
Francesca Fialdini - Ufficio Stampa RAI – Assunta Servello
«Dopo i funerali e dopo una settimana di lacrime, oggi ricorderemo Francesco con un messaggio di luce, di speranza e di sorriso». La giornalista e conduttrice televisiva Francesca Fialdini sorride e si commuove al tempo stesso pensando a papa Francesco, da credente e da professionista che ha condotto tanti eventi in Vaticano sotto ben tre papi. Nello spazio domenicale di Rai 1 Da noi…a ruota libera oggi, domenica 27 alle 17.20, Fialdini ospiterà l’attore Giovanni Scifoni e fra Emiliano Antenucci per raccontare la connessione tra i due Francesco, il Poverello di Assisi e papa Bergoglio.
Francesca Fialdini, come ha vissuto la morte di papa Francesco?
«Con incredulità e dolore al contempo. Dapprima uno choc, poi un tonfo al cuore. E infine una riflessione, che è straordinariamente meraviglioso che sia andato via il giorno del Lunedì in Albis. Se provi a dare una lettura meno orizzontale, è il momento in cui inizia storicamente la storia della Resurrezione da quel sepolcro vuoto. E sono le donne a dare l’annuncio».
Donne da sempre valorizzate da papa Francesco…
«Francesco fino all’ultimo ha voluto dare un ruolo all’interno della Chiesa alle donne, anche con le tre ultime nomine. Televisivamente in Italia sono state le donne a dare l’annuncio della sua morte, c’è una mano provvidenziale in questo… Se lo leggi così questo avvenimento è più dolce, c’è un messaggio di speranza come il Giubileo ci chiama a vivere».
La televisione e i social hanno parlato tanto di papa Francesco in questa settimana.
«Io sono d’accordo con Mattarella, il vuoto che lascia Francesco è particolarmente pesante sullo scenario geopolitico: lui è stato l’ultimo a parlare di pace con una costanza e una puntualità che erano scomode. Ma francamente ho smesso di guardare la tv in questa settimana, mi sono rifiutata, c’era un sovrappiù. Nel nostro Paese siamo tutti calciatori, tutti analisti, pretendiamo di dire cosa sia la Chiesa, chi sarebbe il Papa da eleggere. Avevamo un pudore istituzionale fino a poco tempo fa, quando moriva un leader, arrivava una analisi un paio di giorni dopo. Invece la sera stessa della morte i talk show parlavano di cosa ha sbagliato papa Bergoglio. Questo mi urta, mi dà fastidio…».
Che cosa non è stato capito della figura di Bergoglio?
«Non possiamo chiedere al Papa di non fare il Papa. Questo Papa ha abbracciato la logica dei pontificati precedenti sul disarmo, sulla pace, sulla logica dell’equilibrio. Anche il giorno di Pasqua ha parlato di pace, di accoglienza dei migranti, di tutela dei più bisognosi contro la logica dello scarto. Papa Francesco è stato inoltre capace di attirare chi era più lontano. Se Bergoglio diventa Francesco e la Chiesa è “un ospedale da campo” che deve scendere per strada, si sposta la dinamica: lui ci è riuscito e abbiamo questo tipo di riscontro da tante persone, anche distanti, che si sono sentite capite e abbracciate. Magari a modo loro si sono avvicinate al messaggio di Cristo. Di lui è stato detto che era comunista, ambientalista, tutti gli “ista” del mondo, quando semplicemente ha messo al centro della scena il messaggio nudo e puro del cristianesimo. Nel suo mandato ha preferito porre l’accento sull’urgenza di rilanciare nella storia della Chiesa gli ultimi, i pover, i deboli, gli abbandonati».
Ci racconti dei suoi incontri col Pontefice.
«Ho avuto tante occasioni professionali leggendo i commenti della Via Crucis al Colosseo, presentando eventi in Piazza san Pietro, in Aula Nervi, durante il Giubileo nel 2015 e ultimamente quello delle Forze Armate. Ci sono due momenti personali particolari. Il primo quando portai mia mamma, da sempre sensibile ai temi del sociale, a stringere la mano a Francesco durante una udienza: mi sono sentita benedetta in famiglia. E poi quando feci una ambasciata per conto di fra Emiliano Antenucci, portando al Papa una immaginetta della Vergine del Silenzio custodita nel monastero ad Avezzano in Abruzzo. Dopo pochi mesi Francesco si è incontrato con frate Emiliano ed oggi quel luogo è diventato un Santuario. Oggi lui sarà da me a raccontare il bisogno di trattenere le parole che sono delle armi».
Come sarà questa puntata di “Da noi…a ruota libera”?
«Vorremmo dare un affresco gioioso di Francesco attraverso due personaggi. Il primo, Giovanni Scifoni, attore oggi molto amato e conosciuto grazie alle fiction di Rai 1, che ha un cammino spirituale spiccatissimo e che porta in giro per Italia il suo spettacolo su san Francesco. Il secondo frate Emiliano Antenucci che è stato vicino al Papa. Parleremo del Poverello di Assisi e di papa Francesco, due personalità contigue che si toccano. Sarà un messaggio di speranza con il sorriso».
A proposito, cos’è la speranza per lei?
«In questo momento sono i giovani. Ho iniziato a collaborare con Save The Children perché la questione dei campi profughi con i bambini relegati per anni nelle tende mi stava spezzando in due. Incontrare i ragazzi anche nelle periferie italiane mi sta dando molto, mi aiuta a veicolare la mia fede e a sentirmi parte di qualcosa di più grande. I giovani sono tra i dimenticati della politica mondiale e sono fra gli ultimi cui viene data voce. Noi abbiamo il dovere morale e la necessità politica ed economica di rimetterli al centro. La speranza sta nelle mani dei ragazzi».