giovedì 11 febbraio 2021
«Sarà il Festival della consapevolezza», ma sul palco oltre al rap e il trap in voga Amadeus rilancia gli anni ’70: sonorità dalla discomusic al rock
Alcuni dei partecipanti a Sanremo 2021. Dall'alto a sinistra in senso orario: Malyka Ayane, Bugo, Lo Stato Sociale, Willie Peyote, Noemi, Orietta Berti

Alcuni dei partecipanti a Sanremo 2021. Dall'alto a sinistra in senso orario: Malyka Ayane, Bugo, Lo Stato Sociale, Willie Peyote, Noemi, Orietta Berti - Combo Avvenire da foto Ansa

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Saranno solo canzonette, quelle che Pier Paolo Pasolini trovava insopportabilmente «banali», ma in questo tempo oscuro forse saranno proprio loro, le canzonette sanremesi, a salvarci o almeno a tenerci a galla nel mare per niente calmo delle sere del 71° Festival, dal 2 al 6 marzo. E dopo l’ascolto dei 26 cantanti in gara siamo d’accordo con il direttore di Rai1, Stefano Coletta, che «in questo Festival ci sono molti brani che sono già entrati in testa e che si faranno cantare, anche per la bellezza dei testi». Nella grande bolla – causa Covid – in cui saranno costretti ad esibirsi gli artisti, Amadeus piazza un altro buon palinsesto canoro che è il frutto del mestiere che ha imparato in anni di gavetta radiofonica ed è quello che gli riesce meglio, il dj. Un mestierato che gli consente di trasformarsi anche in un direttore artistico “coraggioso”: «Non ho paura di proporre quella musica che di solito non si ascolta in tv, diciamo di nicchia». “Ama” ama la musica tutta, e conferma di essere attento all’onda che viene e che va delle ultime generazioni digitali – cresciuti a pane e rap o trap – ma senza tralasciare il pubblico che è giunto nel mezzo del cammino della propria vita, al quale non deve mancare il Renga di stagione. E siccome siamo il Paese con più anziani in Europa, secondi al mondo dietro ai giapponesi, Amadeus non esclude il ritorno all’Orietta nazionale. Quasi a dire: finché la barca va, Sanremo lasciatelo andare.

Dal primo ascolto dei 26 brani in gara al 71° Festival di Sanremo emerge un forte rimando vintage (fomentato dal direttore artistico) alla musica anni ’70, alla discomusic cara al giovane Amadeus e al suo mentore Fiorello (sta lavorando il doppio per “plateavuotafobia”). Ma anche il ripescaggio di quel rock nudo e crudo che spezza la tradizione sanremese. Il tutto condito dalla musica che gira di più intorno alle teste dei millennials, rap e trap e le sonorità “youtubemusic” più in voga. Una notizia: lo stato dell’arte della musica italiana è comunque migliore di quello del Paese reale. Via dunque al primo ascolto.

AIELLO Ora
Ora o mai più, perché quest’anno Antonio Aiello festeggia i dieci anni dal primo tentativo di scalata al Festival, era tra le Nuove proposte nel 2011. Nel frattempo ha sfiorato il David di Donatello per la migliore canzone, Festa (David vinto, come l’ultimo Sanremo, da Diodato). «Ora, ora, ora», è il primo dei refrain che è già entrato nella testa del direttore Coletta, e non solo.

ANNALISA Dieci
Annalisa Scarrone è una delle voci più interessanti del nostro panorama ma da un po’ di tempo sembra cantare sempre la stessa nenia in salsa rap-pop. Sonorità orecchiabili, ma testo fragile «Addormentati in un parcheggio, baci francesi delivery». Non diamo voti, ma al “Dieci” togliamo subito qualche punto.

ARISA Potevi fare di più
Non tragga in inganno, il titolo non è un momento di sincerità o di autocoscienza dell’ormai veterana Arisa, ma una struggente canzone dell’amor perduto, cantata bene e scritta ancora meglio da un sorprendente Gigi D’Alessio, forse più convincente come autore.

BUGO E invece sì
Senza le catene del nevroromantico Morgan (ricordate la fuga di Bugo durante l’esecuzione di Sincero, Sanremo 2019) Cristian Bugatti è più libero e sciolto. Dimostra di saper camminare meglio da solo e se lo ripete come un mantra: «Cristian cresci, stai su dritto».

COLAPESCE e DI MARTINO Musica leggerissima
Dalla Sicilia con furore. Brano che trasuda anni ’70, echi più o meno consapevoli dei Matia Bazar (vincenti a queste latitudini) con invito a superare l’insostenibile pesantezza dell’essere contemporaneo: «Metti un po’ di musica leggera, perché ho voglia di niente, anzi leggerissima, parole senza mistero, allegre ma non troppo».

COMA _ COSE Fiamme negli occhi
Coppia artistica e di fatto Fausto Zanardelli e Francesca Mesian, versione aggiornata, indie-rock dei Krisma (infatti non disdegnano l’elettronica) con atmosfere da Baustelle. Non infiammano però con quel «resta qui e bruciami piano, come il basilico sole sopra un balcone italiano».

ERMAL META Un milione di cose
Il vecchio Ermal ha già vinto a Sanremo, ha dato scandalo (presunto plagio) con Fabrizio Moro, ha il suo bel pubblico fidelizzato, però la sintesi di questa canzone è nelle sue parole: «Ho un milione di cose da dirti ma non dico niente».

EXTRALISCIO Bianca, luce, nera
Meglio dei Tre allegri ragazzi morti, la band funerea di Davide Toffolo che si unisce ai tre Extraliscio (Mariani, Moreno il Biondo e Ferrara). Ritmo tribal, balcanico-romagnolo che si fa apprezzare, ma un po’ sfugge come quel loro «e ti ho trovato e ti cerco ancora».

FASMA Parlami
Tiberio Fazioli, rapper e trapper romano che “rancoreggia”, richiama il suo concittadino e collega Rancore. Pare, che avrebbe preso il posto di Leo Gassman, vincitore lo scorso anno tra i Giovani e non entrato di diritto nei big, secondo regole non scritte ma consolidate della tradizione sanremese, che il cuore impavido Amadeus ha cancellato.

FEDEZ e FRANCESCA MICHIELIN Chiamami per nome
I dieci secondi di ascolto sui social, già noti a tutti gli utenti della Rete (rimarcati ad arte da Fiorello) della premiata ditta Fedez-Michielin forse bastano e avanzano... Non c’è nessun grado di separazione tra il repertorio dell’una e dell’altro, e servirà la miglior strategia influencer della signora Fedez, Chiara Ferragni, per portare il duo sul podio. Mai dire mai, canta qualcuno dopo.

FRANCESCO RENGA Quando trovo te
Il bravo artista è quello che sa cambiare registro in corsa. E a 52 anni Renga ha ancora un Angelo (brano che vinse Sanremo 2005) che lo protegge e siamo quasi noi a cantargli: «Sei lo stupore atteso».

FULMINACCI Santa Marinella
Signore e signori, abbiamo trovato un “Cantautore”. Il 23enne Filippo Uttinacci, al secolo Fulminacci, è il degno nipote del Folkstudio con dentro tutto il meglio del passato cantautorale. Al Premio Tenco se ne sono già accorti (il suo La vita veramente premiato come miglior album d’esordio) adesso tocca a voi gentili telespettatori, la vera giuria.

GAIA Cuore amaro
Gaia Gozzi, 19 anni, papà italiano e mamma brasiliana, è l’ennesima proposta che arriva dal sempre ricco vivaio dei talent (prima “Amici” e poi “X Factor”) che poi però, sul lungo periodo, è povero di promesse mantenute. Gaia farà eccezione? Lo scopriremo solo riascoltandola.

GHEMON Momento perfetto
Provaci ancora Ghemon. Il rap è sempre quello aspro e selvaggio del cantore indipendente, ma ci spruzza del funky (delizia per le orecchie di vecchi elefanti) per un momento che, se non è perfetto, è comunque il suo.

GIO EVAN Arnica
Il nome d’arte Gio Evan sembra uscito dal tempio jazz newyorkese del Village Vanguard, mentre si tratta di Giovanni Gian Caspro da Molfetta, professione: scrittore e cantautore. Il mix genera un pezzo nostalgico, a tratti forte e terapeutico, appunto, come l’arnica.

IRAMA La genesi del tuo colore
Titolo criptico e pretenzioso, quello del rapper “anarchico”, carrarino che si esalta anche lui con «Colora l’anima, con una lacrima, svolterà colore».

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA Amare
Non si tratta di un nuovo movimento politico in attesa di convocazione del futuro premier Mario Draghi, ma di un ottimo e collaudato duo, formato da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina. Il ritmo dance e la voce della Lucchesi impreziosiscono il brano, per amatori.

LO STATO SOCIALE Combat pop
La vacanza, da una vita, per i cinque ragazzi allegri di Bologna, Lodo, Albi, Checco, Bebo e Carota, è terminata. Sono stati due anni sabbatici per la band, dopo il 2° posto, con lode, al Festival 2018. E mentre Lodo ha continuato a farsi vedere in teatro (attore) e in tv (giurato di X Factor), gli altri hanno creato questo “brano-spacca” che evoca l’Avanti pop dei Têtes de Bois.

MADAME Voce
Sì, esiste un rap al femminile anche da noi. E Madame, anzi Miss (ha 19 anni) Francesca Calearo, lo conferma. La voce c’è, lo style non è del tutto free, si incarta in fraseggi tipo «in un bosco di me c’è un rumore incessante». Molto rumore per nulla? No, l’età e il genere è dalla sua parte.

MALIKA AYANE Ti piaci così
Da colei che è stata consacrata, non solo per affinità milanese ma vocale, come l’erede di Ornella Vanoni, le aspettative sono sempre molto elevate. Perciò se a lei piace così, a noi un po’ meno. Riascoltabile.

MÅNESKIN Zitti e buoni
Non diventeranno i Led Zeppelin e la voce del loro frontman Damiano David non avrà la “maledizione” cult di Jim Morrison. Ma il talento c’è e si sente forte, come il loro dark-rock che colpisce e lascia la platea zitta e buona.

MAX GAZZÈ e LA TRIFLUOPERAZINA Il farmacista
«Trifluoperazina» è anche la Monstery Band che lo accompagna, poi lo «stramonio, e pindololo» più «un pizzico di secobarbital» è la ricetta di questo alchimista del cantar leggero che sorprende sempre per originalità. Gazzè presente è un po’ come se Battiato apparisse all’improvviso sul palco dell’Ariston.

NOEMI Glicine
Noemi è matura per diventare almeno la “prima rossa” della canzone italica (exaequo con la Mannoia). Graffia sempre il cuore e con timbro elegante manda a dire: «Dentro ti amo e fuori tremo, come glicine di notte».

ORIETTA BERTI Quando ti sei innamorato
Il Premio Mia Martini no, ma il Nilla Pizzi (creiamolo subito) è suo. L’Orietta nazionale, a 77 anni, con lo stesso coraggio di Amadeus, salirà sul palco con una vecchia canzone d’amore stile Sanremo del secolo scorso, con dedica speciale, ovviamente al suo Osvaldo.

RANDOM Torno a te
Se Vasco dovesse ricantare Siamo solo noi in versione rap, si affiderebbe a Random, specchio di una gioventù sdraiata e molto sola: «Siamo a migliaia e migliaia, ma non ci troviamo».

WILLIE PEYOTE Mai dire mai (La locura)
Attenzione, questo è un dulcis in fundo, una rivelazione, per molti. Divertente come un Caparezza e “castigat mores” alla Fabri Fibra. Ma nella sua scanzonatissima filosofia – vero nome Guglielmo Bruno – attacca proprio i fratellini di Fibra: «Ora che sanno che questo è il trend, tutti sti rapper c’hanno la band». Geniale!

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