giovedì 5 gennaio 2017
Una comunità al seguito del club altoatesino, il più titolato e l’unico italiano ammesso alla “Ebel”, la massima serie austriaca
Hockey, Bolzano orgoglio d'Italia
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A Bolzano con il ghiaccio si fa sul serio, non si scherza, è l’argomento preferito di ogni cittadino di Bozen. In questa conca di oltre 100mila abitanti situata tra le valli Isarco, Sarentina e Adige tutti conoscono le gesta della locale squadra di hockey, vero vanto popolare. L’Hc Bolzano è il club più titolato d’Italia con 19 scudetti, 3 coppe italiane, 4 supercoppe nazionali, 1 Alpenliga, 1 Sei Nazioni e 1 Coppa delle Alpi. Un albo d’oro di rispetto, di recente arricchito anche della “Ebel”, il massimo campionato austriaco che dal 2006 vede la partecipazione di otto team austriaci, uno sloveno, uno ungherese, uno ceco e questo bolzanino. Non è una barzelletta, ma un appetibile torneo internazionale con ricchi sponsor, un livello di gioco alto e spettacolare e un equilibrio fra le squadre che appassiona. I biancorossi altoatesini, già nella storia della kermesse sul ghiaccio grazie alla conquista del titolo nella stagione 2013-2014, al primo anno di partecipazione e prima e unica squadra non austriaca a riuscirci, diventano ogni anno sempre più competitivi dando del filo da torcere a tutti, spesso club con budget più ricchi e maggiori sponsor e attirano tanti spettatori anche quando giocano fuori casa.

Al Palaonda, l’impianto cittadino, è difficile trovar posto grazie anche a Tom Pokel, esperto coach americano che sta guidando i suoi ad un’altra appassionante stagione che fa ben sperare visto il momentaneo quarto posto conservato anche dopo il tour de force delle sfide ravvicinate natalizie (domani di nuovo in campo in Ungheria contro il Fehervar AV 19). Alexander Egger, bolzanino doc e capitano di lungo corso, riconosce la qualità del torneo e auspica anche una sua ulteriore crescita: «Tutte le partite sono da giocare, non esistono risultati scontati. Si rischia di perdere punti con chiunque, dalla prima all’ultima in classifica. Bisogna lottare su ogni disco contro tutti, non ci sono squadre materasso, lo dimostra il fatto che dopo 7 vittorie consecutive in casa abbiamo perso con chi è dietro di noi. Questo è il bello della Ebel». Al Bolzano, quest’anno Alto Adige Alperia, le carte per ripetersi non sembrano mancare: «Il primo anno - continua Egger - nessuno ci conosceva e pensava che fossimo al loro livello. Adesso siamo in una buona posizione e se, come sembra, arriverà qualche altro rinforzo possiamo dire la nostra.

Vogliamo entrare fra le prime sei che si giocheranno il titolo». Un campionato equilibrato dove tutto può accadere e con una formula che sta riscuotendo enorme successo: «Le gare sono intense e ravvicinate, il gioco molto fisico e c’è poco tempo di recupero dopo ogni match, però abbiamo un rosa lunga che ci permette di giocare con quattro linee sul ghiaccio e far divertire i nostri tifosi. La nostra media è di 3500 spettatori, fra le più alte e soprattutto abbiamo un pubblico competente ed esigente». Negli anni ’90 in Italia ci fu il boom della disciplina grazie a numerosi assi della Nhl ingaggiati dalle due milanesi, Saima e Devils Mediolanum, che si sfidavano in infuocati derby e Varese, Aosta e proprio il Bolzano degne rivali con talenti italiani e tanti stranieri di qualità. La Ebel sembra aver riportato l’hockey a quei tempi anche se, per il momento, ci giocano solo i bolzanini: «Questo sport è cambiato molto da quegli anni, adesso si basa sull’atletica e su un pattinaggio molto veloce, mentre prima molte squadre per la caratura dei giocatori si permettevano il lusso di giocare con due o tre linee.

Oggi il ritmo è molto alto, c’è grande intensità e anche se diversa dal torneo italiano degli anni novanta la Ebel si sta rivelando un bel trampolino di lancio per i giovani e meta di campioni come per esempio Glen Metropolit, che ha militato tanto in Nhl e ci sta facendo fare un salto di qualità. Sarebbe bello avere altre formazioni italiane, gioverebbe a tutti. Entrarci però è difficile e per il momento in Italia i nostri giocatori si stanno mettendo in lu- ce in una serie B molto competitiva e nella Ahl, la Alps Hockey League, dove sono confluiti i nostri maggiori club per sfidare altre austriache e slovene. Si è parlato in passato anche di Milano, una società con un grande seguito e grandi possibilità, che potrebbe giocare la Khl, la lega che unisce team russi, finlandesi, croati, cechi e slovacchi e anche questo sarebbe un grande passo in avanti. Il Milano però, per me, sarebbe meglio giocasse in Ebel.

Per emergere serve crescere a livello manageriale e investire su marketing e televisioni. In Austria, per esempio, hanno un canale che trasmette due dirette a settimana del nostro torneo con 10/12 telecamere, da noi invece abbiamo solo coperture locali. Se ne parla da anni, ma forse bisognerebbe veramente riuscire a portare l’hockey nelle grandi città, anche se per questioni climatiche sfonda solo nel Nord. La Federazione sta facendo un buon lavoro, si è visto con una Nazionale di qualità che è tornata nel gruppo A, quello che conta e non escludo che si possa arrivare ad avere presto anche noi società organizzate come il Vienna e il Salisburgo e vedere i palazzetti pieni con i tifosi che indossano sciarpe e cappelli della loro squadra proprio come avviene all’estero con atmosfere bellissime e un tifo sano».

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