domenica 28 agosto 2022
Luoghi difficili da definire e sottovalutati, ma che con l'apporto della ricerca e di strumenti come l'arte possono illuminare il passato. A settembre un convegno franco-italo-canadese sulla questione
Il museo della Shoah a Gerusalemme

Il museo della Shoah a Gerusalemme - Ansa

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Un libro recente di Adriano Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato (Einaudi, 2021), affronta il tema attualissimo della memoria e del senso storico del nostro presente. È un libro amaro, in cui si percepisce anche un senso di rassegnazione del grande storico che vede uno sgretolamento inesorabile del legame tra il passato e il presente, non solo in termini di conoscenza, ma di sentimento, di coscienza interiore: «Il falso e il finto assediano il vero, lo intimidiscono e lo rendono flebile e soprattutto noioso, quando non insorge perfino una reazione infastidita contro il principio di autorità del dotto». Il problema è cruciale e investe una varietà di contesti e di responsabilità. Sarebbe errato liquidarlo assegnando colpe alla revisione del sistema scolastico (che pure meriterebbe una riflessione, insieme al progressivo prosciugamento di contenuti e alla banalizzazione dei libri di testo, a volte così estremi da reprimere il più lieve interesse), mentre è opportuno ragionare sui meccanismi culturali che determinano questa sorta di oblio collettivo. C’è una logica economica e sociale che ispira un intero sistema, volto a promuovere una forma di "presentismo", per citare una celebre espressione usata da François Hartog nella sua riflessione sui regimi di storicità, cioè sul modo in cui le società si rapportano con il proprio passato, rappresentano e nutrono l’identità collettiva. Si è maturata nel tempo una forma di disagio profondo nella gestione del passato, «presi fra l’amnesia e la volontà di non dimenticare nulla».

L’Ecole du Louvre, in collaborazione con l’Università del Quebec a Montreal, l’Institut national du patrimoine e l’Università "La Sapienza" di Roma, ha organizzato per il 6 settembre 2022 una giornata internazionale di studi sull’attualità dei musei di storia, una tipologia di spazio espositivo poco considerata nel dibattito pubblico, ma che assume invece un significato decisivo nella comprensione della nostra rappresentazione del passato. Si tratta di una categoria di per sé difficile da inquadrare, forse perché troppo variegata: vi fanno capo molti musei militari, luoghi che commemorano eventi bellici, ma anche i cosiddetti memoriali, spazi pensati soprattutto per dare forma e significato a traumi collettivi le cui ferite sono ancora vivissime nella memoria dei sopravvissuti o dei loro discendenti. Il museo di storia si presenta spesso come un ibrido: in molti casi, grandi contesti espositivi sorti per rappresentare eventi epocali sono stati convertiti in luoghi della riconciliazione, come nel caso del Memoriale della pace di Caen, che tuttavia, con il suo realismo fin troppo accurato, evoca l’ambientazione di un set cinematografico. Interrogarsi sulla funzione dei musei di storia in un mondo che tende sempre più a dimenticare, che fatica a farsi carico del passato, comporta un lavoro difficile che riguarda innanzitutto la gestione di un patrimonio di narrazioni, spesso bisognoso di valutazioni, interventi critici, atti di responsabilità.

Per parlare al grande pubblico urge sperimentare modalità di visita coinvolgenti, che non rinuncino però allo sforzo (e al coraggio) dell’interpretazione. Colpisce la capacità di coinvolgimento ottenuta, soprattutto nel caso dei memoriali, dall’alleanza con l’arte contemporanea: la potenza di alcune opere arriva a soddisfare tanto il bisogno di raccoglimento, quanto quello di 'segnare' con un intervento critico un certo momento della storia collettiva. È il caso di Boltanski al Memoriale di Ustica a Bologna o di Kadishman al Museo ebraico di Berlino: ci si chiede tuttavia se, accanto alla necessità di scuotere le coscienze sollevando il velo dell’indifferenza, non sia opportuno proporre ai visitatori elementi utili a comprendere e a contestualizzare, superando il livello pur necessario della compassione. L’iniziativa di Parigi si lega al progetto di costituzione di un Museo del terrorismo, la cui apertura è prevista a Suresnes, nella Valle della Senna, nel 2027 e che attraverso la collaborazione con le scuole si sta interrogando sul ruolo che un museo memoriale può esercitare rispetto a un ordine sociale ancora incapace di gestire la propria complessità. Ci si confronterà analizzando i risultati di un sondaggio promosso dal Groupe de recherche sur l’education et les musées e da "La Sapienza" rivolto a insegnanti e funzionari museali sulle potenzialità del museo quale luogo di trasmissione delle competenze di cittadinanza. Si conferma così il ruolo centrale che oggi assume l’incontro sinergico tra le dimensioni della ricerca, della didattica e della terza missione universitaria, nello spirito di una conoscenza sempre protesa alla crescita e al benessere delle comunità.

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