sabato 6 novembre 2021
I tre fratelli vincitori di “Tale e quale show” su Rai 1 svelano il segreto del loro successo: «Ci ha insegnato tanto l’“Edicola” di Fiorello, specie a scrivere i testi. E non ci piace essere volgari»
I Gemelli di Guidonia, da sinistra Pacifico, Gino e Edoardo Acciarino

I Gemelli di Guidonia, da sinistra Pacifico, Gino e Edoardo Acciarino

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«A Tale e quale show non c’è mai stato un gruppo e sentivamo anche molta pressione. Comunque non ci aspettavamo tutto questo successo». E invece sono proprio loro, i Gemelli di Guidonia, i vincitori dello show di Rai 1 condotto da Carlo Conti che si è concluso ieri sera proclamandoli campioni di questa edizione.

Tre fratelli trentenni con la faccia da bravi ragazzi, già noti con il nome Effervescenti Naturali, Pacifico, Gino ed Eduardo Acciarino arrivano da una gavetta di anni fra teatro, radio e tv. Ma hanno fatto breccia sin dalla prima puntata presentandosi in modo ironico e somigliantissimo nei panni di Orietta Berti, Achille Lauro e Fedez. Poi sono seguiti I Ricchi e Poveri, i Bee Gees, i New Trolls e ieri sera i Beatles, che hanno fatto vincere la maggior parte delle puntate dello show a questi ragazzi dotati di un intonato impasto vocale e innata simpatia. I Gemelli di Guidonia saranno poi con il loro nuovo spettacolo il 2 dicembre al Teatro Olimpico di Roma e il 31 dicembre al teatro La Fenice di Senigallia. «Questa trasmissione ci ha dato la possibilità di fare emergere le nostre singole personalità – spiega Pacifico Acciarino –. Io mai avrei pensato di sapere interpretare voci femminili, ma anche di sapere interpretare nelle movenze Angela dei Ricchi e Poveri». Come aggiunge Eduardo, «il bello di questa trasmissione è che scopri cose che non sapevi fare, ci siamo divertiti ».

Tecnicamente però i Gemelli di Guidonia non sono semplicemente degli imitatori, ma ambiscono a diventare degli showman a 360 gradi. La loro passione per il canto nasce sin da piccoli, folgorati dall’apparizione nel 1995 a Sanremo dei Neri per Caso. I tre fratellini, guidati dal più grande, Pacifico (alla tastiera), iniziano così a esercitarsi da soli nel canto a cappella e creando i loro primi sketch e parodie musicali. Nel 1999, da giovanissimi, vincono il “Tiburfestival” e nell’anno successivo si esibiscono in due occasioni in Piazza San Pietro, per il Giubileo del 2000, di fronte a papa Giovanni Paolo II. «La nostra comicità ha sempre uno stile educato e leggero, che viene dalla nostra formazione ed è il nostro marchio di fabbrica – raccontano i tre fratelli che sino a gennaio sono impegnati il sabato e la domenica su Radio 2 dalle 16 alle 18 nella loro trasmissione Tre per due–. Siamo credenti e certi valori li portiamo anche nella nostra comicità. Di questo ringraziamo i nostri genitori che fanno parte del movimento Cursillos di Cristianità, papà è stato coordinatore diocesano di Tivoli. Noi, figli di un generale dell’Aeronautica, abbiamo iniziato cantando nel coro della chiesa dell’aeroporto di Fiumicino e nelle feste missionarie in parrocchia, siamo specializzati in brani scout e melodie di monsignor Frisina. Sino ad arrivare al grande onore di cantare per Giovanni Paolo II. Magari poter cantare anche per papa Francesco...».

I tre fratelli Acciarino vantano una lunga gavetta, iniziata con collaborazioni nel palinsesto notturno della Rai, mentre nel 2006 entrano nel cast artistico dello spettacolo teatrale È permesso? di Enrico Montesano, in veste di cantanti e attori. Si esibiscono anche in veste di gruppo vocalist ufficiale al “Family Day” a Roma di fronte ad un milione di persone. La svolta nel 2013 con l’incontro con il loro mentore Fiorello. «Ci siamo presentati una mattina presto in punta di piedi alla sua Edicola Fiore – racconta Gino, da sempre leader comico del gruppo –. Ci ha fatto cantare e poi ci ha chiesto: “Se non avete da fare tornate domani?”. Da lì siamo diventati ospiti fissi e lo abbiamo seguito in tournée teatrale nel 2015 con L’ora del Rosario ». Alla scuola di Fiorello i tre imparano molto, anche a scrivere testi per lo showman. Eduardo e Pacifico raccontano di avere imparato «a essere pronti a tutto, all’estemporaneità, al ritmo della trasmissione che non deve mai annoiare, a fare sempre numeri brevi».

I Gemelli di Guidonia, però, non pensano che la tv di oggi sia sin troppo popolata di imitatori forse per mancanza di idee? «Forse sì, ma l’esperienza a Tale e quale è diversa, è una grande scuola e una bella gara che non fa che arricchire il nostro bagaglio, oltre alla grande esposizione mediatica – aggiunge Gino –. Ma è un tassello in più rispetto a quello che già facciamo, siamo sempre concentrati sull’ironia, sul fare intrattenimento con la musica, far ridere e divertire. Siamo contenti che anche dalle nostre imitazioni questo messaggio sia passato. Noi abbiamo sempre giocato sulla linea sottilissima fra imitazione e parodia, perché il rischio di scimmiottare banalmente un personaggio c’è». Per i Gemelli di Guidonia l’ideale è sempre Fiorello, capace di trasformare i personaggi da lui imitati in creature comiche ex novo. «L’imitazione fine a se stessa serve a poco – spiegano –. Noi quando nei nostri show imitiamo qualcuno, lo immaginiamo in un’altra situazione spiazzante. Ci sono tanti imitatori bravissimi, ma noi cerchiamo di andare oltre, di arrivare alla gag, anche se un personaggio non lo imiti benissimo ».

Aspettando l’occasione di passare anche a Sanremo per il prossimo Festival i tre fratelli ribadiscono come ci sia bisogno di un sorriso in questo periodo così sofferto. «Noi cerchiamo di rimanere sulla linea di una comicità leggera, di evitare le polemiche sull’attualità. In questi due anni la gente ha avuto bisogno di ascoltare altre cose. L’importante è non essere mai volgari, non usare parolacce o ammiccamenti ambigui – concludono –. E anche qui, su Rai 1, l’obiettivo era fare bene le cose, arrivare a tutti, divertire e portare un momento di leggerezza nel cuore degli italiani».

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