mercoledì 18 giugno 2025
Nel nuovo numero dell'inserto culturale settimanale di "Avvenire", in uscita il 20 giugno, la luce diventa simbolo di vita, visione e divino. Tra Bibbia, filosofia, architettura e fotografia.
La copertina del numero 34 di Gutenberg dedicato alla luce, con una foto di Elizabeth Bick

La copertina del numero 34 di Gutenberg dedicato alla luce, con una foto di Elizabeth Bick

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C’è un momento preciso in cui il sole, al culmine della sua traiettoria, attraversa l’oculo del Pantheon e colpisce il centro perfetto del pavimento: accade ogni 21 giugno, alle 13:07 (e quindi nel mezzogiorno dell'ora solare). Quel fascio di luce — naturale, geometrico, millenario — è il punto di partenza simbolico del nuovo numero di "Gutenberg", in uscita alla vigilia del solstizio d’estate.

“Luce su luce” è il titolo del fascicolo e, insieme, la chiave per interpretarlo: perché la luce, nella storia dell’uomo, non è mai solo un fenomeno fisico. È simbolo, segno, metafora. È vita, conoscenza, visione. Lo scrive Silvano Petrosino, che apre il numero con un denso testo filosofico , in cui il concetto di “sguardo” si trasforma in luce interiore: non solo ciò che illumina, ma ciò che è illuminante. Lo conferma Jean Louis Ska, che ricostruisce un itinerario biblico tra Genesi e Apocalisse, dalla creazione alla Gerusalemme celeste, in cui Dio è «luce senza tramonto». Lo ribadisce l’architetto Mario Botta, riflettendo sul potere generativo della luce negli spazi dell’abitare e nel silenzio delle architetture.

Accanto alle voci dei testi, le immagini. Il numero è illustrato dalle fotografie di Every God, il decennale progetto di Elizabeth Bick sul solstizio d'estate Pantheon. Non si tratta solo di una documentazione artistica, ma di una meditazione visiva che mette in scena il rapporto tra corpo, tempo e luce, tra gesto e sacralità. Come scrive Luca Fiore, il Pantheon diventa macchina ottica, teatro e meridiana, e soprattutto dispositivo spirituale in cui l’esistenza stessa — di ogni visitatore — si fa parte di una coreografia luminosa.

E ancora: Andrea Milanesi racconta Dazzling Light, un percorso musicale discografico attraverso secoli di composizioni ispirate alla luce, dalle versioni dell'inno ambrosiano O lux beata Trinitas alla luce delle galassie osservate dal telescopio James Webb. Anche qui, la luce è più di un’emissione: è vibrazione spirituale, materia sonora, rivelazione.

Completano il numero i “Percorsi”, che si aprono con un omaggio di Alessandro Zaccuri a Tullio Pericoli: le sue "Terremobili", in mostra a Milano, evocano paesaggi instabili e visionari, tracciati da un segno che sa farsi memoria e metamorfosi. Seguono due pagine dedicate a Horcynus Orca, il romanzo-mondo di Stefano D’Arrigo: a cinquant’anni dalla pubblicazione, Gianni Vacchelli e Eugenio Raimondi ne esplorano la ricezione e la reinvenzione teatrale, tra riscrittura mitica e sperimentazione scenica. Poi, il doppio binario dell’interiorità. Da un lato, Diario per John, testo inedito e postumo di Joan Didion, restituito da Eugenio Giannetta come un frammento nudo e sincero di psicoanalisi condivisa, dove la scrittura tenta di reggere l’urto della vita. Dall’altro, le recensione di Roberto Carnero a Suicidi imperfetti di Fabrizio Coscia: un itinerario fra vite letterarie finite nel gesto estremo, ma raccontate non per morbosità, bensì per interrogare il margine fragile tra biografia e opera, verità e rappresentazione. Chiude la sezione un dittico dedicato al tema della famiglia. Angela Calvini presenta Nel nome una storia, spettacolo del Suq Genova Festival, nato da storie vere: due donne, due adozioni, due generazioni a confronto. Accanto, la recensione di Alessandra De Luca del film Tutto l’amore che serve, delicato film francese tra commedia e tragedia che dà voce al desiderio di un giovane con disabilità di vivere pienamente l’amore, l’autonomia, la vita fino a essere padre.

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