mercoledì 19 luglio 2017
Arianna Errigo, la leader della squadra italiana di fioretto pronta per i Mondiali di Lipsia che si aprono oggi
Arianna Errigo, Tsunami in pedana
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Due anni fa le punte del fioretto femminile italiano erano tre, l’anno passato rimasero in due, ora ce n’è solo una. Dopo il ritiro di Valentina Vezzali e la pausa per maternità di Elisa Di Francisca, è Arianna Errigo la capitana dell’arma nobile della scherma tricolore. La brianzola affronterà con entusiasmo il Mondiale di Lipsia per cancellare definitivamente la parentesi negativa a cinque cerchi. «Sto bene, ho appena vinto l’Europeo, il clima in squadra è ottimo, ci sono le premesse per vivere un bel Mondiale. So di essere una delle atlete da battere, ma vivo tranquilla e serena», racconta prima della partenza per la Germania, per nulla intimorita di essere il punto di riferimento per le più giovani compagne. «È una sensazione strana perché ero sempre la più piccola del gruppo, non ero abituata a questo ruolo, ma metterò a disposizione l’esperienza maturata in otto anni ad alto livello». Undici mesi or sono Arianna sbarcò a Rio come donna da battere, ritornando però a casa senza medaglia: «Ho sbagliato l’approccio alla gara, arrivando troppo carica. In pedana non ero me stessa, le energie nervose mi avevano consumata. Dopo quell’esperienza nera ho resettato la mente e ricominciato daccapo». Cambiando tanto. A cominciare dal maestro: «Adesso mi alleno a Frascati agli ordini di Luca Simoncelli, il mio fidanzato. Da anni viviamo in simbiosi, dentro e fuori dalla sala di scherma. Siamo abituati a confrontarci e a discutere, ma riusciamo a distinguere lo sport dalla sfera privata». Insomma a casa si parla d’altro e non si sta un attimo fermi. D’altronde la ventinovenne nata a Monza con mamma calabrese («Della gente del Sud ho preso la testardaggine »), si definisce solare e amante del movimento («Neanche in spiaggia riesco a stare inattiva») e si compiace del soprannome TsunAri: «È il nomignolo che mi diede un maestro russo quando ero ancora Under 20, ma ero già piena di energia e sfoggiavo una scherma travolgente». Perseveranza e precisione, impegno e passione. Sono le quattro parole chiave che Arianna ha inciso a caratteri cubitali nella home page del suo sito Internet: «Il mio obiettivo come atleta è di dare sempre il massimo, di sforzarmi per migliorare di continuo, di attaccare più che difendermi». Se fosse stata una calciatrice sarebbe stata una goleador, se non avesse scelto la scherma avrebbe optato per il volley (sfiora il metro e novanta), visto che ha abbracciato l’arma adesso vuole stupire il mondo partecipando ai Gio- chi di Tokyo 2020 in due tornei: fioretto e sciabola. «È un sogno che rappresenterebbe un’impresa unica. Oggi può apparire impossibile, ma io ci credo, quindi sarà possibile». Per raggiungere il traguardo la Errigo ha disputato quest’anno una doppia stagione con entrambe le armi, pagandosi da sola le spese di trasferta per le tappe di sciabola: «Era giusto non togliere il posto a chi oggi è più forte di me». Intanto, pensando alle future vacanze («In Portogallo per fare surf») e passando il tempo libero a disegnare con la matita («I ritratti mi vengono meglio dei paesaggi»), Arianna racconta la sua vena di giramondo: «Mi piace troppo viaggiare, conoscere nuova gente, immergermi in culture diverse dalla mia, assaggiare cibi esotici, indossare vestiti stravaganti». Eppure di questi tempi passare da un aeroporto all’altro non è sempre rassicurante: «Di ritorno dall’Europeo di Tbilisi ho perso la coincidenza a Istanbul e sono rimasta tutta la notte a dormire in aeroporto. Non sono stata tranquilla, ma alla fine dobbiamo andare avanti e non arrenderci a chi vuole metterci paura». Osservatrice distratta di politica e economia («Non mi suscitano entusiasmo »), la Errigo ritiene lo sport un volano per pacificare i popoli: «Può giocare un ruolo fondamentale perché inculca i valori del rispetto dell’altro e della sfida leale. Chi cresce con questi ideali non può disprezzare il prossimo ». Peccato però che le imprese sportive di Arianna finiscano sotto i riflettori una volta ogni quattro anni: «Il nostro è uno sport che non si ama senza averlo prima sperimentato. Magari si potrebbe cominciare già dalla scuola, consentendo ai ragazzi di provare la scherma nell’ora di educazione fisica ». Non è famosa quanto i calciatori, non finisce sulle copertine patinate, ma Arianna è contenta del suo anonimato: «Posso uscire senza alcun disturbo». Capitolo futuro: è presto per smettere, ma «un pensierino alla maternità lo faccio». Prima però ci sono i Mondiali. A Lipsia per vincere.

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