giovedì 11 aprile 2013
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​Due donne polacche nella vita di un uomo italiano. Tre storie, tre tormenti, tre conversioni moderne. Lui è Fabrizio, giovane manager con motivate scelte cattoliche che ne determinano le decisioni, interpretato da Riccardo Leonelli, nuovamente al lavoro con Krzysztof Zanussi nel film che il regista polacco ha iniziato a girare in questi giorni ad Ancona, due mesi di riprese anche a Mosca e Varsavia, uscita prevista in ottobre con il titolo Un corpo estraneo. Le donne vivono su sponde opposte: la prima, di cui lui si innamora e che segue in Polonia, abbraccia la vita monastica; la seconda, Krystyna, emancipata e determinata, ha fatto del profitto la sua unica religione. Lo stato d’attesa in cui il ragazzo precipita, mentre lavora all’interno di un’importante multinazionale dell’energia, con le sue forti convinzioni messe alla prova, scatenano tentativi di distruzione morale messi in atto dalle sue amiche, che non riescono a percepire il suo stato d’animo e tentano di farlo diventare un opportunista. Professare la propria fede è divenuto arduo, rischioso. «Quando credere è un atto semplice, mi fido poco – confessa Zanussi – mentre è nelle difficoltà che lo spirito si tempra, come è stato per i primi cristiani. Oggi viviamo in una società fondamentalmente pagana, come lo era quella antica». I suoi protagonisti vivono tutti in un corpo estraneo.Cercano se stessi e il luogo dove essere se stessi. Ciò che li sconvolge e li disorienta è il fatto che si trovano in mezzo a un terribile conflitto, tra la morale e la mentalità delle multinazionali cui appartengono e quelle cristiane. Conflitto senza soluzione?Tutto si può sanare, ma in questo momento il profitto non può essere più il valore assoluto che determina le scelte politiche ed economiche dei singoli e degli stati. Il capitalismo, inizialmente, ha anche avuto un volto umano, oggi lo ha perso del tutto. Il suo è diventato un volto bestiale. Oggi le grandi multinazionali divorano le persone come facevano i grandi mostri in Babilonia. È intollerabile, un enorme pericolo.Intollerabile, non irreversibile. Una compensazione tra le leggi dell’economia e l’etica cristiana si può trovare. Bisogna però intenderci su quale consideriamo il valore primario: il profitto o l’uomo. Krystyna sceglie il primo, copre scandali, impedisce atti umanitari in ordine al guadagno della società che dirige, è sprezzante nei confronti del prossimo. Non soltanto si colloca passivamente in questo meccanismo, ma distrugge anche la propria dignità di donna e la propria femminilità: si sente liberata dalle costrizioni familiari, sociali e religiose, ha come modello il maschio egoista e senza scrupoli, crudele, infedele e solitario. Per lei libertà significa essere libera da qualsiasi legame, fare scelte di vita concentrate soltanto sul proprio io.Questa posizione le ha scatenato contro in Polonia critiche feroci.Le frange estreme del femminismo hanno bloccato la produzione, non tolleravano un protagonista cattolico assediato da donne senza scrupoli e amorali, incapaci di avere rapporti affettivi profondi. Ma esiste anche un femminismo che si batte per la dignità della donna, del tutto giustificato: l’uguaglianza dei diritti è cosa sacra.Anche per la terribile Krystyna arriva il momento del dubbio.Scopre che essere cristiani non è così ovvio, che le situazioni certe possono diventare problematiche, rinnega il suo cinismo e scopre la presenza di Dio. Ma anche l’uomo Fabrizio, dal canto suo, entra in crisi, cade nel buio della fede e da lì inizia il percorso faticoso della notte mistica. Usciranno dalle loro crisi mentre altrove accadrà un miracolo: l’intervento di Dio si manifesta là dove nessuno lo aspetta.Come ha detto papa Francesco, «senza la Grazia non possiamo nulla».Senza la Grazia non c’è via d’uscita. Papa Francesco è un Pastore buono di cui avevamo bisogno.Nel film affronta anche problemi ideologici, che emergono negli atteggiamenti della madre adottiva di Krystyna e nella sua attività delatoria ai tempi del comunismo.Il trasferimento dall’ideologia comunista a quella del consumo è un fatto riconosciuto in Polonia. I sopravvissuti della vecchia nomenclatura sono oggi tutti ipercapitalisti arricchiti. È accaduto anche in Russia con gli oligarchi, una categoria che già avevo avvicinato nel 2008 nel film Il cuore in mano. Lei gira in Italia, in Russia e in Polonia, ma queste ferite spirituali e materiali sono aperte in tutta l’Europa.Sicuramente. Siamo in un momento drammatico in cui il continente decide il suo futuro, è libero di scegliere la sua tradizione umana e cristiana, ma può anche tragicamente rinnegarla, tradirla.
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