mercoledì 26 gennaio 2022
Dopo il debutto con l’atletica leggera nel 2018, la società giallobianca l’anno scorso ha aperto le sezioni di ciclismo, padel e taekwondo E presto ingloberà anche nuove discipline
La società sportiva di papa Francesco è aperta a tutti

La società sportiva di papa Francesco è aperta a tutti - Vatican Media

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È una dedica che è una “benedizione” quella scritta da papa Francesco, mercoledì 12 gennaio, per Lionel Messi sulla maglietta di Athletica Vaticana. E a consegnare a Messi la maglietta, domenica 23 gennaio, è stato monsignor Emmanuel Gobilliard, vescovo ausiliare di Lione, incaricato della Conferenza episcopale francese per le Olimpiadi di Parigi 2024.

E così ora lo “scambio di maglie” tra il Papa e il fuoriclasse argentino - avvenuto alla presenza anche del brasiliano Neymar - è completo: lo scorso 18 ottobre, infatti, il primo ministro francese, Jean Castex, aveva portato in dono a Francesco proprio la maglia di Messi - numero 30, coi colori del Paris Saint-Germain - con una dedica autografa. «Abbiamo pregato insieme e mi ha confidato quanto la fede sia importante per lui» ha detto il vescovo Gobilliard che con Athletica Vaticana porta avanti l’impegno “sul campo” di una visione dello sport spirituale, inclusiva e solidale, in particolare nella prospettiva delle Olimpiadi parigine.

Perché, insomma, «non si parli solo di risultati», ma per essere davvero «fratelli tutti» anche attraverso lo sport. Il 12 gennaio in Vaticano, con il vescovo, ha incontrato il Papa anche una leggenda del calcio femminile mondiale: Wendie Renard, originaria della Martinica, capitano del Lione e della nazionale francese (7 Champions League, 14 scudetti) che testimonia con semplicità «la bellezza della fede cristiana che mi ha insegnato la mia famiglia».

Con la maglia della polisportiva ufficiale della Santa Sede monsignor Gobilliard ha corso, il 21 settembre, la staffetta nel meeting “We Run Together” co-organizzato da Athletica Vaticana insieme alle Fiamme Gialle nel centro sportivo di Castelporziano: una staffetta che ha visto insieme campioni olimpici, ragazzi con sindrome di Down, atleti con disabiiltà fisica, carcerate e carcerati, giovani migranti e rifugiati, diplomatici…

Un’esperienza da ripetere. Anche perché è forse proprio questa l’ “icona” migliore per raccontare cosa sia Athletica Vaticana, costituita giuridicamente tre anni fa come associazione polisportiva ufficiale della Santa Sede e posta dalla Segreteria di Stato sotto la tutela del Pontificio Consiglio della Cultura, presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi.

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Come a dire: ci sono cittadini e dipendenti vaticani (laiche e laici, suore, sacerdoti e vescovi) che, ben consapevoli dei propri limiti, cercano di “vivere” le pagine degli straordinari documenti e interventi pontifici sullo sport (da san Pio X in poi) tra le donne e gli uomini che incontrano per le strade e nelle piste.

Una “icona” che delinea, appunto, la visione dell’enciclica Fratelli tutti anche nello sport. «A chi chiede perché in Vaticano c’è questa associazione sportiva rispondiamo che nulla di ciò che riguarda l’uomo è estraneo alla Chiesa »: sono le parole che, il 29 maggio scorso, il Papa ha rivolto alla delegazione di Athletica Vaticana che il 5 maggio ha preso parte, a San Marino, ai Campionati di atletica leggera dei Piccoli Stati d’Europa.

E a quei 18 Stati, i più piccoli del vecchio continente, attraverso la sua squadra Francesco ha fatto dono di un testimone della staffetta, di colore bianco, con la scitta latina Simul currebant( citazione del Vangelo: Pietro e Giovanni corrono insieme verso il sepolcro vuoto e Giovanni, il più giovane, con “fair play spirituale” lascia passare Pietro, il meno giovane che nella corsa era rimasto attardato).

L’11 giugno, a Malta, Athletica Vaticana sarà di nuovo in pista con i Piccoli Stati per dare il meglio di sé, certo. Ma anche per continuare a costruire, con il linguaggio universale dello sport, “ponti” di amicizia con un dialogo aperto alle diverse religioni e culture: è il segreto della “pace”. Ed è proprio quello che in Algeria - dove a luglio si svolgernanno i Giochi del Mediterraneo anche con l’impegno a fare del “Mare nostrum” un luogo di incontro per far sì perché, insiste il Papa, che non sia più un cimitero di migranti - porta avanti monsignor Jean-Paul Vesco, appena nominato arcivescovo di Algeri, maratoneta “doc” con 2h52’. Tanto da pensare, da giovane, di fare l’atleta professionista prima di vestire l’abito domenicano.

La polisportiva vaticana ha iniziato la sua attività con l’atletica leggera, nel quadro del-l’Intesa bilaterale tra Santa Sede e Coni, firmata nell’ottobre 2018 dal cardinale Ravasi e da Giovanni Malagò. Particolarmente agguerrita è la sezione paralimpica, la cui istituzione - in stretta collaborazione con Luca Pancalli e il Comitato italiano paralimpico per un’inclusione non a chiacchiere - è stata il primo atto dell’associazione sportiva ufficiale vaticana. E venerdì inizierà pure un progetto di testimonianza con il Comitato paralimpico internazionale.

Nel 2021 Athletica Vaticana ha aperto le sezioni di ciclismo (anche sulla scia della testimonianza di Gino Bartali, del quale è in corso della causa di canonizzazione), di taekwondo - entrambe riconosciute dalle rispettive Federazioni internazionali - e di padel, il cui riconoscimento internazionale è in dirittura di arrivo. Molto presto sarà la volta del cricket e di altre discipline: sport invernali, canoa, basket, nuoto, tennis… Con lo stile imparato dal ciclismo: quando un corridore resta indietro, per una foratura o per un incidente, i suoi compagni rallentano, lo aspettano, per rientrare tutti insieme in gruppo.

Il bomber della Lazio Ciro Immobile nell’inedita veste di arbitro del match tra la Squadra del Papa e il Team Rom croati

Il bomber della Lazio Ciro Immobile nell’inedita veste di arbitro del match tra la Squadra del Papa e il Team Rom croati - Collaboratori

Uno stile che dovrebbe valere - soprattutto in tempi di pandemia - non solo per lo sport, ha suggerito il Papa - in occasione dell’asta solidale, organizzata con le Fiamme Gialle e con 4 doni offerti personalmente da Francesco per raccogliere centomila euro per il personale degli ospedali di Bergamo e Brescia - chiedendo alla sua Athletica Vaticana di saper «andare al passo del più debole». Con questo spirito il 21 novembre, rispondendo a una iniziativa di Papa Francesco, Athletica Vaticana ha sostenuto il Pontificio Consiglio della Cultura nell’organizzazione di una partita “fraterna” di calcio con il team dell’Organizzazione croata dei Rom.

E proprio per l’occasione è stata formata la “Squadra del Papa - Fratelli tutti” con guardie svizzere, sacerdoti e dipendenti vaticani ma, significativamente, anche con un ragazzo con la sindrome di Down e due giovani migranti (uno è musulmano) arrivati in Italia con i corridoi uanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. E Marco Tardelli con Odoacre Chierico a far da coach. La partita (finita nell’abbraccio di un 7-7) si è giocata nel Centro sportivo della Lazio, a Formello, ed è stata simpaticamente arbitrata da Ciro Immobile.

Pochi giorni dopo Athletica Vaticana è scesa sul “campo di gioco” dell’Aula Paolo VI per accogliere fraternamente le famiglie straniere, povere e con bambini piccoli, assistite dal Dispensario pediatrico vaticano Santa Marta (vero partner del’associazione), per festeggiare insieme, in semplicità, il compleanno del Papa. Perché è sulle strade della solidarietà, dell’inclusione e della spiritualità che corre Athletica Vaticana: altrimenti, se dovesse pensare a fare sport “e basta”, un’associazione sportiva vaticana non avrebbe alcun senso.


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