sabato 23 dicembre 2023
‘O Maè: «Scampia non è più quella di vent’anni fa, madri coraggiose e la mia palestra sono serviti a migliorarla. Il nostro Clan strappa i giovani alla camorra e li educa al rispetto delle regole»
La palestra Star Judo Club di Scampia. Al centro con la bandiera della Pace ‘O Maè Gianni Maddaloni e i suoi allievi

La palestra Star Judo Club di Scampia. Al centro con la bandiera della Pace ‘O Maè Gianni Maddaloni e i suoi allievi - archivio

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«Quando la felicità non la vedi cercala dentro” e ancora: “Non arrendetevi al male, mai!”. Sono le due scritte di benvenuto a Scampia, l’ex Gomorra napoletana, che campeggiano sul frontone del colonnato di Piazza degli Eventi. Poco più in là, la luce della palestra Judo Star è accesa già, perché ‘ O Mae’ Gianni Maddaloni, classe di ferro 1956, alle 8 ogni mattina se ne sta lì in segreteria che deve sbrigare gli «impicci di giornata». Sul tavolo della scrivania gli “auguri di Natale” del Comune di Napoli, una lettera di un anno fa che minacciava lo sfratto esecutivo della palestra Star Judo Club e chiedeva a Maddaloni il conto assurdo e salato di 375mila euro. «Io per 15 anni non ho mai visto nè avuto un contratto d’affitto, poi una mattina mi sono trovato con questo avviso. Ci sfrattano? Mi auguro di no. Io ho fiducia in un uomo retto e di cultura come il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi... A chi invece vorrebbe davvero chiudere la mia palestra allora chiedo: forse volete riconsegnare questa nostra gioventù alla camorra? Io non credo. I politici gli intellettuali di questa città dovrebbero sapere che più palestre apriamo e più aiutiamo a vivere in maniera sana e giusta i nostri figli. E poi, solo pensare di fare questo torto alla Star Judo sarebbe una bruttissima figura a livello mondiale, perché il Clan Maddaloni ormai lo conoscono tutti». Questo Clan è l’oro di Scampia, a prescindere dalla medaglia che suo figlio Pino Maddaloni, conquistò alle Olimpiadi di Sydney nel 2000. «Io quel giorno in mondovisione dissi che tutta la fortuna che aveva ricevuto la mia famiglia dallo sport e dal judo, l’avrei voluta ridare indietro alla mia gente aprendo questa palestra, qui, ad un passo dalle Vele, dove andai a vivere per scelta, perché volevo che i miei figli crescessero assieme a quelli meno fortunati di loro. Io quella promessa l’ho mantenuta e onorata». Sono sette i figli di ‘O Maè, sei naturali e uno adottato. «Bright arriva da genitori nigeriani, era stato adottato da una famiglia napoletana che aveva già una bambina piccola, ma quella “si era fatta gelosa” e quindi hanno dovuto mandarlo via. Noi, siccome a casa ne tenevamo “solo sei”, allora anche una di sei mesi, Serena, non c’è parso vero di accogliere anche lui – sorride divertito ‘O Maè -. Ma è stato amore a prima vista: Bright aveva 2 anni quando è salito sul tatami e ha cominciato a danzare, lui è un ballerino del judo». Bright oggi ha 20 anni, è campione italiano, come Serena, e ha vinto anche il titolo europeo junior. «Tutti e due, lui e Serena sono entrati in Polizia. In questo momento Bright è in Giappone a perfezionarsi con i maestri». Al di qua dell’oceano davanti al mare e nel ventre di Napoli ‘O Mae’ in tutti questi anni, oltre a togliere decine di scugnizzi dalla strada, impartendo il principio fondante del Clan Maddaloni “sport e la legalità”, ha cresciuto diversi talenti del judo. L’ultimo talento è Susy Scutto, già qualificata per le Olimpiadi di Parigi 2024. «È venuta da me che aveva 5 anni, Susy si è innamorata del judo e di questa nostra famiglia. Si allena con noi e gareggia per le Fiamme Gialle. Penso che nella sua categoria, 48 kg, a Parigi possa anche arrivare a medaglia, ma essere lì è già una vittoria per lei e per Scampia». Una delle tante vittorie di tutta una comunità, la cui cattiva fama sopravvive solo nelle vecchie serie tv e nei troppi luoghi comuni che ‘O Maè manda definitivamente al tappeto. «Vent’anni fa qua c’era la faida, vedevi un morto a terra ogni giorno per via della guerra tra i clan di Scampia, Secondigliano e Miano, sempre in lotta per il possesso del territorio. Ma grazie alle scuole, alle associazioni, alle forze dell’ordine e alla nostra attività di sport e legalità, abbiamo tracciato un solco. Noi abbiamo insegnato che la camorra non si combatte con la violenza, ma con un sentimento che è più forte di tutto e tutti: l’amore». L’amore di ‘O Maè ha strappato e continua a strappare tanti giovani alla mano armata della malavita. «Un giorno dei carabinieri vennero in palestra e mi chiesero: “Maè, ma a voi la camorra non ha mai chiesto il pizzo?” Io sorrisdendo gli risposi: no. Ma vulite sape’ perché? Perché io alla camorra l’aiuto…Loro rimasero interdetti: “Come l’aiuta?”, mi fece il brigadiere, e io: sì, l’aiuto ad uscire dalla camorra. Grazie alle donne coraggiose di Scampia, alle mogli dei camorristi che non vogliono che i figli facciano la stessa fine dei padri, io ho preso le loro creature fin da piccoli, 4-5 anni, gli ho aperto la palestra, gratis, gli ho fatto fare sport e li ho cresciuti nella legalità». Tante le storie che Gianni Maddaloni conserva nella sua memoria da cintura nera. E per raccontarle tutte non basterebbero nemmeno i libri di Luigi Garlando, che l’ha appena accompagnato all’ultimo incontro del 2023, a Misano, con le scuole della Romagna (per la rassegna “Luci della Legalità” promossa dall’Associazione Rimbalzi fuori campo). Dal libro per ragazzi di Garlando, ‘O Maè. Storia di judo e di camorra (Best Bur), è stata tratta la serie tv Clan, che andrà in onda la prossima stagione sulla Rai, dove il grande pubblico troverà le storie dei Maddaloni. «Ogni volta che incontro i ragazzi delle scuole non posso non raccontargli la la storia di Zio Bianco, un mio ex allievo, cintura marrone, che un giorno mi portò i suoni nipoti, Filippo e Antonio. Due scugnizzi che facevano le sentinelle ai Sette Palazzi, controllavano chi entrava e usciva da Scampia e spacciavano. Lui me li affida e loro iniziano a fare judo seriamente, e così smettono di spacciare. Oggi Antonio e Filippo lavorano, tengono moglie e figli. Zio Bianco purtroppo non c’è più, l’hanno assassinato per una vecchia storia legata alla sua famiglia di cui lui, povero, è stato la vittima sacrificale». Non dimentica un solo nome di quelli che sono passati alla Star Judo, e il prossimo anno ‘O Maè tornerà a portare il suo insegnamento anche nelle carceri minorili di Nisida e Airola, ma anche tra i detenuti adulti di Poggio Reale. «Grazie alla fiducia del giudice di sorveglianza molti di loro condannati a 4 anni di carcere ne scontano la metà alla nostra palestra con la messa alla prova. Almeno il 50% degli ex detenuti siamo riusciti a reinserirli nella società civile con un lavoro e una famiglia pronta a supportarli». È la storia di Antonio e di suo padre, un boss all’epoca recluso nel carcere di Tempio Pausania che anni fa scrisse una lettera straziante indirizzata a ‘O Mae’ affidandogli quel figlio perché non si perdesse anche lui nel vicolo cieco della camorra. «Mi offrirono mille euro per uno stage di judo in Sardegna, allora io gli chiesi di pagarmeli con sei biglietti aerei. Feci lo stage al mattino e al pomeriggio portai la famiglia di Antonio a trovare quel papà carcerato… Un incontro che non dimenticherò mai, anche perché quando stavo per andarmene quell’ex boss, piangendo, mi abbracciò e mi promise per due volte: “Maè, quando esco di qua, io voglio essere figlio tuo”. E così è stato, Antonio era già figlio mio e lo è diventato anche suo padre che adesso lavora lì, nella Piazza degli Eventi: vende panini e hamburger». In quella Piazza l’evento memorabile rimarrà la visita di papa Francesco, nel 2018. «Io credo in Dio e quindi credo fermamente nel Papa. La mia preghiera a papa Francesco per questo Natale è che si impegni assieme noi a far capire alla politica che ai ragazzi delle periferie va garantito sul serio il diritto allo sport. Scampia è migliorata, ma il mondo è peggiorato, perché i giovani spesso non trovano dei modelli e degli esempi da seguire, soprattutto perché nessuno gli insegna ad amare». ‘O Maè si scalda e si commuove sempre quando parla dei giovani che sono la sua vera ragione di vita. Per loro sogna un mondo migliore, a cominciare da Scampia, dove, nel 2024, finalmente potrebbero aprirsi le porte dell’agognata Cittadella dello Sport. «L’ex caserma militare Boscariello è talmente grande che potrebbe accogliere la nostra palestra e tante altre attività sportive. Dieci anni fa, Matteo Renzi fece pubblica promessa che la Cittadella dello Sport sarebbe partita. Allora come adesso, alla Difesa c’era il ministro Guido Crosetto e il cuore mi dice che questa è gente di parola. La nostra Cittadella sarebbe il colpo finale per la vittoria della legalità e dello sport qui a Scampia».

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