La navata centrale di Notre-Dame dopo il restauro - Christophe Petit Tesson/Reuters
«Guarda papà, guarda. La maestra dice che quando suona una campana un angelo mette le ali». Si dice proprio così nel film La vita è meravigliosa a sottolineare il potere di quei rintocchi capaci di proiettarti oltre la storia. Non è allora forse un caso se una campana abbia dato le ali anche agli atleti delle ultime Olimpiadi. In fondo un trionfo sportivo o un record sono la prova della capacità dell’uomo di andare oltre sé stesso. Di sicuro è stato clamoroso il successo che ha avuto a Parigi 2024 la campana di bronzo suonata dopo ogni vittoria, tanto da diventare un simbolo dei Giochi francesi. Ha suscitato grande curiosità da parte degli spettatori anche perché non si tratta di una tradizione olimpica. È un rituale in uso nel rugby a 7 e difatti i primi a suonare la campana a Parigi sono stati i giocatori della nazionale francese della palla ovale ammessa ai Giochi (nella versione ridotta a 7 e non a 15 giocatori). L’hanno fatto con grande euforia dopo aver conquistato il primo oro per il proprio Paese alla rassegna a cinque cerchi. Una scena dal forte impatto emotivo che ha spinto il Comitato organizzatore a concedere lo stesso rituale anche ai vincitori delle medaglie d’oro alle gare di atletica e paratletica. Sono diventate così subito iconiche le immagini di giubilo dei campioni con la grande campana a bordo campo dello Stade de France: dal re dei 100 metri Noah Lyles al recordman del salto con l’asta Armand Mondo Duplantis.
Tutti a festeggiare le proprie imprese con un oggetto che ha attraversato i secoli: la campana accompagna la vita della Chiesa sin dalle origini, scandendo i momenti più importanti di una comunità. Soddisfazione enorme anche per chi ha realizzato questa manufatto in bronzo dal peso di 500 chilogrammi: la fonderia della famiglia Cornille Havard a Villedieu-les-Poêles, comune di 3.500 anime in Normandia. Un laboratorio attivo dal 1865 che ha firmato campane per gli edifici religiosi di tutta la Francia e anche oltre (come nel caso della cattedrale Saint-Georges a Beirut, in Libano). Qui sono state restaurate anche le campane del campanile nord di Notre-Dame de Paris dopo l’incendio del 2019. E proprio alla cattedrale parigina gli organizzatori dei Giochi hanno voluto donare la “campana olimpica” per contribuire alla sua ricostruzione e non solo: «Così il suono della vittoria olimpica si sentirà in città per decenni a venire. Parte dei Giochi e lo spirito olimpico resteranno a Notre-Dame per tutta la vita».
La proposta è stata subito accettata da monsignor Olivier Ribadeau Dumas, rettore della cattedrale, ma la campana non sarà installata nei campanili, bensì nella navata. Risuonerà durante le Messe, in particolare alla consacrazione dell’Eucaristia, il momento in cui il pane e il vino, attraverso le parole di Cristo pronunciate dal sacerdote e l’invocazione dello Spirito Santo, diventano realmente e il corpo e il sangue di Gesù. Si tratta in fondo di un’altra vittoria, più grande e definitiva: Cristo vittorioso sulla morte con la sua risurrezione. Dai trionfi olimpici al premio eterno, la campana ci ricorda, come dice san Paolo, che siamo tutti atleti nella corsa verso una gioia senza fine.