mercoledì 16 gennaio 2019
Dopo "Fare un'anima" nell'anno sabbatico dal trio, Giacomo sperimenta "Litigar danzando", un secondo testo tutto suo. E per parlare della vita di coppia porta in scena la moglie Daniela Cristofori
Giacomo Poretti e la moglie Daniela Cristofori (Anna Maria Tulli)

Giacomo Poretti e la moglie Daniela Cristofori (Anna Maria Tulli)

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Prima un’anima, adesso due. Giacomo Poretti lavora per moltiplicazione: di idee, di suggestioni, di coinvolgimenti. E mentre ancora porta in scena il monologo Fare un’anima va già oltre, intento a esplorare un’altra regione del territorio imprevedibile dentro il quale ha deciso di inoltrarsi in un tempo sabbatico e creativo condiviso con Aldo e Giovanni (ma i tre sono prossimi a tornare nei cinema con un nuovo film), ciascuno per proprio conto.

Ora sperimenta un secondo testo tutto suo, coinvolgendo la moglie Daniela Cristofori (debuttante a teatro) in un’avventura teatrale che lunedì sera a Milano ha vissuto l’anteprima nel minuscolo teatro LabArca, quasi un esperimento per vedere l’effetto che fa. E l’effetto è persino più promettente rispetto all’esordio dell’«Anima», poi carrozzato a più mani per farne lo spettacolo pieno e maturo che è diventato

Con Litigar danzando Poretti moglie e marito srotolano il gomitolo del bisticcio quotidiano maneggiato dalla coppia che non drammatizza ma neppure sottovaluta. La vita coniugale è cosa seria ma bisogna anche saperne sorridere, con l’indulgenza del vedere nelle debolezze dell’altro il proprio stesso difetto. Tu sei il mio specchio, in te vedo la nostra umanità claudicante, so che non posso infierire perché il tuo limite è parente stretto del mio, e se ho la saggezza di riconoscerlo sai che divertimento può diventare? Accettarsi malsopportandosi è un gioco di freno e acceleratore, un equilibrio che nasce dal conoscersi imparando a voler bene alle magagne di quell’"altro" che dapprima attira irresistibilmente, poi annoia nel ripetersi di gesti e nevrosi, infine irrita per quello che alla lunga pare un complotto: proprio a me, doveva capitare, uno/una così?

A Giacomo l’idea di un testo sulla quotidianità di coppia che induce troppi a rompere solo per aver preso atto che si è diversi era nata tempo fa, quando il Centro giovani coppie del San Fedele di Milano (il polo culturale dei Gesuiti) l’aveva coinvolto con la moglie – stimata psicoterapeuta – per un dialogo serio ma non troppo sulla coppia alla prova del giorno per giorno: la constatazione che la vita insieme rischia di spegnere l’amore, mentre ne dovrebbe costituire la dimensione adulta e felice – tema fisso dei corsi fidanzati –, l’aveva ispirato al punto che quel dialogo è rimasto come un sogno incompiuto: e se lo mettessimo in scena sul serio?

Forse il monologo sull’anima ha acceso definitivamente la luce, e Giacomo ha preso per mano la moglie, peraltro dotata di un notevole talento. Il testo di Litigar danzando per ora è un brogliaccio da rifinire, ma gli eleganti battibecchi su alcuni luoghi tipici della convivenza e la naturale sintonia in scena dei protagonisti indirizzano sulla strada giusta, accompagnando i pensieri a sipario chiuso: nessun dissapore mette in dubbio che insieme possiamo danzare la vita come non avremmo neppure immaginato. Un inno alla coppia che mette di buon umore, e incoraggia a farcela.

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