sabato 14 aprile 2018
Il regista è morto venerdì a Praga a 86 anni. Scappò dalla Cecoslovacchia agli Usa per sfuggire alle persecuzioni comuniste. Vinse tre Oscar: suoi Amadeus e Qualcuno volò sul nido del cuculo
Addio a Milos Forman, nei suoi film cercava la libertà contro i soprusi
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Ha dedicato tutta la vita alla ricerca della libertà raccontando con la cinepresa storie di emarginati e le imprese di quegli eroi, spesso dimenticati o incompresi, che lottano contro i soprusi del potere. Miloš Forman se n'è andato ieri a 86 anni dopo una breve malattia nella sua amata Praga. Trasferitosi negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni del regime sovietico in Cecoslovacchia che non gradiva le sue opere improntate sui diritti civili e sulla libertà d'opinione, vinse il primo Oscar come miglior regista nel 1976 per Qualcuno volò sul nido del cuculo, storia di un piccolo imbroglione internato in un manicomio che decide di combattere una battaglia contro il sistema psichiatrico repressivo.


L'Academy Award consacrò Forman con una seconda statuettta nel 1985 per Amadeus, un insolito e spiazzante ritratto di Mozart, che emerge qui come un genio controcorrente. Entrambe le pellicole gli valsero anche il Golden Globe, come accadde nel 1996 per il terzo Oscar, ottenuto per Larry Flynt-Oltre lo scandalo, film che parla di uno stravagante editore di riviste per soli uomini il quale dopo un'esistenza dissoluta, l'esperienza del carcere e l'incontro con Ruth Carter, sorella del presidente Usa Jimmy, cambia vita convertendosi al cristianesimo. Altre sue opere da ricordare sono Hair (1979), un film musicale contro la guerra nel Vietnam diventato un simbolo della lotta pacifista e della cultura hippy, Regtime (1981), che affronta il tema della discriminazione razziale dei neri e del proibizionismo (protagonista uno straordinario James Cagney) e L'ultimo inquisitore (2006), sulla controversa figura del pittore Francisco Goya.

I personaggi dei film di Forman (ne girò venti abbracciando diversi generi) sono quasi sempre ribelli, eccentrici, fuori dagli schemi, alle prese con un'autorità soverchiante che li vorrebbe schiacciare anche moralmente. Forse all'origine di questa vocazione di Forman per gli ultimi e i "discriminati” ci sono proprio le sue drammatiche vicende personali: i genitori, ebrei e partigiani, morirono per mani nazista nel campo di concentramento di Buchenwald e lui, già regista affermato, fu costretto a lasciare a Praga la moglie e i figli e recarsi negli Usa per sfuggire alle grinfie del Kgb. Negli ultimi anni una grave malattia agli occhi gli aveva impedito di proseguire l'attività di cineasta.

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