giovedì 12 febbraio 2015
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Che reazione avrebbe il pubblico di Raiuno se la rete ammiraglia del Servizio Pubblico mandasse in onda un programma che si apre con un ragazzo che dice: “Salve a tutti. Ebbene sì: sono un nano ma questo non è un video porno. Se volete cercare un film porno cliccate sul sito…..” (e dopo avere fornito a tutti l’indirizzo del sito, giù una sfilza di termini porno)? Già, come reagirebbe il pubblico?Difficile dirlo. Ma per saperlo, basterà aspettare un anno. A promettere lo sbarco su Raiuno del Dopofestival (perché è lì che si sentono queste cose) è il direttore di Raiuno Leone, in conferenza stampa. «Lo stiamo testando, col suo nuovo linguaggio. Visti gli ottimi risultati, l’anno prossimo mi piacerebbe andasse in onda su Raiuno».A dargli l’imbeccata è stato nientemeno che il direttore di Sorrisi e Canzoni, lo storico settimanale dedicato alla televisione.: «È un programma meraviglioso, dovreste trasmetterlo su Raiuno». Aspettate a dare loro torto o a schierarvi di qua o di là. La questione è più seria e più complessa di un semplice “mi piace” o di un “tweet”.La tv sta cambiando. E molto in fretta. Non c’è serie televisiva americana di successo, per esempio, dove il linguaggio non sia spinto (per alcuni, “solo vero, perché è così che si esprime la gente”) e le scene di sesso abbondino. Non solo. Ci sono sempre più serie americane (come Scandal, House of Cards, 24…) dove persino la Casa Bianca viene raffigurata come marcia. In House of cards, per fare un esempio, l’ex vicepresidente Usa, diventato nelle ultime puntate Presidente, uccide una giovane giornalista (sua ex amante) dopo averla gettata con le proprie mani sotto la metropolitana. E non fa solo questo. Ci avete mai pensato: come reagirebbero il Parlamento, i commentatori e l’opinione pubblica se la Rai trasmettesse una serie tv dove il Presidente della Repubblica e/o il Presidente del consiglio italiani facessero una cosa simile?Potete pensare che siamo più indietro degli americani, più ottusi o più bigotti. Potete pensare quello che volete, ma il pubblico italiano - se non tutto, sicuramente la sua maggioranza - vuole (anche) altro.Lo dimostrano in questi giorni gli ascolti del Festival di Sanremo, che raccoglie consensi puntando “sulla gente comune”. Rimettendo al centro della scena – parola loro - l’Italia normale. Eppure, basterà aspettare un anno, e - secondo il direttore Leone - su Raiuno potremo ascoltare un monologo così (ha aperto la seconda puntata del DopoFestival): “Se ci state vedendo all’1 di notte, vuol dire che siete al computer a quest’ora. Quindi, vuol dire che vi state masturbando. Ma se lo fate su un sito Rai, o siete dei componenti del consiglio di amministrazione della Rai o non ha senso”. Aspettate a indignarvi o a chiedere l’allontanamento del conduttore del Dopofestival Saverio Raimondo. Il problema (in fondo) non è né lui né (persino) la sua comicità surreale e sboccata. Tanto più che nel DopoFestival ci sono anche idee molto carine, molte delle quali di artisti nati sul web. Il problema è che certi monologhi non sono un prodotto adatto a Raiuno. Né ora (e infatti vanno in onda sul sito web Rai) né fra un anno. Raiuno, infatti, ha – anche se certa tv diventa sempre più “moderna” – un ruolo e un posto speciale nella cultura italiana. È un punto di riferimento. Un approdo sicuro per milioni di italiani che la guardano ogni giorno. “Abbiamo un patto con i nostri telespettatori” ricordava l’altro giorno il direttore Leone ai giornalisti a Sanremo.Cosa accadrà di quel patto fra un anno, alla luce del possibile arrivo di certa “comicità surreale” sull’ammiraglia del Servizio Pubblico?
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