mercoledì 30 ottobre 2019
Domenica sera su Rai 1 «I ragazzi dello Zecchino d’oro» racconta la nascita della festa canora per bambini e la storia dei suoi due “artefici”: Cino Tortorella e Mariele Ventre
Matilda De Angelis come Mariele Ventre e i tre piccoli protagonisti di "I ragazzi dello Zecchino d'oro", in onda domenica su Rai Uno

Matilda De Angelis come Mariele Ventre e i tre piccoli protagonisti di "I ragazzi dello Zecchino d'oro", in onda domenica su Rai Uno

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Simone Gandolfo non ha dubbi: «In questi tempi di “a casa nostra” e “a casa loro”, un film come I ragazzi dello Zecchino d’oro ricorda a chi c’era come eravamo e racconta a chi non c’era che siamo un popolo con una storia». Il film in questione è quello (prodotto da Compagnia Leone Cinematografica e Rai Fiction) che Rai 1 propone domenica in prima serata.

Il titolo lo racconta già da solo: è la storia della nascita della storica manifestazione canora per bambini e dei suoi due “artefici”: Cino Tortorella, che lo ha condotto per cinquant’anni, i primi dei quali nei panni dell’indimenticato Mago Zurlì (a interpretarlo è Gandolfo); e Mariele Ventre, fondatrice e direttrice per tanti anni di quel Piccolo Coro dell’Antoniano che oggi porta il suo nome. A prestarle il volto è Matilda De Angelis che concorda con il suo compagno di set: «Questo film è una favola per tutti, vecchi bambini e nuovi bambini, perché tutti possono provare o riprovare quelle emozioni, immergersi in quella che sembra un’epoca così lontana. Credo che in televisione ci sia bisogno di storie che facciano ricordare cosa c’è di buono nel nostro Paese».

Per ripercorrere la storia dello Zecchino d’oro, il film diretto da Ambrogio Lo Giudice parte, naturalmente, dai bambini: da Mimmo, un ragazzino difficile di 9 anni (fortemente ispirato al regista da piccolo, anche lui un ex bambino dell’Antoniano) che alla scuola preferisce la strada sulle orme del fratello maggiore e che arriverà allo Zecchino portato dalla disperazione della madre, speranzosa di salvarlo grazie alla musica; da Gaetano, figlio di un carabiniere e di una madre ambiziosissima; e da Caterina, figlia di importanti imprenditori. Superando le differenze sociali ed economiche, i tre bambini diventano presto inseparabili e, grazie alla guida della giovane Mariele Ventre, impareranno a conoscere la musica e a cantare insieme.

I due protagonisti del film non hanno “vissuto”, per ragioni anagrafiche, i rispettivi personaggi che, però, hanno visto e rivisto nei filmati d’archivio nella fase di preparazione del film: «Sono nato nel momento di passaggio tra Mago Zurlì e Cino Tortorella – racconta Gandolfo –. Grazie ai filmati che ho studiato mi sono fatto un’idea ben precisa di lui: era un uomo intelligente, di vedute progressiste, che ha inventato un nuovo modo di fare televisione con una portata educativa straordinaria. E che, in un certo senso, ha inventato i talent anche se quelli di oggi non hanno niente a che fare con lo Zecchino dove i bambini guardano al gioco non alla performance».

Come Gandolfo, anche la De Angelis: «Mariele Ventre è venuta a mancare nel 1995, l’anno in cui io sono nata. Sono molto diversa da lei e per interpretarla ho lavorato molto sulla fisicità: gli occhi espressivi, le mani nervose. Mariele era una vera guida per i suoi bambini. La prima volta che ho incontrato Maria Antonietta Ventre, la sorella di Mariele, lei aveva l’espressione di chi aveva appena visto un fantasma. In quel momento ho capito che avevamo fatto centro».

Chiamata in causa Maria Antonietta Ventre interviene per comunicare la sua speranza: «Mi auguro che questo film possa essere accolto nelle scuole. Penso che sia uno strumento per educare i bambini alla vita. Questo è stato il messaggio di Mariele: utilizzare la musica come strumento per educare alla vita. Lei aveva due passioni: la musica e i bambini».

Tornando ai protagonisti, Gandolfo e De Angelis rivelano il loro rapporto personale con lo Zecchino. Lui non ha mai desiderato andarci: «Da bambino sognavo di fare il pilota di automobili. Poi sono diventato uno di quelli che oggi vengono definiti adolescenti caratteriali finché, al quarto anno delle superiori, ho fatto un corso di teatro e sono rimasto folgorato da questo mestiere».

Decisamente diverso il rapporto di Matilda con lo Zecchino: «Quando ero piccola avevo già la voce profonda che ho oggi. Una specie di orco nel corpo di una bambina! Per convincermi che nella mia voce non c’era nulla di sbagliato e che, anzi, avrei persino potuto cantare, mia madre mi portò alle selezioni per lo Zecchino d’oro. Al provino, per la vergogna, non ho aperto bocca».

Decisamente diversa l’idea dello Zecchino che hanno oggi: «È un gioco con una competizione sana, ben diversa dall’arrivismo di tanti programmi che sono venuti dopo» dice lui. E lei aggiunge: «Lo Zecchino d’oro è bello perché i bambini sentono la competizione ma, soprattutto, il gioco, lo stare insieme. La bellezza delle canzoni è per loro, non per gli adulti o per i giurati. Del resto, l’insegnamento di Mariele Ventre è ancora vivo: se hai talento devi uscire, devi farti vedere, altrimenti è come avere un abito bellissimo e indossarlo da soli, dentro casa. Però l’esibizione deve rimanere comunque un gioco».

Non a caso, aggiungiamo, ancora oggi allo Zecchino d’oro a vincere non sono i piccoli cantanti ma le canzoni. Come quelle che sono rimaste nel cuore di tutti noi: «La mia preferita è Il pulcino ballerino», racconta Gandolfo mentre la De Angelis dichiara la sua preferenza per Il valzer del moscerino.

Un’ultima battuta è per i bambini che hanno lavorato nel film. Giovanissimi attori che, per Simone Gandolfo, «sono veri, spontanei come tutti bambini» e con cui Matilda De Angelis ha instaurato una vera e propria amicizia: «Girare questo film è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Sul set i bambini avevano formato un bel gruppo e mi chiamavano “maestra”. Non ho dovuto far altro che rimanere nel ruolo che mi avevano dato, i veri maestri del gioco erano loro. Quando sono finite le riprese mi sono commossa ma sono contenta perché continuano a mandarmi lettere e messaggini».

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