sabato 8 aprile 2023
«Ho scelto di vivere fra i monti della mia Carrara perché amo la natura. Crediamo che la felicità stia nell’accumulare beni: serve un cambiamento di mentalità»
Gabbani conduce in due speciali prime serate, il 14 e il 21 aprile 2023 su Rai1, il programma ecologista "Ci vuole un fiore"

Gabbani conduce in due speciali prime serate, il 14 e il 21 aprile 2023 su Rai1, il programma ecologista "Ci vuole un fiore" - © 2019 Daniele Barraco

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Il cantante torna con un one man show in due speciali prime serate dedicate all’ambiente, il 14 e il 21 aprile su Rai1. «Tanti ospiti e musica per sensibilizzare all’amore per il pianeta» Dopo il successo della prima edizione, Francesco Gabbani torna con Ci vuole un fiore, il primo show amico dell’ambiente della televisione italiana. Stavolta però il simpatico cantautore, vincitore di Sanremo nel 2017, si cimenta in un vero e proprio one man show in due speciali prime serate, il 14 e il 21 aprile 2023 su Rai1, prodotto da Rai 1 con l’ausilio di Ballandi, di cui è anche ideatore insieme a Luca Wilson. Un format che unisce la leggerezza del varietà con la tematica, sempre più urgente, dell’ecosostenibilità. Insieme a grandi ospiti, con la direzione musicale di Valeriano Chiaravalle, Gabbani cercherà di sensibilizzare, attraverso parole, musica e testimonianze, l’opinione pubblica sulle tematiche legate all’ambiente. Gli abbiamo chiesto come.

Francesco, dalla prima edizione di Ci vuole un fiore ad oggi l’emergenza climatica si è fatta ancor più drammatica ed evidente. Come affronterà questo tema?

Parliamo di un tema che inevitabilmente è molto attuale. Non possiamo più far finta di niente. Ci sono persone che nella loro quotidianità non hanno la percezione precisa che c’è un cambiamento, per quanto sia un dato di fatto l’emergenza climatica, per le persone comuni è difficile vederla. Non è sottinteso che abbiano abitudini green e sostenibili.

Come cercherete di convincerle attraverso il programma?

Ci vuole un fiore è un programma di intrattenimento, un varietà che però ha come missione di andare un po’ a toccare dal punto di vista emotivo le coscienze di chi lo guarderà. Per fare capire che certe piccole azioni se le facessimo tutti insieme cambierebbero le cose. Lo show parte da un concetto per me molto importante, su cui riflettuto e per cui mi sono anche battuto: è molto incentrato sul tornare ad amare la natura. Amare il nostro pianeta, è il punto di partenza. Se ami qualcosa, prendertene cura è automatico.

E Francesco Gabbani che rapporto ha con la natura?

Io mi reputo una persone “green”. Sono cresciuto in mezzo alla natura e ho scelto di vivere nel territorio apuano a Carrara, la mia città, circondato da tanto verde. Sono ecologista e amo la natura: mi viene automatico.

C’è un altro Francesco che da anni si batte per la cura del pianeta…

Si riferisce a Papa Francesco? Lui mi piace molto, è una persona di grande semplicità di valori. Traspare da tutto quello che fa e il suo richiamo alla salvaguardia del pianeta è autorevole e importante.

Come sarà strutturata la seconda edizione di Ci vuole un fiore?

Punta più sulla dimensione emotiva e sentimentale sul soffermarsi sui dati scientifici che un po’ annoiano, e non vanno al nocciolo dell’interesse del pubblico. Certo, avremo la parte divulgativa con Mario Tozzi, e poi avremo ospiti della musica, del mondo del cinema, del teatro, dell’intrattenimento. Nella prima puntata avremo Ornella Vanoni, Levante, Francesco Arca, Mr Rain, Alfa e la presenza fissa di 2 Nino Frassica. Vengono con questo spirito, quello di raccontare il loro amore per la natura e l’esempio, anche piccolo, della loro attitudine green nella vita di tutti i giorni. Non volevo una passerella per chi si spaccia grande ecologista e che invece lo fa per tirare acqua al suo mulino.

Francesco Gabbani con questa seconda esperienza ci sta prendendo gusto alla tv?

La Rai mi ha assegnato il ruolo di gestire il timone. Sarà una sorta di one man show, si andrà dagli appelli ai monologhi teatrali alle performance musicali. Io canterò con la mia band e duetterò con gli ospiti. Ci sarà anche un corpo di ballo inclusivo, composto da fisicità, volti, etnie e età diverse. Io sono un intrattenitore tv ancora nella fase del divertimento, questa è una nuova avventura che cerco di poter gestire. Sono lusingato che la Rai mi abbia affidato un compito del genere, sento di dover rispettare il senso di “rispettabilità” del servizio pubblico. Il fatto che sia stato impostato come un one man show è il motivo per cui accettato di fare tv. Non sono un presentatore puro, ma posso mettere a disposizione l’esperienza che ho nei palchi dei concerti.

La sigla del programma, L’abitudine, che lei ha scritto insieme a Fabrizio Ilacqua, coautore di Occidentali’s Karma, unisce il pop ai contenuti…

Nella collaborazione con Ilacqua la cifra naturale è quella di abbinare e fare convivere l’energia positiva della musica e la piacevolezza pop con un testo che propone spunti riflessione. L’abitudine riflette sul nostro modo di vivere attuale, stretto nel consumismo, dove crediamo che la felicità sia possedere quello che possiedono gli altri, avere degli status. Confondiamo l’abitudine di essere incastrati nel meccanismo con la felicità. Un brano che ben si sposa con il programma perché parla della nostra salute esistenziale. La natura siamo anche noi.

Ci sono in vista un disco o altri progetti?

Discograficamente non so, sto scrivendo cose nuove, che diventeranno un album ma non so ancora quando. I veri progetti sono l’attività live con la mia band. Il tour sarà quest’estate e culminerà in un evento per me importante a Carrara, il 9 settembre, giorno del mio compleanno. Sarà un momento di condivisione con i miei concittadini, ma nello stesso tempo l’occasione per attirare i miei supporter a conoscere Carrara, dove sono nato e cresciuto, e che è fonte di ispirazione per me. Luoghi bellissimi che vanno dal mare ai 2000 metri delle Alpi Apuane.

Si sta preparando per il prossimo Sanremo?

Magari sarebbe bello. Io eventualmente ci andrei se c’è la canzone che mi ci porta e che merita di andare su quel palco.

Comunque Gabbani è uno che piace a grandi e piccini. Quale la formula?

Sono contento della transgenerazionalità del mio pubblico. Sarà per come mi pongo, perché ruoto intorno a dei valori universali che toccano chiunque indipendentemente. I bambini colgono l’energia della musica, gli adulti l’aspetto riflessivo dei brani. Ho la fortuna di poter esprimere me stesso.

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