domenica 23 febbraio 2025
Cattolica e controcorrente, la proprietaria dei Chicago Bears morta di recente a 102 anni è stata la dirigente più longeva della Nfl lasciando il segno in un ambiente storicamente maschile
Virginia McCaskey, la donna che ha cambiato il football americano

Credit: Tribune Content Agency LLC / Alamy Stock Photo

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«Fede, famiglia e football, in quest’ordine, erano le sue stelle polari. Ha vissuto seguendo il semplice adagio di fare sempre la cosa giusta». Sono le parole del commissario della Nfl (National football league) Roger Goodell dopo la scomparsa di Virginia Halas McCaskey, storica proprietaria dei Chicago Bears, alla veneranda età di centodue anni.

Nata nel 1923, i suoi genitori erano entrambi figli di immigrati: la madre era una luterana tedesca e il padre un cattolico ceco. Cattolica profondamente devota incomincia il suo cammino studentesco prima dalle suore benedettine alla scuola elementare St. Hillary fino all’ottavo anno e poi alla St. Scholastica High School di Chicago; termina gli studi alla Drexel University, a Philadelphia. é la nonna paterna, che vive con Virginia per buona parte dell’anno ad introdurla al mondo della preghiera, dichiarando molti anni dopo che «la maggior parte delle preghiere della nonna fossero per lei e per suo fratello».

Pratica negli anni a venire, assieme al marito Ed, il rito della preghiera mattutina, la lettura di libri spirituali e l’ascolto di Revelant Radio (una radio locale cattolica), crescendo la sua numerosa famiglia composta da undici figli “secondo il metodo di Dio”. «Per la nostra famiglia, essere cattolici non è un fatto secondario» ha dichiarato in passato uno degli unidici figli Pat. «Essere un buon cattolico è più importante che vincere, ma questo non significa che non si possa vincere come buoni cattolici. Idealmente, le due cose vanno di pari passo». Dopo la morte di suo padre, George S. Halas, fondatore della squadra, il 31 ottobre 1983, assume il controllo dei Chicago Bears, guidando la squadra per ben otto lustri.

Nei suoi quarantadue anni di regno, culminati con la vittoria del Super Bowl nel 1986 contro i New England Patriots, ha aperto la strada alle donne in un ambiente storicamente dominato dagli uomini. Sam Rapoport, direttrice senior per la diversità, l’equità e l’inclusione della lega, ha affermato che, sebbene ci siano ancora dei miglioramenti da apportare per quanto riguarda le opportunità che le donne hanno nella lega, i progressi sono evidenti.

«Finora abbiamo solo scalfito la superficie, ma se si allarga lo sguardo e si osservano i progressi che la Nfl ha fatto negli ultimi sette anni rispetto ai suoi primi cento anni di esistenza, è notevole» ha affermato Rapoport. E i numeri sembrano darle ragione. Il numero di donne nella lega è aumentato rispetto al 2019: ora sono 223 quelle che lavorano a tempo pieno come allenatrici o ricoprono ruoli dirigenziali; un aumento del 141% rispetto a cinque anni fa. Un importante iniziata ideata da Sam Rapoport nel 2017 ha favorito l’aumento delle assunzioni al femminile: si tratta del Women’s Careers in Football, una giornata che mette in contatto le donne già attive nel settore, ma dona opportunità concrete a chi desidera entrarci. «Non c’erano donne nel ruolo di allenatrici», ha detto Rapoport durante il primo incontro otto anni fa. «Molte di noi si sono guardate intorno e hanno detto: questo deve cambiare». Un enorme successo che fino ad oggi ha permesso a più del 50% delle donne che vi hanno partecipato a trovare una posizione all’interno di una squadra. Ne fa una questione anche di razza e non solo di sesso, tanto che una donna su due che partecipa al forum è di colore: «Nell’ultimo anno, l’80% delle donne che hanno ottenuto opportunità nel football grazie a questi incontri erano donne di colore. Si tratta di un record storico per la Nfl».

Nonostante lo scetticismo iniziale su quale valore aggiunto potesse portare una donna in uno sport storicamente maschile, Sam sottolinea un dato fondamentale: «Le donne sono interessate al football, ora più che mai. Nel 2013, oltre il quaranta percento dei fan della Nfl erano donne, nel 2020 quel numero è salito 47%». «Costituiscono una grande porzione della base di tifosi», continua Rapoport, «amano il football e alcune ora giocano a football. Perché non dovrebbero lavorarci?». E la sua visione per il futuro è più chiara che mai: «Verrà il giorno in cui un numero significativo di posizioni nella Nfl non solo saranno ricoperte da donne, ma tali assunzioni saranno anche pubblicizzate come la prossima, piuttosto che la prima».

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