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I 30 Big in gara al 75mo festival di Sanremo - ANSA
Un Festival davvero per tutti, che comprende il più ampio spettro di generi musicali, con meno up tempo e molta più melodia e pop, con un po’ di rap e alcune punte di eccellenza cantautorali. “Tutti i generi, tranne il mio amato rock, ma di brani non ne sono arrivati” ha spiegato ieri a Milano Carlo Conti, il direttore artistico del 75mo Festival di Sanremo in onda su Rai 1 dall’11 al 15 febbraio. Stamattina negli studi Rai di corso Sempione sono stati svelati alla stampa i brani in gara dei 30 artisti che vedremo all’Ariston tra i Big. Ad un primo ascolto nessun brano ha ancora colpito come potenziale vincitore (molti sono scritti dagli stessi autori fra cui imperano Blanco, federica Abbate, Davide Petrella), mentre per il premio della critica già la rosa è piuttosto chiara. Occorrerà aspettare però la prova del palco all’Ariston dove le canzoni dal vivo accompagnate dall’Orchestra del festival prendono vita e forma e potrebbero rivelare sorprese, vedi i Ricchi e Poveri l’anno scorso. Quindi qui un primo giudizio.
FRANCESCO GABBANI. Viva la vita Scritta da Gabbani con Davide Simonetta e Pacifico, una bella canzone ampia, un inno alla “vita così com’è / viva la vita che è solo un attimo, un lungo attimo” fra accettazione e solidarietà. Occhio a questo artista capace di scrivere un pop d’autore e di interpretarlo in crescendo. Ottimista
CLARA. Febbre L’amore fa male come “una febbre che sale e scende” scrive Clara con Federica Abbate, al suo ritorno dopo un anno all’Ariston. Una corsa sincopata, prodotta da Dardust, ma non basta e non resta. Febbricitante
WILLIE PEYOTE. Grazie, ma no grazie Ironica filippica funky per il rapper torinese (coadiuvato da Rage) che con la solita intelligenza tocca l’attualità, cita luoghi comuni e manganellate nelle piazze. Farà ballare l’Ariston cantando l’Italia di oggi. Graffiante
NOEMI. Se t’innamori muori Un brano triste e profondo scritto da Mahmoud e Blanco che sarà valorizzato all’Ariston dalla voce ruvida di Noemi. Una coppia in crisi, fra silenzi e borse sotto gli occhi, alla ricerca di una via di uscita dalle discussioni. “Avere figli non è un discorso facile” canta la rossa artista. Classico con classe
LUCIO CORSI. Volevo essere un duro “Non sono nessuno, non sono nato con la faccia da duro. Non sono altro che Lucio”. Delizioso e cantabilissimo inno alla normalità, con chitarra elettrica a sorpresa sul finale per il giovane e originale cantautore toscano che ha messo a frutto la lezione dei suoi miti Rino Gaetano e Ivan Graziani Colpo di fulmine.
RKOMI. Il ritmo delle cose C’è un po’ di caos, ma anche sincerità in questo gradito ritorno dell’artista che tre anni fa era in vetta alle classifiche. Un ritmatissimo flusso di coscienza affollato di pensieri cercando di ricostruire se stesso e intanto strizzando l’occhio alla radio. Il ritmo c’è.
THE KOLORS. Tu con chi fai l’amore La band partenopea torna per il secondo anno consecutivo per fare ballare come sempre. Qui arruolano anche Calcutta per dare un po’ di profondità al testo, tra bugie e appuntamenti a Mykonos. Un po’ meno immediata delle ultime hit, ma in radio funzionerà. Adatta ai balli di gruppo
ROCCO HUNT. Mille vote ancora Molto bene il rapper salernitano che alternando italiano e partenopeo racconta la nostalgia per la sua terra «dove ancora si muore per niente a vent’anni / ‘sti figlie anna a capì / ‘sta guerra adda fernì». Uno dei testi più interessanti del Festival, fra campetti di calcio, amore per la mamma, anime buone in un mondo cattivo, fra rap e folk. Impegno, ritmo e mandolini
ROSE VILLAIN. Fuorilegge Un altro bis consecutivo al Festival dopo i successi dance dell’anno. Rosa Luini si definisce una fuorilegge per amore, punta ancora sull’elettronica da club e ci piazza un po’ di gospel per dimostrare di avere voce. In crescita
BRUNORI SAS. L’albero delle noci. “Scrivo canzoni d’amore alla ricerca di un porto sicuro” che è la famiglia per il neopapà Brunori Sas, uno dei più amati cantautori italiani, colpaccio di Carlo Conti al Festival. Una nuova nascita riempie il cuore di una gioia senza misura e le frasi di poesia, con qualche citazione biblica e un ritornello delicato che funziona. La classe non è acqua
SERENA BRANCALE. Anema e core E’ passata dal jazz alla samba partenopea e ci fa ballare senza ritegno la scoppiettante cantautrice, proiettandoci dritti dritti in un film anni 50 sulla Costiera con un brano alla Tu vuo fa l’americano di Carosone. Divertente
IRAMA. Lentamente Ritenta per la sesta volta il podio con una delle sue classiche ballate (anche qui zampino di Blanco) sullo strazio di un sentimento che si sta spegnendo. Manca forse un po’ di sale, ma vedremo sul palco dove l’effetto drammatico voce più orchestra non mancherà. Strappacuore
MARCELLA BELLA. Pelle diamante Forte, tosta, indipendente. A 72 anni splendidamente portati Marcella non ha paura di niente e nessuno, specie degli uomini e non lo manda a dire. Marcia femminista.
ACHILLE LAURO. IncoscientI giovani Quello che ha davvero svoltato è l’artista romano che, messe da parte le provocazioni, commuove con una ballatona malinconica delle sue sull’amore fra due Incoscienti giovani un ragazzo e una ragazza feriti dalla vita, fra padri assenti e botte per strada. Forse ne ha scritte di più immediate, ma occhio, col supporto dell’orchestra punta molto in alto. Podio.
ELODIE. Dimenticarsi alle 7 Amore tira e molla per la bella e brava cantante che cerca di confermarsi diva (quale è) della scena italiana in un brano tra Mina e il dancefloor dove Elodie riesce a inserire bene la voce, ma che resta un po’ nella media. Ibrida
TONY EFFE. Damme 'na mano Nicolò Rapisarda, in arte Tony Effe, atteso fra le polemiche, con una studiatissima operazione di facciata molla i testi volgari e misogini per trasformarsi in Lando Fiorini (grazie all’autotune) con un bel brano d’amore in romanesco che sta tra Gabriella Ferri e Franco Califano (pure citato), tra Roma Capoccia e Er barcarolo con tanto di mandolino e amore di mamma. Furbata
MASSIMO RANIERI. Tra le mani il cuore Massimo Ranieri inappuntabile e asciutto in un brano originale per linearità di musica e testo firmato da Tiziano Ferro e Nek sulla necessità di prendersi cura dei cuori feriti per dare loro pace. Perché “se hai tra le mani i cuore, è come sfidare Dio”, hai il dovere di proteggerlo anche se finisce in fondo al mare. Azzeccato
SARAH TOSCANO. Amarcord Canta l’illusione d’amore al club il sabato sera sera la vincitrice di Amici 2024 su un ritmo da discoteca anche troppo carico. Affannata.
FEDEZ. Battito Arrivano al Festival preceduti da un “dissing“ in cui si insultavano a vicenda i due personaggi acchiappa audience Fedez e Tony Effe e, occorre ammetterlo, sorprendono. Perché Federico Lucia, in arte Fedez ci piazza in faccia in un brano cupo e vero la sua depressione sotto le spoglie di una donna (in cui non è difficile intravedere le sue vicende autobiografiche). “Vorrei guarire, ma non credo, vedo nero pure il cielo” è il dramma fra elettronica e autotune. Dura e sincera.
COMA COSE. Cuoricini Fanno il loro anche i neosposi Coma Cose che con un elettro pop anni 80 stile Krisma contestano i Cuoricini che impazzano sui social, «cuoricini pure sotto la notizia crolla il mondo» ma anche “cuoricini per l’autostima, ma che tolgono il gusto di sbagliare tutto”. Radiofonica con intelligenza
GIORGIA. La cura per me C’è molta attesa per la cantante che torna al Festival in gran spolvero vocale giocando il tutto per tutto sull’ugola in un brano firmato da Blanco e Michelangelo, fra amore e paura della solitudine. L’artista farà faville all’Ariston anche se il filo melodico al momento sfugge. Grande performance
OLLY. Balorda nostalgia Fate attenzione al lanciatissimo cantante genovese che canta con bella energia giovanile la mancanza della vita quotidiana con l’amore che lo ha lasciato. Un po’ rapper un po’ cantautore, piacerà in modo trasversale. Viva la semplicità
SIMONE CRISTICCHI. Quando sarai piccola Nella quota cantautori svetta senza se e senza ma Simone Cristicchi che qui si prende cura di una madre ormai tornata bambina e senza memoria a causa dell’alzheimer “per restituirti tutto il bene che mi hai dato e sconfiggere anche il tempo”. Nonostante la rabbia e la fatica, vince l’amore, anche sulla morte. Se ci fosse giustizia a questo mondo, dovrebbe vincere lui. Lacrime, poesia e vita vera.
EMIS KILLA. Demoni Non convince invece il rapper Emis Killa con la sua tempesta d’amore stile clubbing che rende pazzi come sotto effetto di fentanyl o ecstasy, droghe qui citate con sin troppa leggerezza. Certo, si capisce che bene non fanno, ma resta ambiguità. Debole
JOHAN THIELE. Eco Da non sottovalutate la penna di un’altra outsider, Joan Thiele che racconta di un’infanzia in solitudine sostenuta dal fratello con voce cristallina e suoni retro alla Nina Zilli. Interessante cantautrice, al suo attivo un David di Donatello con Proiettili insieme a Elodie (colonna sonora del film Ti mangio il cuore) Bella scoperta
MODA'. Non ti dimentico Testo e musica di Francesco Checco Silvestre che, sempre appassionato, non dimentica un amore forte e bello. Classica canzone dei Modà romanticissima cantata a squarciagola che verrà ben suonata dalla band sul palco. Quota rock melodico.
GAIA. Chiamo io chiami tu Abbiamo trovato il tormentone di Sanremo 2025. Un brano martellante da radio è tutto nel ritornello ossessivo col “clap clap” alla Mahmood di Soldi con la scusa del tiramolla con l’amore lontano. Si balla e niente più
BRESH. La tana del granchio Scuola genovese, si sente il profumo della costa e del vento in un testo ben scritto che racconta un uomo innamorato pur con i suoi limiti, che dice frasi sbagliate ma che ti vuole bene. Ritornello musicalmente un po’ classico, ma riesce a unire contemporaneo e cantautorato. Sapore di mare
FRANCESCA MICHIELIN. Fango in Paradiso Centomila lacrime per la cantautrice veneta in un brano autobiografico dove si sente che soffre davvero per la fine di un amore. Scrive bene, la voce è ben modulata, anche qui un ritornello che aspetta solo l’Orchestra di Sanremo per esplodere. Pathos
SHABLO feat. GUE', JOSHUA, TORMENTO. La mia parola Uno street gospel che canta le periferie tra smog e cemento, «qui la gente muore e vive senza alternative». Classico rap anni 90, ben costruito, non troppo graffiante ma onesto. Sociale.