domenica 21 agosto 2022
Tommy Esposito presenta la band napoletana in piena attività (dal 1975) dopo 2mila concerti e 5 milioni di dischi venduti: «Noi, siamo produttori di melodia»
Il Giardino dei semplici

Il Giardino dei semplici

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«El’estate ancora sa di miele. Anche se io senza te sto male... », cantavano anche i giovani innamorati del Movimento in quell’estate calda del 1977. Gli autori del brano, Miele, gli immensi parolieri Totò Savio e Gianni Bigazzi, non avevano nulla a che fare con la politica e gli scontri di piazza. E ancora più distanti dalle barricate era la “band” napoletana, messa in piedi – su espressa indicazione di Savio – dal batterista napoletano Gianni Averardi. Nome di battesimo scelto da Bigazzi: Il Giardino dei semplici, omaggio all’omonimo Orto botanico della sua Firenze, e con Miele il gruppo si presentò al Festival di Sanremo ’77. Edizione che vide il trionfo di un altro gruppo, gli Homo Sapiens (2° posto per i Collage) e quarti, davanti ai Matia Bazar, Il Giardino dei semplici che poi quel-l’estate dominarono dall’alto la hit parade. «Ma già nel 1975 eravamo andati primi in classifica, sia con M’innamorai che con Tu, ca nun chiagne », racconta con orgoglio partenopeo Tommy Esposito, classe 1957. Nel 1980 fu lui a sedersi alla batteria al posto di Averardi, uscito dal Giardino che passò di colpo dal pop melodico alla new wawe. Perciò dopo la prima ondata di successi, con titoli epocali come Mi innamorai, Concerto in La Minore, Tu, tu, tu, ecco arrivare il “rivoluzionario” Esposito che con Carnevale da buttare traccia il solco tra un prima e un dopo che prosegue, con successo, da 47 anni. «Nel 2025 festeggeremo le “nozze d’oro”: io, il tastierista Andrea Arcella, il basso e voce principale Luciano Liguori e Savio Arato, che nel 2012 ha preso il posto di Gianfranco Caliendo», dice Tommy mentre guida l’auto che porta il gruppo verso altri lidi e nuove avventure.
Questi quattro signori sono Il Giardino dei semplici che vede sbocciare continuamente progetti. Un musical nel 2015 M’innamorai. Ultimo album Concept del 2020. E con passione scugnizza vanno ancora sul palco: tanti i live anche in questa estate 2022.
Ieri eravamo a Reggio Calabria, stasera suoniamo a Scilla e domani a Canosa Sannita (Chieti)... Nella nostra lunga carriera ormai siamo arrivati a 2mila concerti, e quanto a dischi venduti non sono meno di 5 milioni di copie. È stata una grande fortuna per noi ex ragazzi di Fuorigrotta incontrarci e riuscire a vivere per tutto questo tempo della nostra più grande passione, la musica.
Fortuna sua personale, è stata anche che il batterista Gianni Averardi lasciasse il Giardino dei semplici. Motivazione?
Gianni era più grande d’età rispetto agli altri ragazzi del gruppo, tra me e lui ci corrono dodici anni. Così quando se ne andò per cercare altre strade, mi chiamarono. Sapevano che eravamo in piena sintonia su tutto, anche sulla volontà di investire parecchi soldi sugli strumenti e la parte tecnica. Eravamo cresciuti insieme e suonavamo d’estate per le feste e i locali di Napoli da quando avevamo 14 anni, perciò era come se fossi stato sempre uno del Giardino.
Con Esposito inizia l’era new wawe.
Con il mio ingresso passammo dalla canzone in italiano a quella in napoletano. Andavamo sul palco vestiti con i colori di Pulcinella che rimandavano all’album del ’79 Bianco e Nero. In quel disco, d’avanguardia, c’era una canzone, Silvie, che la cantante finlandese Katri Helena rifece e la cover ( Helsingin helle) proprio nell’80 ci rese popolari quanto gli Abba in tutta la Scandinavia. Con Carnevale da buttare, che porta la sua firma, sbancate addirittura in Corea. Lì siamo già negli anni ’90 e nonostante la crisi delle band italiane noi continuavamo ad andare forte un po’ ovunque. Ci accorgemmo che alla Siae arrivavano numeri di vendite esagerate da Seul dove ci offrirono di fare un tour. Ma all’epoca il nostro chitarrista Gianfranco Caliendo soffriva i voli aerei e così rinunciammo ai concerti in Corea e anche a quelli in Australia. Peccato, ma poi ci siamo rifatti.
Il Giardino dei semplici da sempre ha ricevuto una forte attenzione dall’estero.
Soprattutto dai paesi dell’Est europeo. Subito dopo la caduta del Muro facemmo un tour eccezionale. L’apoteosi a Bucarest: uno spettacolo al Teatro dell’Opera con il pubblico in piedi che non ci mandava più via. Lì in Romania, iniziammo anche la nostra attività di testimonial per l’Unicef.
Impegno solidale e fede cristiana, come testimonia il concept album Canta e cammina.
Un disco bellissimo e sentito, prodotto dal Santuario di Pompei per il Giubileo del 2000. Tutti testi religiosi scritti in collaborazione con don Filippo Strofaldi e l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte che fece una rivisitazione teologica dei testi inseriti nell’album.
Oltre che per il Giardino, Tommy Esposito è noto come autore per altri cantanti.
Ho sempre scritto testi e musica e dal ’95 ho iniziato un sodalizio con Francesco Boccia, nipote di mio cognato, che all’epoca era un ragazzino che faceva piano bar. Iniziai a produrlo e a lanciarlo come cantante fu Mara Venier nel ’96 che a “Domenica In” lo volle in quel contest in cui si alternavano giovani come Francesco e Antonella Bucci (divennero i Bucci&Boccia) e vecchie glorie, tipo Orietta Berti e Jimmy Fontana. Poi per Francesco ho prodotto Turuturu con cui partecipò a Sanremo Giovani nel 2001 in coppia con Giada Caliendo (figlia di Gianfranco). Quel pezzo ha avuto decine versioni in America Latina dove ha venduto 2 milioni e mezzo di copie e continua ad andare ancora fortissimo.
Francesco e Giada sono gli eredi di quella canzone napoletana cresciuti alla scuola del Giardino dei semplici che ha “contaminato” tanti artisti dell’area partenopea.
Massimo Ranieri avendo come autore Totò Savio era molto vicino a noi e al nostro stile. Pino Daniele sulla scia dei nostri progetti in napoletano ci chiese di incidere Je so’ pazzo, ma era un brano un po’ distante dalle corde del Giardino e non se ne fece nulla. Ma siamo rimasti in contatto fino alla fine con Pino che rimane la grande anima di Napoli. Nei primi anni ’80 andavamo a registrare allo Splash, la sala di Peppino Di Capri, grande amico come Fred Bongusto. Poi dall’86, quando abbiamo aperto il nostro studio a Fuorigrotta, a un passo dallo stadio San Paolo, tanti artisti napoletani sono passati di qua: la Compagnia di Canto Popolare, Enzo Avitabile, Tullio De Piscopo, Enzo Gragnaniello con Ornella Vanoni...
Parliamo della fine degli anni ’80 con Napoli al centro dell’attenzione mondiale anche grazie al calcio e a Diego Maradona.
Il Giardino dei semplici già negli anni ’70 aveva scritto l’inno Napoli Napoli, poi con l’arrivo di Maradona il tifo per gli azzurri da parte nostra è diventata una relazione amorosa. Vedere giocare quel n.10 a me dava i brividi allo stomaco. Grazie a Gennaro Montuori incontrammo Diego per la prima volta, e lui ci spiazzò: cantava in spagnolo Miele ( Fresa) e conosceva a memoria tutte le nostre canzoni. Quando ci chiese di fargliene sentire qualcuna, beh noi ci squagliammo... Coinvolgendo tifosi e calciatori l’anno dello scudetto incidemmo Un’altra canzone per Napoli dedicata alla squadra e e a quel campione immenso di Maradona che ci manca tanto...
Il Giardino dei semplici manca da Sanremo da quel ’77, mentre Tommy Esposito nel 2015 c’è tornato da autore di Grande amore e ha anche vinto con il trio il Volo
Quella canzone l’avevamo scritta nel 2003 con Francesco Boccia e doveva cantarla lui. Ma era un brano imperfetto: saliva saliva alla Cocciante, però gli mancava il ritornello. Una sera in macchina mi arriva l’illuminazione, corro a casa chiamo Francesco, ci mettiamo al pianoforte e venne fuori la versione che tutti conosciamo. In seguito facemmo una versione pop-lirica per gli Operapop per ritentare Sanremo. Carlo Conti l’ascolta e chiama il nostro editore Pasquale Mammaro e gli fa: «Mi piace moltissimo e so a chi affidarla, ma la deve cantare un big». I ragazzi del Volo la presero, vinsero e ora è una hit mondiale.
Di Esposito-Boccia è anche Quando ti sei innamorato che ha riportato Orietta Berti a Sanremo nel 2021. Ci sono all’orizzonte altri vostri rilanci della serie «old is gold»?
Quella canzone io e Francesco l’avevamo pensata per Il Volo, infatti il testo originale l’abbiamo ribaltato per adattarlo alla storia d’amore tra Orietta e suo marito Osvaldo. Con Boccia scriviamo continuamente e ci sarebbe piaciuto fare qualcosa con gli Alunni del sole, ma non ci sono più. Magari prima o poi potrebbe accadere qualcosa con Riccardo Fogli. Altre donne? Non sarebbe male dare una nostra canzone a Rita Pavone o a Patty Pravo, due interpreti fenomenali, niente a che vedere con quelli dell’ultima generazione. E non è neanche colpa loro ma di autori e musicisti che hanno “ucciso” la melodia. Il Giardino dei semplici invece, la melodia la produce come fa l’ape con il miele.

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