sabato 2 settembre 2023
Oggi alla Mostra del Cinema il doc del regista Yuri Ancarani che filma la lezione della psicanalista Marina Valcarenghi, la prima 30 anni fa ad incontrare in carcere i detenuti per reati sessuali
La psicoterapeuta Marina Valcarenghi nel docfilm "Il popolo delle donne" di Yuri Ancarani

La psicoterapeuta Marina Valcarenghi nel docfilm "Il popolo delle donne" di Yuri Ancarani

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Una chiara e serrata analisi delle ragioni del male che spingono gli uomini sempre di più, in questo periodo storico, a usare violenza anche sessuale contro le donne man mano che conquistano pezzi di indipendenza e posizioni nella scalata sociale. Questo il nucleo de Il popolo delle donne, il nuovo film del regista e videoartista ravennate Yuri Ancarani che verrà presentato oggi alle Giornate deli Autori, sezione collaterale della Mostra del Cinema di Venezia. Prodotto da Dugong Films, in collaborazione con il PAC e ACACIA, il film descrive l’aumento della violenza maschile contro le donne, la perdurante insicurezza femminile nei confronti degli uomini e l’interconnessione fra i due fenomeni. Il testo e la voce sono di Marina Valcarenghi, psicoanalista e studiosa di psicoanalisi sociale, che trent’anni fa è stata la prima a entrare come psicoanalista nei penitenziari di Opera e di Bollate lavorando per dodici anni nei reparti di isolamento maschile con detenuti in gran parte condannati per reati di violenza sessuale. Sull’argomento, Marina Valcareghi ha scritto due volumi: Ho paura di me – il comportamento sessuale violento (B. Mondadori 2009) e l’insicurezza (B. Mondadori 2005)

Il film evidenzia per la prima volta il rapporto fra la crescente affermazione sociale delle donne e l’aumento della violenza sessuale maschile. Quanto più il mondo delle donne, ancora inevitabilmente insicuro, viene tuttavia alla ribalta, tanto più si acuisce la violenza insofferente di una parte del mondo maschile spiega nel documentario la Valcarenghi, 83 anni, attentamente ripresa da Ancarani che ha avuto l’idea del film, in una una lectio magistralis nel cortile della Legnaia dell’Università degli Studi di Milano mentre dei giovani stanno preparando una manifestazione contro la violenza sulle donne. Le sue parole ripercorrono stralci di testimonianze di uomini violenti, raccolte nei tribunali, nel corso di colloqui in carcere o durante le sedute presso il suo studio, alcune anche di minori davvero terribili. «Sono in aumento nelle giovani generazioni maschili gli uomini che violentano le donne - racconta la psicoterapeuta -. “Usate violenza sessuale di gruppo solo sotto l’effetto dello sballo?” ho domandato a un ragazzo. “Non lo so, è bello sapere che qualche volta si può fare di tutto. Soprattutto con le donne? Nel nostro Paese più che negli altri paesi sta sfogando uno strano tsunami che consiste in comportamenti violenti degli uomini verso le donne, più che nel passato. Proprio perché c’è stata una liberazione velocissima del mondo femminile, si è cominciata ad aprire una voragine nel patriarcato e gli uomini non sopportano di essere esautorati dalle loro tradizioni di oppressione femminile. Per questo aumenta l’omicidio, il maltrattamento e lo stupro. A cosa serve? A niente, ma dà la sensazione per un attimo di comandare, di recuperare un’identità che si considera perduta». Valcarenghi, invitando specie le giovani donne a reagire, auspica che un giorno “il popolo” femminile possa sentirsi parte di un’unica grande comunità, accomunata da istanze condivise con gli uomini e da battaglie da intraprendere in una dimensione collettiva.

Il regista e videoartista Yuri Ancarani, 51 anni

Il regista e videoartista Yuri Ancarani, 51 anni - Foto di Bolo

Il regista Yuri Ancarani torna a Venezia, dopo la partecipazione alla Biennale Cinema 2021 con Atlantide, film documentario dedicato agli adolescenti del territorio veneziano, che ha previsto il supporto di professionisti della psicanalisi fra cui la Valcarenghi. «Dal mio incontro con lei ha preso corpo l’idea di costruire un film che fosse dedicato a un tema urgente, endemico della società italiana» spiega il regista ad Avvenire. «Come uomo fa parte della mia ricerca personale. Da tempo sto studiando il comportamento maschile in questa società, specie italiana, e mi rendo conto che ci sono delle anomalie e delle sofferenze collettive che sentiamo tutti. L’unico modo per trattare questo tema così delicato, è fare film di informazione pulito, preciso e chiaro».

Ancarani, 51 anni, è un affermato video artista e film-maker italiano le cui opere nascono da una continua commistione fra cinema documentario e arte contemporanea e sono il risultato di una ricerca spesso tesa ad esplorare regioni poco visibili del quotidiano, realtà in cui l’artista si addentra in prima persona . Il suo film è estremamente attuale in un momento in cui la cronaca riporta i drammatici stupri di gruppo di Caivano e Palermo perpetrati da minorenni. “Una volta gli artisti dovevano essere anticipatori, ma è giusto che almeno siano puntuali ­- aggiunge Ancarani -. Il tema della violenza volevo indagare già da diversi anni perché è un problema grosso dell’Italia che non si vuole prendere mai in mano. Molti registi hanno toccato l’argomento con film di finzione, ma non si fa altro che aumentare la morbosità degli spettatori, non sono educativi. Ragionando mi sono reso conto che l’unico modo per trattare questo tema così delicato, è fare film di informazione pulito, preciso e chiaro».

Il film verrà distribuito da Barz and Hippo, che gestisce anche il cinema Beltrade di Milano. «C’è una rete straordinaria di piccoli cinema parrocchiali che sono il luogo migliore per presentare questo film. E’ stata una grande decisione di non smantellarli quando c’è stata l’ondata delle multisala che ora nelle città stanno diventando dei supermercati, mentre per i cinema parrocchiali che hanno resistito è un grande momento».

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