giovedì 30 novembre 2017
Esce domani "Oh, vita!", 14 brani fra cantautorato e hip hop. Il video del singolo girato vicino al Vaticano: «A 8 anni volevo fare il Papa». E nel suo libro un capitolo su Maria
Jovanotti lancia il novo album "Oh, vita!"

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«Si riparte da zero. Per me è un nuovo inizio». Dopo 30 anni di carriera, dopo 13 album di inediti, dopo il tutto esaurito negli stadi, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, affronta una nuova fase della sua vita musicale con il nuovo disco Oh, vita! in uscita l'1dicembre per Universal. E per farlo si è affidato a Rick Rubin, celeberrimo produttore americano che ha lanciato dai Beasty Boys ai Red Hot Chili Peppers, dalla rinascita di Johnny Cash ad Eminem. Per Jovanotti è un mito e ha lasciato fare a lui, anche accollandosi non pochi rischi: «Io oggi ho un disco dove mi ritrovo ad essere più me stesso del solito. Oh, vita! ha due anime opposte - racconta Jovanotti – una più cantautorale e una più hip hop, da dj. Aspetti dell’irrequietezza che da sempre mi appartiene. Piacerà o non piacerà, non lo so, ma è indubbio che sia una parte importante del mio cammino. E in parte sono anche terrorizzato perché Rubin con questo disco mi ha messo a nudo». Il produttore, e si sente, «ha impresso all’album una scarnezza, un’essenzialità che in certo senso mi ha reso più autentico di quanto io stesso non sia riuscito a fare nei miei 13 album precedenti» ha detto il cantante presentando il nuovo lavoro nel Jova Pop Shop, il temporary shop aperto per 10 giorni a Milano in cui tutto il merchandising sarà venduto a favore di 4 associazioni benefiche.


A dare il titolo all'album l'omonimo arioso brano dove Jovanotti canta «Non ho radici ma piedi per camminare / Come posso io / non celebrarti / oh vita / oh vita» accompagnato dal bel video in bianco e nero, girato da YouNuts nei luoghi dell’infanzia di Lorenzo a due passi dal Vaticano, fra antichi crocefissi, stuoli di suorine, pupazzetti di papa Francesco, venditori ambulanti, scolari, benzinai e la cupola di San Pietro presente in quasi ogni inquadratura. Cupolone che Jovanotti vedeva ogni giorno da bambino dalla finestra della sua casa di Via di Porta Cavalleggeri 107, finestra da cui si affaccia anche nel video, vicino al Vaticano, dove suo padre lavorava alla Gendarmeria. «Volevo che questa canzone fosse raccontata da un video che mi connettesse con qualcosa di mio, che fosse un mio fatto personale, un “mio filmino”. Per questo ho pensato alla mia vita, alle mie origini. E per questo ho scelto Roma, dove ho vissuto per i miei primi 20 anni – dice il cantante –. Dalla finestra della mia cameretta vedevo ogni giorno il Cupolone, il benzinaio e i pullman dei pellegrini che tutto il giorno parcheggiavano lì. Mi passava il mondo davanti, sono cose che ti restano dentro». Come pure andare in piazza San Pietro a sentire il Papa da bambino. Ci andavo con mio papà, mi piaceva moltissimo con tutta quella gente - ricorda Jovanotti -. Un giorno tornai a casa dopo aver visto il Papa e dissi alla mia famiglia che avevo capito cosa volevo fare da grande. Il Papa, appunto. Mi aveva colpito quello che mi aveva detto mio padre, che il Papa poteva anche non essere un prete. Beh, poi crescendo ho cambiato idea» sorride. C'è anche da notare una curiosità: Jovanotti, nel diario di viaggio Sbam!, un libro che racconta la lavorazione dell'album, dedica un capitolo affettuoso a "Maria Vergine. Le ragioni di un successo che dura 2000 anni", in particolare alla figura della Vergine di Guadalupe «che mi rassicura», corredandolo con un approfondimento del fotografo Sergio Ramazzotti.


Tornando all'album, il taglio netto col recente passato, quello del pirotecnico album+tour Lorenzo 2015 probabilmente spiazzerà i fan più incalliti, per l’esigenza, a dire di Jovanotti, di «uscire dalla routine lavorativa». Con l’aspirazione dichiarata di creare «un’opera d’arte che possa restare nel tempo». E quella, non dichiarata ma assai probabile, di volersi vedere a 51 anni riconosciuto come autore di classe anche dal pubblico adulto che è quello poi che i dischi li compra ancora. Nel nuovo album Jovanotti rinuncia all’effervescenza dell’elettropop a favore di brani con chitarra e voce in primo piano, essenziali e dal piglio cantautorale che talvolta strizza l’occhio in modo un po’ troppo marcato a De Gregori, specie nei brani d’amore come Sbagliato, Chiaro di luna, Amoremio. Al primo ascolto risultano più efficaci i brani dal sapore hip hop o più ritmati, dove anche i testi martellano in modo più incisivo. Come nell’inno pariottico In Italia, dove tra afrobeat e fisarmoniche, canta i paradossi e l’amore per il nostro Paese. La libertà, poi, «una parola cui dobbiamo ridare senso oggi», è il fil rouge di brani come La libertà o nelle storie quotidiane di Che intendevi. Senza dimenticare la positività di Oh vita!, il brano che celebra la vita tornando sui luoghi della giovinezza vissuta a due passi dal Vaticano dove lavorara il padre sono i due pezzi finali a trascinare per testo e musica, Affermativo, racconto secco in prima persona di un migrante, «perché non si può vivere in un mondo senza cielo, non si può vivere i un mondo chiuso», e l’ipnotica Fame, travolgente jam sesson di 9 minuti.

Dal 12 febbraio il megatour dove l’artista punterà soprattutto sui brani del repertorio, «rinfrescato coi suoni nuovo album» più 7 brani dell'album appena uscito. Per riempire le oltre 50 date fra Italia ed estero, di cui ben 10 solo a Milano, e 8 solo a Roma e Firenze, il motto è sempre quello: «È qui la festa».

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