sabato 13 giugno 2020
La squadra romana era finita sotto sequestro, ma con l’impegno della società civile e dei suoi calciatori ora è libera e vincente e può festeggiare la sua storica promozione in serie D
Montespaccato in festa per la promozione in serie D

Montespaccato in festa per la promozione in serie D - Collaboratori

COMMENTA E CONDIVIDI

Quando era dei mafiosi era retrocessa dall’Eccellenza alla Promozione. Poi è stata sequestrata, è diventata un simbolo di legalità, e due giorni fa è stata promossa in Serie D. È la squadra di calcio del Montespaccato Savoia, piccolo grande miracolo di sport e impegno civile, frutto di un’altra squadra, fatta di magistrati, politici, funzionari pubblici, che ci hanno creduto, l’hanno protetta e fatta crescere. Ora il meritatissimo premio della promozione, decisa dalla Federcalcio dopo il blocco totale a causa del Coronavirus mentre la squadra era in testa al campionato di Eccellenza. Siamo a Montespaccato, borgata romana a nord della città.

Tutto comincia il 18 giugno 2018 con l’operazione Hampa contro i Gambacurta, clan del narcotraffico e dell’usura, in stretti rapporti con ’ndrangheta, camorra e altri gruppi mafiosi romani: 58 arresti e sequestri per più di 7 milioni di euro, compresa la polisportiva Montespaccato, con due campi di “calciotto” e uno di calcio, bar e ristorante, una scuola calcio. La conferma dell’interesse delle mafie per il pallone, in particolare quello delle serie minori, che vuol dire consenso sociale. Un simbolo negativo che due anni fa volta pagina. Guglielmo Muntoni, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Roma, capisce che quel luogo non può essere abbandonato per anni, in attesa della confisca definitiva. E sceglie di rischiare.

Chiede un aiuto alla Regione Lazio con la quale è stato firmato un accordo un anno prima. Braccio operativo è l’ex Ipab Asilo Savoia, istituzione pubblica regionale, col programma “Talento & Tenacia” che fa leva sullo sport di squadra quale strumento di inclusione sociale, educazione alla legalità e costruzione di percorsi di cittadinanza attiva, rivolti a bambini e giovani, da realizzare sui beni tolti alle mafie. Come l’impianto di Montespaccato che così inizia la sua nuova vita. A partire dal nome che diventa “Centro Don Pino Puglisi”, il parroco di Brancaccio che usava anche il calcio per strappare i ragazzi alla mafia.

Ed è un successo. Gli iscritti alla scuola calcio sono più di 500, con dieci squadre che partecipano a vari campionati, tra le quali la prima squadra che è appena stata promossa in serie D. L’unico precedente 40 anni fa per una squadra nata nel 1968 per offrire sport e socialità ai giovani della borgata ma poi finita nelle mani del clan. Ma non è solo la promozione il segno del cambiamento. I ragazzi della squadra, proprio nell’ottica della loro crescita personale, sottoscrivono dei “patti di responsabilità” che prevedono attività fuori dal campo da gioco: ripresa e completamento degli studi (molti li avevano interrotti), anche con iter universitari in collaborazione con la Luiss; inserimento lavorativo personalizzato, anche come trainer nella “Palestra della legalità”, bene confiscato al clan Spada a Ostia.

Inoltre attività di volontariato. Così durante il lockdown hanno distribuito pasti caldi ai poveri della città, a bordo di un furgone confiscato al clan Fasciani, altro gruppo di Ostia. E non ci si ferma ai pur importanti successi sportivi, come sottolinea Massimiliano Monnanni, vulcanico presidente dell’Asilo Savoia e “patron” della squadra. Così a dicembre è stato sottoscritto un accordo con il Ministero dell’Istruzione per rendere il Centro sportivo sede di un presidio per l’emergenza educativa con spazi dedicati ad attività di doposcuola e la messa a disposizione gratuita dell’impianto alle scuole del XIII Municipio. Davvero un’iniziativa completa.

E ora la ciliegina sulla torta. «Due anni fa abbiamo accettato una sfida difficile. Con la promozione in serie D vince la legalità. Grazie ragazzi, il nostro sogno di libertà continua!», applaude il presidente della Regione, Nicola Zingaretti. Non solo calcio, quindi, come afferma anche Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio regionale per la Sicurezza e la Legalità. «Integrazione, affermazione della cultura del rispetto e della lealtà sportiva diventano parte di una più ampia cultura della legalità, vero e proprio antidoto antimafia».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI