domenica 5 novembre 2023
Debutto al Festival dell’eccellenza al femminile di Genova con il monologo autobiografico della slovena Simona Semenic “I, the victim” sul tema dell’epilessia. «Scelgo solo ruoli di senso»
L'attrice Valentina Lodovini, star del cinema, della tv e del teatro

L'attrice Valentina Lodovini, star del cinema, della tv e del teatro - Foto di Eleonora Proietti

COMMENTA E CONDIVIDI

«Una grandissima opportunità che mi spaventa tanto». Valentina Lodovini è alla vigilia del debutto in un monologo tostissimo, I, the victim /Io, la vittima di Simona Semenic, è una delle più intriganti drammaturghe e performer slovene che porta in scena il dramma personale dell’epilessia. L’attrice umbra, che i più conoscono per commedie cinematografiche di successo come Benvenuti al Sud, in realtà nasce col teatro classico prima di diplomarsi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Bella, ma soprattutto, intelligente Valentina Lodovini sarà una delle ospiti di punta della XIX edizione del Festival dell’Eccellenza al Femminile con la direzione artistica di Consuelo Barilari in programma sino al 9 dicembre 2023 a Genova e Città Metropolitana di Genova con il titolo Identità. Il 6 novembre in Sala mercato Tng a Genova, andrà quindi in scena I, the victim, produzione Mesto žensk – Città delle donne. La Semenic, scrittrice, interprete e regista di spettacoli autobiografici, indaga sistematicamente il ruolo della donna e del corpo femminile nella Storia e nel panorama contemporaneo. I, the Victim, del 2007, è la prima opera teatrale solista della Semenic, che ha scritto e interpretato questo testo autobiografico nel quale, condividendo la sua esperienza di malattie debilitanti come l’epilessia e del modo in cui esse sono affrontate dal sistema sanitario, la drammaturga indaga l’anatomia della mente di una “vittima,” offrendo «un’analisi autoironica e spiritosa di un’anima e di un corpo che non solo sopportano la tragedia ma nel loro modo contorto, la bramano anche» scrive. Lucida la conclusione cui giunge la Semenic: «Non siamo nulla senza la tragedia che abbiamo sopportato».

Valentina Lodovini, la aspetta una bella sfida sul palco portando in scena un testo molto forte sulla sofferenza e la malattia.

E’ una grandissima opportunità che mi spaventa tanto, in un testo del genere le parole sono dei corpi che si muovono nello spazio. Se certe immagini possono turbare, ho scoperto che anche le parole possono turbare, come in questo spettacolo. C’è anche la riflessione sul corpo da parte di una donna che ha raccontato anche con l’ironia il dolore fisico, attraverso una narrazione che cattura. Ho l’opportunità di incontrare l’autrice due giorni prima, spero che la mia voce sia un mezzo per una riflessione collettiva. A partire da una sua esperienza autobiografica attraverso una serie di malattie, che ha vissuto e che ancora vive, raccontata con lucida analisi.

Ma perché “vittima”?

Il concetto di vittima in sé ha molti più significati, soprattutto in questi tempi: ci sono le vittime delle violenze, le vittime degli incidenti. Per lei, vittima di una tragedia che ha sopportato, è un discorso più ampio sull’insicurezza, sul disorientamento, sull’altro. La vittima a volte si trova di ricevere attenzioni, anche pietistiche. Il suo testo riscatta le vittime, con l’ironia e l’immortalità dell’arte, perché spesso nella vita alla vittima viene preclusa la possiblità di riscatto. La sua voce e il suo punto di vista ti aiuta a prendere consapevolezza di quello che stai provando tu.

Lei è anche portavoce dell’”eccellenza femminile” nell’omonimo festival Genovese dedicato al talento delle donne.

Io sono solo un mezzo, l’eccellenza è l’autrice del testo. Comunque sono molto felice di partecipare in un festival dove ci sono colleghe che stimo tantissimo, come Lucia Vasini. Tutte donne a cui dobbiamo tantissimo e che ci hanno aperto la strada. Occorre tenere conto del contesto culturale di un’epoca, e c’è bisogno di molto tempo finché cambi l’atteggiamento verso le donne. E’ doveroso continuare a urlare e combattere, e ad essere complici. Bisognerebbe fare un lavoro sulla cultura della violenza. La cosa più scioccante oggi è che sembra ci sia una involuzione, invece il processo di emancipazione dovrebbe andare avanti. Io mi sento congelata, io vivo il presente, e mi ritengo molto fortunata, anche se guardando in avanti mi preoccupo molto.

Lei al cinema, oltre che nei film impegnati come “Fortapasc” di Marco Risi, anche nelle commedie più leggere ha interpretato ruoli di donne significativi. Anche col sorriso si possono fare passare dei valori importanti?

Per fortuna ho l’opportunità sinora di scegliere e credo molto nel valore delle scelte. Ci sto tanto attenta, perché per mia natura come donna, il vuoto non mi interessa. lo ricerco anche nelle storie a cui presto il respiro, sia a teatro che al cinema e in tv. Non ho pregiudizio rispetto al genere, non c’è un cinema di Serie A e uno di Serie B, c’è sempre qualcosa di interessante. Ad esempio in 10 giorni senza mamma accanto a Fabio De Luigi (per cui vinse il Nastro d’Argento come miglior attrice, ndr) ero una madre lavoratrice che, andandosene per una vacanza, lascia il marito a badare ai figli piccolini fra mille disastri ma anche con un ritrovato senso della famiglia. Una commedia che mettendo al centro l’uomo faceva capire le difficoltà un donna che non ha un aiuto in casa.

Come è nata la sua passione per il teatro e per il cinema?

Amando incondizionatamente il mio mestiere. La mia realtà ha superato il mio sogno. Per me, però, se non passi dal teatro, è difficile definirsi attore. Il mio colpo di fulmine da piccola furono Anna Magnani e Carole Lombard. Amo questo mondo e sarebbe giusto conoscere la sua storia a prescindere da ciò che si fa.

Un sogno nel cassetto: il ruolo che amerebbe ancora interpretare?

Vorrei interpretare Iago nell’Otello di Shakespeare. Un personaggio che amo molto: non riesce a controllare la sua gelosia, non è né cattivo, né buono. Lo vedo come un bambino totalmente perso, in preda a questo sentimento straziante. Se ci sono state attrici che hanno interpretato Amleto, perché io non Iago?

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: