domenica 28 novembre 2010
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Da quando usa gli ebook Maria Giovanna ha molto più spazio in casa: niente più grossi volumi sugli scaffali, niente più peso in borsetta per portarsi appresso l’ultimo romanzo, niente più polvere da passare con pazienza tra i libri. Eppure non riesce a togliersi una strana sensazione, quella di sentirsi più povera, priva di un patrimonio che le dava sicurezza. Nessuno sa che in una tavoletta di plastica grande come un foglio e spessa un paio di centimetri custodisce poco meno di mille libri e tutti si domandano che fine abbia fatto la sua ricca biblioteca. Scene non troppo future: da più parti in questi giorni, infatti, si sente proclamare in pompa magna la fine del libro di carta e l’arrivo degli ebook, i libri in formato elettronico. Le parole non sono più stampate su fogli di carta rilegati, ma vivono in una dimensione digitale, dalla quale vengono tratte solo nel momento in cui il lettore vuole che appaiano sullo schermo di un computer, di un tablet pc (dei computer piatti a tutto schermo) o di unebook reader (le tavolette che utilizzano la carta elettronica per far apparire delle pagine). I proclami, però, spesso lasciano il tempo che trovano e le cose sono ben più complesse di quanto sembrino. Ad aprire uno squarcio sul magmatico e complicato mondo del libro contemporaneo è Edoardo Barbieri, ordinario di Storia del libro e dell’editoria presso l’Università Cattolica, direttore del Centro di ricerca europeo libro editoria biblioteca, Creleb, e direttore del Master universitario Professione editoria della stessa Università.«È vero che oggi già tutto il processo di produzione di un libro avviene in digitale: autori, editori e tipografi lavorano tutti su computer – nota Barbieri – e l’ultimo muro resta la carta sulla quale vengono stampati i libri. Ma superare quest’ultimo muro non è affatto semplice». Eppure i dati parrebbero confermare questa tendenza: negli Stati Uniti tra il 2009 e il 2010 la crescita del mercato dei libri elettronici è stata del 176,6% e tra gennaio e agosto 2010 addirittura del 193%. Questi numeri, già riportati su Avvenire da Giuliano Vigini, saggista e docente di Sociologia dell’editoria contemporanea alla Cattolica, potrebbero far credere in un «miracolo» economico e parlano di un giro di 917 milioni di dollari. Tuttavia questo fatturato rappresenta solo il 3,8% del mercato editoriale statunitense. Tra l’altro, nota Barbieri, «quello anglofono è un mercato particolare. Al contrario in quello spagnolo, che pure conta un potenziale bacino d’utenza molto grande, non vi sono gli stessi segnali di crescita». Il cambiamento, però, è in atto e, anche se non ha ancora una forma definita, non si può più fermare. Ne è convinto Gino Roncaglia, docente di Informatica applicata alle discipline umanistiche e di Applicazioni della multimedialità alla trasmissione delle conoscenze all’Università degli studi della Tuscia, studioso della storia della logica e autore del libro La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro. «Il tema degli ebook non è nuovo – dice – perché uscì già nel 1999 e nel 2001 già si parlava di fallimento. Nel 2007 fu rilanciato dal colosso americano Amazon, che vende libri online e che ha ideato un proprio lettore, il Kindle, per i libri elettronici. Io non penso che a gennaio 2011 potremmo parlare di un exploit dei libri elettronici a Natale, probabilmente conteremo poche centinaia di copie vendute in Italia. Ma questo non è indice di fallimento: è una rivoluzione che richiede tempo». Secondo Roncaglia quello in atto è il quarto salto epocale, dopo il passaggio da oralità a scrittura, da rotolo a libro "paginato", da manoscritto a libro a stampa. Un salto, quello attuale, sostenuto dall’evoluzione dei dispositivi elettronici portatili di lettura, le cui funzionalità «hanno reso possibile il distacco dei libri elettronici da uno scomodo schermo di computer e dalla scrivania – nota Roncaglia –. La strada da fare, però, è ancora molta e resa complicata da innumerevoli difficoltà tecniche». Ma esiste una strada italiana nel campo degli ebook? «In Italia – fa sapere Vigini – la quota di mercato degli ebook raggiungerà quest’anno lo 0,1% dell’editoria con una disponibilità di non più di sei o settemila titoli in formato elettronico per la fine del 2010. Contando una crescita del 120% dei libri elettronici e del 2% di quelli cartacei nel 2014 arriveremo alla quota del 4,6% per gli ebook nel mercato editoriale». «Nel nostro Paese – nota Roncaglia – la difficoltà è data anche dal fatto che in un mercato piccolissimo ci sono già troppe piattaforme di distribuzione concorrenti tra loro. La frammentazione e la resistenza da parte di molti editori non faciliterà di certo la crescita». Eppure aggiunge lo studioso «abbiamo bisogno dei libri elettronici, perché mentre tutte le altre forme comunicative, dalla musica ai film, dalle foto alla televisione, sono passate al digitale, da questo ambito rischia di rimanere fuori quella forma argomentativa complessa che è tipica dei libri e che è necessaria allo strutturarsi del nostro modo di pensare». La questione, insomma, non si risolve con il semplice lancio sul mercato di nuovi dispositivi elettronici per la lettura, ma implica processi economici, culturali e anche cognitivi molto più complessi. Come sottolinea Vigini: «Il libro di carta offre un’esperienza diversa anche a livello emotivo, portando a una diversa conservazione della memoria della lettura. Per questo è più facile che gli ebook sostituiscano i libri di carta laddove la lettura viene fatta per consultazione o studio, come può essere nel caso delle enciclopedie o dei giornali. Oggi l’ebook può avere solo una funzione complementare al libro di carta». La direzione del cambiamento, insomma, sembra essere "multidimensionale": da un lato, come sottolineano Roncaglia e Vigini, l’evoluzione dei dispositivi che dovranno gareggiare a lungo con il libro di carta; dall’altro l’evoluzione delle forme di produzione dei testi e di lettura, che, come ricorda Barbieri, dovranno fare sempre più i conti con la multimedialità. Ma alla fine chi deciderà? Semplice: i lettori. È l’unico punto su cui sembrano davvero concordi gli esperti. Per Vigini editori e librai dovranno orientarsi verso una logica di «servizio» in grado di intercettare le esigenze dei lettori, offrendo ad esempio spazi tematici editoriali specializzati, magari in abbonamento. Per Barbieri saranno sempre i lettori, prima a «imparare» a usare le nuove tecnologie e poi ad aspettarsi libri sempre più evoluti. Infine Roncaglia ricorda che «negli Stati Uniti sono i lettori forti a trainare il mercato dei libri elettronici, mentre qui in Italia questo tipo di lettori, che hanno un peso non indifferente nell’industria editoriale, preferiscono ancora la carta». Insomma ci vorrà ancora tempo prima che Maria Giovanna possa trasformare la sua biblioteca in un archivio digitale. E avrà tutto il tempo, quindi, di abituarsi al nuovo stato di cose, senza provare alcuna nostalgia.
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