mercoledì 17 gennaio 2018
Aveva 86 anni. Con il colore Valentino Vago trasformava le tele in campi di luce. Una ricerca che aveva portato anche sui muri delle chiese. A Doha l'impresa più grande.
Il pittore Valentino Vago nel 2000 a Reggio Emilia (Archivio Vago)

Il pittore Valentino Vago nel 2000 a Reggio Emilia (Archivio Vago)

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Questa mattina, nella sua casa milanese, si è spento Valentino Vago, uno dei grandi maestri della pittura astratta italiana. L'artista, nato il 16 dicembre 1931 a Barlassina, aveva 86 anni. Vago era malato da tempo: questo però non gli aveva impedito di lavorare fino a poche settimane prima della morte.

Valentino Vago aveva esordito nel 1955 alla Quadriennale di Roma. Nella sua carriera ha esposto alla Biennale di San Paolo, al Kunstmuseum di Colonia, alla Hayward Gallery di Londra, al Grand Palais di Parigi e nei musei di Francoforte, Berlino, Hannover e Vienna. Milano gli ha dedicato importanti antologiche, tra cui quelle a Palazzo Reale, al Padiglione di arte contemporanea e al Museo diocesano.

Dopo i primi esperimenti, presto la pittura di Valentino Vago si rivolse in modo esclusivo al colore. Le sue tele sono campi di luce, in cui l'artista esplora la possibilità di uno spazio che avesse il respiro dell'infinito. Il suo stile fu da molti accostato a Mark Rothko, un pittore che però all'epoca Vago non aveva ancora visto.

I funerali si svolgeranno venerdì mattina a Milano nella chiesa di San Giovanni in Laterano dove Valentino Vago ha realizzato la sua ultima opera ambientale, da lui intitolata "Il mio Paradiso" terminata nell'estate del 2017.

Si tratta dell'ultima di una serie di grandi interventi all'interno di chiese, inziati nel 1982 a Barlassina, in cui l'artista trasforma i muri in superfici di pura luce. Tra i più importanti, la grande decorazione nel 2008 nella chiesa di Nostra Signora del Rosario di Doha, la prima chiesa costruita in Qatar, dove la superficie dipinta copre dodiciimila metri quadrati.



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