venerdì 28 dicembre 2012
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​Briciole di neve rotolano da alte vette e volteggiano con il vento, confondono il lago con il cielo, si disperdono tra i rami e sui cespugli già candidamente velati. Messaggere lievi annunciano al viaggiatore ancora distante l’altopiano del Laceno, meraviglia dell’Irpinia, cuore della Campania. Nell’approssimarsi alla meta, che sia inverno o estate, primavera o autunno, i dolci tratti delle colline, non ancora quelli aspri di rocciosi monti, accompagnano il levitare di un riscoperto sentimento che, complice forse l’abbandono della confusione cittadina, fa desiderare di rallentare il passo, di fermarsi prima di essere giunti. Così restare a contemplare gli alberi, l’erba, gli animali e il cielo che li sovrasta, a respirare l’aria tersa e il silenzio e i profumi, a cogliere ogni particolare anticipatore della bellezza che si stende un po’ più oltre tra piani e monti. Come a pellegrini in cammino, l’altopiano del Laceno si apre quale santuario della Natura sorto sui monti Picentini. Chi vi arriva proveniente da Roma o Napoli, da Salerno o dalla Puglia (uscirà ad Avellino-Est e proseguirà in direzione Montella-Lioni, lungo la nuova Ofantina) oppure da Reggio Calabria (uscirà allora a Contursi-Terme) dopo avere superato i 400 metri di altitudine, quanti ve ne sono in più dai 654 di Bagnoli Irpino, affacciandosi sull’altopiano subisce immediato l’incanto del luogo. Con una superficie di una decina di chilometri quadrati, livellato come un biliardo e messo a 1050 metri di altitudine, l’altopiano è circondato da montagne di media altezza che raggiungono i 1809 metri. È al centro di un più vasto territorio montano di circa ventimila ettari, appartenenti oltre che al comune di Bagnoli Irpino, nel cui territorio ricade il lago Laceno, ai comuni di Nusco, Lioni, Caposele, Calabritto, Senerchia e Acerno. Storia e natura si intrecciano in questo angolo di Campania. Bagnoli Irpino è il paese più antico. Vivace per cultura e per industriosità, alla fine del 1800 vide allontanarsi soprattutto verso Napoli molti dei suoi abitanti, e tra questi i più illustri. Un’emigrazione che portò il paese indietro nel tempo lasciando che l’indole montana riprendesse il sopravvento su quella industriale, che a metà del 1400 si era andata sviluppando nell’artigianato della lana, della seta e della pelle rendendo il borgo di pastori famoso nel Regno di Napoli. Dell’antica storia di Bagnoli Irpino, i cui primi insediamenti risalgono agli Osco-Sanniti, sono testimoni il complesso conventuale dell’XI secolo di san Domenico, fino al 1806 centro culturale della cittadina; la chiesa di santa Maria Assunta, ricca di pregiate opere d’arte, che fu il primo nucleo del paese; il borgo medievale che si snoda alle spalle del Duomo e intorno al castello del VII secolo e le chiesette antiche sparse lungo il percorso che sale verso l’altopiano e che sono parte integrante del suo fascino. Tra i più ameni dell’Appennino meridionale, e per le suggestioni e per il paesaggio soprannominato l’Alpe della Campania, l’altopiano del Laceno ha ispirato poeti e scrittori. Questi luoghi accolsero Jacopo Sannazaro, che tra il 1499 e il 1501 fu ospite dei Cavaniglia di Montella e Bagnoli, e gli suggerirono la sua Arcadia. Giustino Fortunato vi giunse a piedi il 31 luglio 1878 e così racconta nel libro Dal Partenio al Terminio: «… La giornata era calda e vaporosa, ma per tutta quella scena di monti e di convalli regnava un’armonia come di vita che si ridesti… eravamo su nel Piano di Laceno, che misura un’area di quasi due miglia quadrate geografiche: magnifica prateria bislunga, dominata in fondo dal gran dosso boscoso del Cervalto, chiusa d’ogni parte da chine vestite di faggi secolari, e traversata dal rivolo perenne della Tronòla, che si raccoglie nell’angolo di libeccio e forma un lago ai piedi della ombrosissima Raja Magra». Laceno dunque e il nome pare vaticinio di profetessa sgorgato dalle medesime profondità di grotte vergini. Le stesse che ospitarono eremiti e briganti. Le stesse che nel novembre del 1980 diedero il passo al terribile terremoto che restituì alla terra parte del lago e alcune sorgenti. Eppure in ogni stagione questo angolo carsico dell’Appennino mantiene le promesse di bellezza e di accoglienza offrendo quiete e attività sportive e ciascuno potrà goderne secondo i propri gusti senza però sfuggire alla magia del luogo che riserva sorprese come mai altrove: solo sui monti dell’altopiano del Laceno si può sciare guardando il mare, quello del golfo di Salerno!
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