sabato 7 marzo 2020
Vincitore dell’Eurosong Contest tre anni fa l’artista portoghese pubblica il suo secondo album «Paris, Lisboa» e svela: «In un brano parlo del trapianto che mi ha ridato la vita».
Il cantante portoghese Salvador Sobral

Il cantante portoghese Salvador Sobral - Ansa/Tatyana Zenkovich

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Nel 2017 Salvador Sobral, un ragazzo emaciato dai capelli lunghi e un gran sorriso, perso dentro a un’enorme giacca scura, commosse l’Europa con la delicatezza e la classe di Amar pelos dois, brano composto dalla sorella Luisa che vinse a sorpresa nel baraccone di luci, fuochi e rumori dell’Eurovision Song Contest. Un colpo di felicità per il delicato cuore dell’allora 28enne portoghese Salvador Vilar Braamcamp Sobralda (cantautore discendente da una nobile famiglia decaduta), che da tre anni era in attesa per un trapianto cardiaco. «Quando vinsi, la prima cosa che pensai fu: accidenti, adesso devo fare le scale. Non riuscivo neanche a salirle» racconta Sobral, che subito dopo la vittoria dovette cancellare tutte le date della tournée e lottò tra la vita e la morte per sei mesi in ospedale in attesa di un cuore nuovo. Che, fortunatamente, arrivò prima che fosse troppo tardi. Oggi non solo Salvador sta bene (è tornato in forma riprendendo peso), ma si è pure sposato nel 2018 con la sua bellissima fidanzata dai capelli rossi, l’attrice francese Jenna Thiam. E per festeggiare questa sua nuova vita, Salvador Sobral ha pubblicato il suo secondo album, Paris, Lisboa, una festa per le orecchie, che inizia con un brano 180, 181 (Catarse) ispirato ai suoi giorni in ospedale. L’artista lusitano sarà per la prima volta in tour in Italia il 27 maggio a Roma, il 28 a Milano e il 29 maggio a Correggio (Reggio Emilia). Ci racconta lui stesso, con gentilezza ed entusiasmo, il suo percorso dal buio alla luce, in un ottimo italiano.

Salvador Sobral, quante lingue parla? Per il suo ritorno ha scelto di cantare in portoghese, inglese, francese e spagnolo...

Io parlo le lingue perché mi piace tantissimo la gente e comunicare. Lo faccio con semplicità, andando dritto alla sensazione, senza tanti orpelli. Le emozioni sono semplici, l’essere umano è semplice. L’italiano l’ho imparato dal mio migliore amico, Luca, che è di Pesaro, e con cui ho vissuto a Mallorca durante l’Erasmus. Poi ci siamo trasferiti insieme a Barcellona, lui per studiare teatro, e io jazz. Ho imparato ascoltando le sue chiacchiere via skype con la mamma.

Lei ha una grande empatia con il pubblico anche attraverso una musica raffinata che è ben diversa dal pop.

La mia musica arriva perché è onesta e vera. Tutto quello che è vero e fatto con genuinità, si sente nel cuore e nell’anima. Le canzoni pop arrivano perché sono ripetitive, hanno ganci melodici che fanno cantare. La musica che faccio io tocca invece la verità. Lo stesso vale per il teatro e per il cinema.

Lei ha saputo reinterpretare la grande tradizione del fado portoghese. Quanto contano le sue radici musicali?

Io sono cresciuto col fado, la melancolia è presente nel mio modo di fare musica, direttamente o indirettamente.

Ma se lo sarebbe mai aspettato di vincere l’Eurovision proprio nel momento più difficile della sua vita?

Era davvero un momento difficile, ma l’ho capito dopo, quando è passato. Per me la vita normale era quella, non potevo salire le scale, facevo fatica, però era la mia realtà. Era da tre anni che aspettavo il trapianto di cuore: gli ultimi 6 mesi ho dovuto aspettare in ospedale perché non ce la facevo più. Dopo l’operazione ho fatto tanti sforzi per recuperare, dieci ore di fisioterapia al giorno. Restare in ospedale troppo sarebbe stato pericoloso, non avrei avuto il coraggio di uscire più. Invece ero concentratissimo nell’obiettivo di farcela.

Al suo fianco ha sempre avuto sua sorella, la compositrice Luisa Sobral, che ha scritto Amor pelo dois e che duetta anche in un brano del nuovo disco.

Mia sorella è il supporto di tutta la mia vita, anche nei momenti difficili in ospedale. E io ascolto anche le sue critiche nella musica, mia sorella è la persona più sensata che conosca e io mi rivolgo a lei ogni volta che ho bisogno di un consiglio. Ha un perfetto equilibrio tra ragione ed emozioni. Io sono più istintivo.

Questo è il disco della sua seconda vita.

Io ho avuto una seconda possibilità nella vita. Una immensa fortuna. Questo è il disco della rinascita, sin dalla prima canzone che si intitola appunto “catarsi”. «In letargo per 180 giorni / Vale la pena svegliarsi? Affrontare la realtà» canto. E poi aggiungo: «Non rinunciare alla speranza / Come un bambino che vuole raggiungere la luna». Racconto i giorni di ospedale, le emozioni che ho provato, il processo clinico complicato. E poi arriva la luce. La cosa più bella per me ora è la libertà: adesso posso giocare a calcio e posso viaggiare, cosa che non riuscivo a fare prima. Abbiamo suonato in tutta Europa, un sogno. Il mio disco comunica la libertà, la luce e la gioia.

Lei si sente un esempio per i tanti che soffrono le sue stesse condizioni?

La gente mi scrive che sono un esempio per loro, soprattutto chi è malato di cuore e sta passando momenti complicati. Mi vedono sui social dappertutto, mentre canto, mentre gioco a calcio e dicono: «Se lui è stato male e ora sta così, posso farcela anch’io». Vorrei fare qualcosa di più consistente per i malati, come per esempio fare parte di una associazione. Però adesso credo di non essere ancora pronto: devo rimettere in ordine le mie emozioni per potere avere una partecipazione più attiva.

È riuscito anche a “rimettere in ordine” la sua voce, che è tornata ancora più bella di prima.

Per un anno e mezzo dopo l’operazione non riuscivo più a cantare come cantavo prima. Il corpo cambia tantissimo, io avevo una ritenzione di liquidi che mi ha fatto ingrassare 20 chili, incidendo sulle corde vocali che erano tremule. Ma ora tutto è rientrato.

Lei ha mai pensato che da Lassù qualcuno la stesse aiutando?

Io credo a tutto, credo in un Dio che vada oltre le religioni, credo in tutto ciò che è gioia e ottimismo. Ed è per questo che mi piacerebbe moltissimo cantare per papa Francesco: credo in quello che dice di positivo e sulla gioia.

E cosa le dà gioia ora?

Sicuramente mia moglie Jenna, anche per la profondità della nostra intesa anche sull’arte, la letteratura, il cinema. Ora mi piace leggere i grandi classici, come Tolstoi. È merito di mia moglie che ama molto la letteratura e mi ha iniziato a Balzac, Stendhal, Dostoevskji. Amo le cose profonde, l’arte profonda, quella che vuol dire qualcosa. L’arte deve impattare emozionalmente, come quei film che vedi e poi li pensi e ci ripensi su. Amo Wenders, Bergman e Mario Martone. Beh, Jenna ha recitato inCapri Revolution.

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