venerdì 16 ottobre 2020
Rinviata la presentazione. Per ora garantiti gli spettacoli fino a lunedì 19 ottobre. Il sovrintendente Meyer scrive agli spettatori. A rischio la prima del 7 dicembre con il pubblico
Il Teatro alla Scala di Milano con il distanziamento fisico degli spettatori

Il Teatro alla Scala di Milano con il distanziamento fisico degli spettatori - Avvenire

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Per adesso il sipario del Teatro alla Scala di Milano si alzerà per l’ultima volta lunedì 19 ottobre. E sarà un “gesto” ideale nell’ultima replica di Aida in forma di concerto diretta da Riccardo Chailly che ha conquistato il pubblico per l’ottima interpretazione. Poi non è dato sapere quali appuntamenti si “salveranno” fra quelli inseriti nel cartellone autunnale del Piermarini. «Restano al momento confermati gli spettacoli in programma fino a lunedì 19 ottobre compreso», fa sapere l’ufficio stampa del teatro nella nota in cui annuncia lo stop alla presentazione della nuova stagione. L’emergenza Covid che torna a far tremare Milano e la Lombardia irrompe sul palcoscenico del grande tempio della lirica. Non per eventuali contagi dietro le quinte che non si registrano, ma per l’«evoluzione dell’epidemia negli ultimi giorni in Italia e in Europa» e per la «conseguente incertezza del quadro normativo» legata all’acuirsi della pandemia, spiega il teatro. Risultato? Impossibile diffondere i titoli e le date dei prossimi mesi ma anche garantire le rappresentazioni dell’ultimo scorcio dell’anno se in città o nella regione dovessero scattare restrizioni o non potessero essere svolti eventi pubblici con centinaia di persone dal vivo. «Il teatro alla Scala – precisa la nota – segue l’evolversi della situazione e darà comunicazione rispetto alle rappresentazioni successive non appena il quadro normativo sarà chiarito».


In una lettera arrivata nel pomeriggio per mail agli abbonati il sovrintendente Dominique Meyer racconta che «in questi ultimi mesi, insieme a tutto il team del teatro, abbiamo lavorato costantemente a numerose versioni della stagione d’opera, balletto e concerti 2020/2021». Poi ricorda: «In questo periodo il teatro alla Scala, a tutela del suo pubblico, degli artisti e di tutti i dipendenti, ha sempre dato massima attenzione alle misure di sicurezza per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica, e proseguiremo con l’obiettivo di mantenere la Scala un luogo in cui poter vivere in sicurezza un’esperienza musicale unica». Eppure in queste settimane la fondazione soffre (anche dal punto di vista economico) per avere a disposizione “solo” settecento posti sugli oltre duemila in piantina per rispettare le misure anti-contagio. E il teatro sperava che con novembre i posti consentiti potessero salire ad almeno mille. Invece i nuovi picchi del virus rischiano di peggiorare il quadro. «La normativa – fa sapere il sovrintendente – ha ridotto la disponibilità dei posti in sala e conseguentemente la distribuzione è stata rimodulata, rendendo quindi impossibile prevedere le tradizionali formule d'abbonamento per la stagione 2020/2021». Quindi nessun rinnovo degli abbonamenti, cari al pubblico più affezionato al Piermarini e punto fisso per la casse della fondazione. Ma Meyer assicura che gli abbonamenti torneranno «nella stagione 2021/2022, quando ci auguriamo che le condizioni sanitarie ci consentiranno di riprendere con normalità la nostra attività».

Il Teatro alla Scala di Milano con il distanziamento fisico degli spettatori

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Il colpo di scena risale comunque a questa mattina quando, un’ora prima dell’inizio, la Scala «rinvia la conferenza stampa di presentazione del calendario da dicembre 2020 a marzo 2021». Quindi nessuna ufficializzazione del titolo che avrebbe dovuto inaugurare la stagione: Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. E non diventa poi così remota l’ipotesi che salti la prima del 7 dicembre aperta al pubblico quando, da tradizione, debutta il nuovo anno scaligero. Solo poco tempo fa il teatro aveva deciso di suddividere la presentazione del calendario degli spettacoli in tranche, andando a definire orizzonti temporali più limitati dell'intera stagione. Oggi è prevista anche la prova del concerto con la star russa Anna Netrebko (reduce dal Covid) assieme all’orchestra diretta da Chailly: ma l’appuntamento del concerto fissato per mercoledì 21 ottobre non è ancora confermato. La scelta del teatro di “fermarsi” al 19 ottobre è legata anche all’ordinanza regionale sulla pandemia che scade appunto lunedì e che dal giorno successivo potrebbe essere rivista con un giro di vita destinato forse a incidere anche sugli eventi della Scala. Ne consegue che per il momento non è possibile sapere che cosa accadrà per il recital di canto di Jonas Kaufmann (22 ottobre) e soprattutto per il balletto Giselle (previsto dal 29 ottobre al 18 novembre con i biglietti già venduti) e per l’opera La Bohème, la prima che tornava in forma scenica dopo il lockdown e che è in cartellone dal 4 al 17 novembre con molti biglietti già in mano agli spettatori. Certo proprio La Bohème con la storica regia sfarzosa di Franco Zeffirelli sarebbe stata proposta con alcuni “tagli” in particolare scenici per evitare le folle di comparse che Zeffirelli amava nel secondo quadro al caffè Momus nel Quartiere Latino a Parigi.

Il Teatro alla Scala di Milano con il distanziamento fisico degli spettatori

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Intanto i teatri dell’Associazione nazionale fondazioni lirico-sinfoniche (Anfols) lanciano l’allarme: i mancati ricavi, considerando solo il botteghino, ammonteranno nel 2021 a oltre 60 milioni di euro. A questo si aggiunge il fatto che anche nel 2020 la situazione è difficile in considerazione delle minori risorse complessive che il comparto ha ricevuto dallo Stato. «Tutte le Fondazioni lirico-sinfoniche italiane sono impegnate dalla fine del lockdown in una ripartenza nel segno della responsabilità nei confronti del pubblico, dei dipendenti e degli artisti scritturati – afferma Francesco Giambrone, presidente dell’Anfols –. I teatri d'opera sono aperti e vogliono continuare a restare aperti. Resta tuttavia un problema gravissimo di sostenibilità delle nostre attività. Tutte le fondazioni si stanno confrontando con una riduzione delle capienze assai significativa che supera il 50 per cento dei posti e questo comporta un drammatico crollo dei ricavi da botteghino, parte fondamentale degli equilibri di bilancio». È lo scenario futuro a destare le maggiori preoccupazioni. «Oggi – dichiara il vicepresidente dell’Anfols, Fulvio Macciardi – nessuna delle dodici fondazioni lirico-sinfoniche italiane è nelle condizioni di presentare nei tempi previsti un bilancio di previsione 2021 né di annunciare la Stagione. Senza un intervento economico e risorse aggiuntive per l’anno in corso e per il 2021 mancano le condizioni minime per proseguire le attività in condizioni di stabilità».

Comunque il coronavirus ha già fermato il teatro Petruzzelli di Bari. Dieci dipendenti della fondazione, addetti a varie funzioni, sono risultati positivi al Covid. Per questa ragione, d’intesa con la Asl, è stata disposta la sospensione di tre recite di Falstaff di Giuseppe Verdi e del Family Concert del 18 ottobre e, inoltre, è stata disposta la momentanea chiusura del teatro sino a ulteriore comunicazione, come rende noto la stessa fondazione Petruzzelli. Il primo caso segnalato è stato quello di un professore d'orchestra. In attuazione dei protocolli, sono stati sottoposti a tampone tutti i componenti dell’orchestra, con esito negativo, mentre poi è stata la volta di tutti gli altri dipendenti del teatro e per dieci l’esito è stato positivo. Tutti, comunque, non manifestano sintomi. «Il personale risultato positivo – assicura il teatro – in questa circostanza non ha avuto nessun contatto con il pubblico che ha assistito agli spettacoli, nel rispetto delle regole che prevedono il distanziamento e la riduzione di posti disponibili». La fondazione precisa inoltre che la distanza di sicurezza tra la linea del palcoscenico e l’inizio della platea è di circa undici metri.


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