domenica 9 luglio 2017
In Inghilterra dal 12 luglio debutto assoluto per le azzurre nella rassegna iridata, in una disciplina in crescita anche nel nostro Paese, soprattutto al Centro-Nord
Lacrosse, l'Italia femminile all'esordio mondiale
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«È un’emozione grandissima, il coronamento di un sogno, anche se realizzerò tutto solo quando indosserò la maglia azzurra e sentirò l’inno». Annetta Ferreri, classe ’96, è una delle diciotto ragazze che rappresenteranno l’Italia ai Mondiali di lacrosse, in programma in Inghilterra dal 12 luglio. Un esordio assoluto per le azzurre nella rassegna iridata, in uno sport in crescita in Italia, dove conta circa 250 tesserati, tra uomini e donne e una decina di squadre, tutte con base nel Centro-Nord. «Noi ragazze giochiamo dodici contro dodici su un campo simile per dimensioni a quello da calcio – spiega la centrocampista della Nazionale –, la partita dura sessanta minuti in due tempi e lo scopo del gioco è infilare con una racchetta, dotata di una rete all’estremità, una palla di una porta di circa 1,80 e per 1,80 difesa da un portiere».

Una disciplina che è stata anche nel programma olimpico (1904 e 1908) e le cui radici si trovano in Nordamerica, tra le popolazioni native. E proprio nel Nuovo Mondo Annetta si è innamorata del Gioco. «In quarta liceo – spiega la studentessa di design al Politecnico – ho frequentato un anno di scuola negli Stati Uniti e cercando una disciplina da praticare in primavera ho scoperto il lacrosse». Da quel giorno nel Wisconsin non ha più smesso di praticarlo. «Mi hanno colpito la velocità del gioco e la difficoltà tecnica – racconta – e soprattutto l’ambiente che si crea dentro una squadra ». E tornata in Italia si è unita al Lacrosse Milano Baggataway, una delle realtà più consolidate della disciplina in Italia. Due allenamenti a settimana, le partite, lo studio e da poco più di un anno anche la Nazionale, con lo sguardo al Mondiale.

Accanto ad Annetta, alla prima rassegna iridata ci sarà, anche Vivianne Vitale, classe 1986, giocatrice della Roma Leones e segretaria della Federazione italiana, la Figl. «L’ho scoperto grazie a un’amica che lo guardava in tv – spiega il difensore della Nazionale – ci siamo avvicinate nel 2011 al nostro club, in quel momento senza la sezione femminile, e abbiamo iniziato a coinvolgere più ragazze possibili ». Sette anni di lacrosse, tanta passione e sacrifici («Non è solo giocare, ma anche organizzare, coinvolgere, promuovere ») e ora il sogno mondiale. «La Nazionale – racconta – l’abbiamo voluta tutti fortemente. Giocare una competizione internazionale è un’esperienza di vita e di sport che ci permette di conoscere come si gioca il lacrosse negli altri Paesi». Roma, Milano, Perugia sono le basi del lacrosse femminile ma la squadra azzurra ha anche una “colonia” proveniente dagli Stati Uniti, dove la disciplina è diffusa sia a livello scolastico che professionistico. «Con le ragazze americane abbiamo un ottimo rapporto – dice Vivianne, una delle veterane del gruppo allenato dallo staff diretto da coach Angela McMahon – hanno grande passione, sono umili e sono importanti perché hanno anche voglia di far vedere quello che conoscono e trasmettercelo, loro che magari hanno cominciato a giocare quando erano bambine». Una spedizione, quella dell’Italia, che inizierà il 13 luglio con l’esordio contro Hong Kong e sarà guidata da Nelya Ostafiychuk, 25 anni, portiere e soprattutto presidente della Federazione. «È una grande occasione per il nostro movimento – racconta –, da gennaio 2017 siamo state inserite tra le discipline conosciute dal Coni e speriamo nei prossimi anni di crescere anche nel Sud».

Uno sport che in Italia è stato mostrato nelle scuole, grazie ai contatti con i docenti di educazione fisica, è stato inserito come disciplina dimostrativa nel programma di manifestazioni come i Mondiali antirazzisti e che per il primo appuntamento iridato della sua storia è curioso di misurare il proprio livello. «Ci sentiamo abbastanza preparate – conclude Annetta Ferreri – , ci siamo allenate bene e anche quando abbiamo perso ce la siamo giocata». Per le azzurre già esserci è un sogno.

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