mondi a confronto per un thriller che fa pensare
La locandina della nuova serie (particolare)

La locandina della nuova serie (particolare) - Sky

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Lo sfondo è il Mediterraneo buio in cui si incrociano due rotte. Quella del transatlantico, dove migliaia di crocieristi ballano col drink in mano. E quella di una carretta del mare, con un centinaio di migranti in fuga da povertà e violenze, che va in fiamme. Dalla nave partono due gommoni che riescono a salvare ventotto vite. Due mondi che si incontrano, ora tutti sulla stessa barca. È la salvezza, gioiscono i naufraghi, fin quando capiscono che la loro destinazione non è l’Italia, ma la Libia, dove dovranno essere sbarcati. Per tornare in mano ai trafficanti. E la disperazione spingerà alcuni a tentare il dirottamento.

Comincia così la nuova serie di Sky “Unwanted-Ostaggi del mare” (in streaming anche su Now) in otto puntate, dal 3 novembre due episodi tutti i venerdì. Prodotta da Sky Studios, Pantaleon Films e Indiana Production, è diretta con grande mestiere dal tedesco Oliver Hirschbiegel, che ha diretto tra l'altro "La Caduta - gli ultimi giorni di Hitler". Capitano della nave è un fascinoso Marco Bocci, la vicecomandante è Jessica Schwartz, attorniati da un ottimo cast di attori africani ed europei. Una serie liberamente ispirata dalle storie raccolte nel 2007 dal giornalista Fabrizio Gatti nel libro “Bilal”, durante il suo viaggio in incognito fra i migranti sulle rotte dall’Africa.

Il primo ostacolo è stato trovare una chiave per tradurre in fiction 500 pagine di inchieste. «La scintilla – racconta all’anteprima romana lo sceneggiatore Stefano Bises - è scoccata quando ho letto di un salvataggio di migranti da parte di una gigantesca nave da crociera. Un contenitore straordinario di lusso a buon mercato, miniatura del nostro mondo, o della percezione che possono averne i migranti. Mi è sembrata un’arena formidabile – dice - per provare a illustrare le storie di Gatti e esplorare i sentimenti di noi occidentali nei confronti dei migranti».

La Orizzonte, nome impegnativo per il transatlantico salvifico, è comunque anche metafora del mondo ricco che alza muri. Nella nave che li salva i 28 verranno curati, vestiti e rifocillati, ma immediatamente segregati in un’ala separata. Perché i croceristi, che pure hanno applaudito dal ponte l’operazione di soccorso, «qui vivono un sogno - dirà il responsabile dell’animazione - e la realtà deve restare a casa». Ma la nave è anche un Titanic su cui l’Occidente continua a ballare senza accorgersi degli iceberg in arrivo che si chiamano tracollo demografico, crisi climatica, guerre del Sud combattute con armi del Nord, accaparramento neocolonialista di terre. È Fabrizio Gatti a ricordare che per colpa del crollo delle nascite in Italia «nel 2042 il Pil si ridurrà del 12%, una catastrofe per sanità e previdenza. Incentivare le nascite non basta, chi nasce oggi solo nel 2042 sarà maggiorenne per dare il suo apporto. Oggi tanti bussano alle nostre porte. Una via legale è possibile e va ricostruita dall’Europa».

Una produzione internazionale che non lesina mezzi e porta in televisione, in un prodotto di intrattenimento di alto livello, il dramma epocale delle migrazioni forzate. Spettacolari le scene del salvataggio, realmente girato in mare, o dei flashback degli orrori africani. E pazienza se i naufraghi appena ripescati dalle onde salgono sulla Orizzonte già asciutti. Quello che conta è che in questo momento sia il piccolo che il grande schermo stanno prestando un’attenzione particolare al racconto drammatico del nostro tempo. «Dove finisce “Io capitano” di Matteo Garrone comincia “Unwanted-Ostaggi del mare”», sostiene Nils Hartman, produttore esecutivo di Sky Studios. Portare le migrazioni in un prodotto per il grande pubblico, pur nello stile del thriller e dei conflitti umani, sembra una scommessa coraggiosa per stimolare una riflessione più approfondita nel grande pubblico su un tema affrontato spesso in modo superficiale, se non strumentale.

Il regista Oliver Hirschbiegel cita l’illustre collega Jean Renoir per dire che «la cosa più terribile del vivere è che ognuno ha le sue ragioni». E aggiunge: «Ho seguito il mio percorso usuale: non essere mai di parte o critico, e dare a ogni personaggio il giusto spazio senza mai sfociare nella piattezza del sentimentalismo». Per lo sceneggiatore Stefano Bises «è un progetto rischioso per il tema che tratta, profondamente politico e divisivo». “Unwanted” mostra volti, corpi, sentimenti, non neutri numeri di sbarchi. Per Bises dunque «questa serie si schiera, eccome. Non c’è un giudizio nella rappresentazione delle posizioni, ma si schiera nella misura in cui dice che quanto fatto finora per gestire le migrazioni non funziona e crea dolore». A chi gli chiede se vorrebbe che la serie venisse vista dai politici risponde che «i politici queste cose le sanno, sono gli elettori che devono capirle. I passeggeri della crociera».


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