lunedì 30 marzo 2015
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«Salire a San Siro, mettere sotto il Milan (anche se è finita 1-1), e vedere che nella tua squadra una decina di giocatori sono nati e cresciuti nel settore giovanile, ti dà la certezza che hai fatto bene ad investire così tanto sui giovani». È l’istantanea, giustamente entusiasta, del direttore sportivo dell’Empoli Marcello Carli. Quella splendida “decina” è composta dagli otto azzurri “indigeni” del vivaio empolese (Hysaj, Tonelli, Rugani, Signorelli, Pucciarelli, Saponara, Mchedlidze e Bassi) che con mister Maurizio Sarri nella stagione in corso hanno fatto il loro debutto in Serie A (Mchedlidze aveva già esordito nel 2008 nel Palermo). Sono numeri importanti, quanto quelli dell’Atalanta, il primo club europeo per il lancio nella massima serie di giovani calciatori prodotti dal proprio settore giovanile. Dal 1991, da quando il patron è Fabrizio Corsi, la politica dell’Empoli è stata principalmente questa: «Puntare sui talenti di casa, valorizzare quelli che troviamo in giro o che ci arrivano da altre società», dice Marcello Carli, 51enne di Colle Val d’Elsa, ex centrocampista dell’Empoli, che, prima di diventare ds, è stato responsabile del settore giovanile. La “canterina” azzurra che, ora, Marco Bertelli ha ereditato da Massimiliano Cappellini. Tutti uomini di campo (tra i tecnici ci sono anche gli ex più recenti, Antonio Buscè e Andrea Cupi) che hanno contribuito a fare dell’Empoli l’Ajax italiana. Una dozzina di formazioni, 250 ragazzi in gioco, dalla scuola calcio alla Primavera di Mario Cecchi, «un giovane empolese che sta facendo bene a dispetto della classifica che non corrisponde alla bontà del calcio che praticano i suoi ragazzi», sottolinea Carli. «Adesso tutti ci puntano i riflettori addosso perché stiamo facendo una stagione eccezionale in Serie A, ma qui anche negli anni della B sul vivaio abbiamo sempre investito almeno 2 milioni e mezzo di euro a stagione». Una cifra importante relativamente al budget a disposizione. Soldi che servono per garantire un servizio di trasporti ad hoc, specie per i più piccoli, e la gestione del convitto di Monteboro «dove l’obiettivo futuro - continua il ds empolese - è tenere non più di 25 ragazzi “fuorisede”». Fino a qualche tempo fa la metà dei “fuorisede” erano campani. Ragazzini saliti a Empoli sulla scia della fortunata nidiata di campioni consacrati come Totò Di Natale, Vincenzo Montella, Nicola Caccia, e Francesco Lodi.«Tutti scugnizzi napoletani, provenienti dell’ottima Usd San Nicola Castello di Cisterna con la quale la collaborazione continua, ma abbiamo occhi e orecchie tese su tutte le realtà della provincia italiana. Negli ultimi anni poi, ci stiamo sempre più indirizzando su ragazzini di prospettiva, tra i 10-12 anni d’età, selezionati nelle varie società toscane». Da quelle scuole corregionali sono finiti all’Empoli in tenerissima età i difensori Andrea Coda (ora alla Samp), Andrea Raggi che gioca nel Monaco - prossimo avversario della Juventus in Champions - e Gabriele Angella che gioca in Inghilterra nel Watford della famiglia Pozzo.La scuola difensiva italiana è in crisi, ma non all’Empoli: l’ultimo bimbo prodigio è il centrale Daniele Rugani, lucchese classe 1994, azzurrino dell’ under 21 di Gigi Di Biagio (assieme ai compagni, Barba e Verdi, quest’ultimo in gol contro la Germania), che l’anno prossimo potrebbe rientrare dal prestito alla Juventus.Quella Juve che già in passato mandò a farsi le ossa ad Empoli i nazionali Marchisio e Giovinco. «I grandi club sanno che a noi non interessa il professionista già affermato e magari alla soglia dei trent’anni, ma puntiamo solo sul ragazzo da formare, fine prestito - vedi il portiere Sepe (Napoli) e Vecino (Fiorentina) o Barba (Roma) - che qui ad Empoli troverà sicuramente l’ambiente giusto per crescere e migliorare. Perché? Prima di tutto perché sappiamo aspettare, abbiamo imparato ad accettare anche gli errori: le brutte partite, i lunghi periodi no, fanno parte del percorso di maturazione. Ai più giovani spesso gli ricordo: Di Natale è esploso intorno ai 25 anni e Valdifiori è stato convocato in Nazionale a 28». La stessa età del brasiliano Eder, altro azzurro della Nazionale di Antonio Conte, ora alla Samp, ma che l’Empoli prese dal Criciúma, a 18 anni, per inserirlo nella Primavera. Eder è uno dei pochi stranieri sfornati.Tranne Mchedlidze, croce e delizia di Sarri, che è arrivato 15enne dalla Georgia - nel 2006 - e Hysaj, origini albanesi ma che ha sempre vissuto a Firenze, gli altri ragazzi con passaporto non italiano lanciati dall’Empoli sono stati il brasiliano Cribari e i due italoaustraliani Grella e Bresciano. Mark Bresciano rimane l’affare record del mercato empolese: ceduto per 20 miliardi di vecchie lire al Parma». Adesso, Riccardo Saponara al Milan è stata la seconda storica operazione più costosa: 6 milioni di euro per il riscatto del cartellino a fine stagione. «Saponara, ma ancora prima Verratti, Insigne, Immobile, Florenzi, El Shaarawy, Zaza e la lista si allunga con quelli dell’ultima stagione (in primis Cataldi che la Lazio ha ripreso dal Crotone, ndr), sono la dimostrazione che il nostro calcio può rinascere molto in fretta. Specie se prestiamo più attenzione ai tanti talenti che si mettono in luce in serie B e che una volta approdati in A bisogna avere il coraggio di farli giocare».All’Empoli questo coraggio ne hanno da vendere. Già un paio di ragazzini si allenano con la prima squadra di Sarri e “vox populi” dà come prossimo gioiello in rampa di lancio il senegalese cresciuto in Italia, Assane Dioussé, centrocampista centrale, classe ’97. Il segreto di tanta grazia? «Bisogna aver voglia di girare e guardare - conclude Carli -. Quelli bravi si riconoscono all’istante. Specie ora che sbocciano le margherite e comincia un altro campionato, in cui, chi ha gamba e tecnica lo vedi subito e devi essere il più svelto e prenderlo e portarlo via».
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