giovedì 4 ottobre 2018
Nel cd “Look now” il cantautore inglese dedica 8 brani su 12 a soggetti femminili «perché le donne sono più credibili di noi uomini. Ho superato il cancro, non mi ritiro più: amo stare sul palco»
Il cantautore inglese Elvis Costello: il 12 ottobre uscirà il suo nuovo cd “Look now”

Il cantautore inglese Elvis Costello: il 12 ottobre uscirà il suo nuovo cd “Look now”

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Era dal 2013 che il cantautore inglese Elvis Costello non pubblicava cd inediti, addirittura dal 2010 non ne licenziava uno da solista: ma Look now, in uscita il 12 ottobre, non è solo una rentrée attesa dagli appassionati (che non ne verranno delusi), ma anche una rinascita vera e propria dell’artista. A maggio infatti Costello ha dovuto cancellare diversi show per sottoporsi all’asportazione di un tumore, piccolo ma aggressivo; e Look now, allora appena finito, non si sapeva quando avrebbe visto l’uscita. Adesso però è finalmente giunto il tempo di ripartire: sia col tour (per ora in Usa e Canada ma arriverà anche in Europa) che con un album dal sound essenziale quanto vigoroso, centrato non per caso su senso del vivere e futuro e a dir poco spettacolare per profondità poetica, ispirazione musicale e una capacità di affrontare temi fortissimi in solida lievità, apparente e consolatoria, da pop-rock di altissimo profilo. Accompagnato nell’avventura dalla sua band The Imposters, Steve Nieve alle tastiere, Davey Faragher al basso e Pete Thomas alla batteria, Look nowferma su disco la qualità raggiunta dal complesso; e nelle canzoni spazia fra l’insinuante e autobiografica Under lime, la maestosa e assorta Don’t look now, la toccante e cinematografica Stripping paper, l’aperta e sinfonica I let the sun go down, la vitale e graffiata Dishonor the stars e l’inquieta e puntinista Why won’t Heaven help me?, quest’ultima intrisa di paure su vecchiaia e fine della vita.

Al centro delle storie dei brani si stagliano soprattutto donne: una modella adolescente incerta sul futuro che torna in un secondo pezzo a gridare da adulta l’errore di aver scelto i soldi e non la libertà, una moglie tradita che rilegge il matrimonio negli angoli della casa, una figlia delusa, persino - nella ballad nera e sospesa Unwanted number - una ragazza vittima di abusi paterni che però ha la forza di scegliere l’amore per il bimbo nato da essi piuttosto che un odio assoluto. E questo brano, che nel tempo Costello ha svi- luppato trasformandone la protagonista da vittima a vincitrice, non è che uno dei tanti indizi di un rivisitare il senso del vivere dovuto al cancro, che suo malgrado ha dato all’artista londinese classe ’54 nuove consapevolezze: tanto che durante il nostro incontro, alla pudica domanda sulla malattia, Costello illumina la voce per dire «Grazie: la ringrazio davvero, di avermene chiesto».

Pensa di aver imparato qualcosa, dal tumore?

«Non lo so. Chi mi è vicino era a dir poco terrorizzato, io meno: forse per lo choc pensavo solo ai concerti da fare e al disco da finire, guardavo l’operazione come un piccolo impegno fra gli altri, sperando solo che togliesse meno tempo possibile. Dopo, mi sono accorto di sentirmi più consapevole, più grato alla vita, più attento; di apprezzare di più sia il mio tempo che il mio mestiere. E mi sono reso conto che quando incidevo le ultime voci del cd mi ero imposto di dare il meglio perché dentro avevo qualcosa che mi diceva che avrebbe potuto anche essere l’ultima volta, che cantavo».

La scelta di tornare ai dischi a cosa era dovuta?

«Avevo scelto di non incidere più senza cose importanti da dire o da far sentire, e in tour mi sono reso conto che The Imposters meritavano una visibilità discografica per la capacità di dare emozioni che la band ha raggiunto. Inoltre avevo pezzi di vari anni fa nel cassetto ( Burnt sugar is so bitter la scrisse con Carole King vent’anni fa come Suspect my tears, Nda) e mia moglie, la cantante e pianista Diana Krall, mi ha incitato a farli conoscere. Per lei era il momento giusto».

Come è giunto a cantare il dramma, complesso e scabroso ma colmo di pietas, di Unwanted number?

«Me lo sono chiesto anch’io: è difficile capire da dove vengano le canzoni. Certo questa ha un suo sviluppo particolare, nel tempo da occasione di denuncia e giudizio senza sconti è divenuta per me qualcos’altro. Forse è stato aver superato il pudore di affrontarla che me la fa vivere adesso come canto d’amore, per un figlio e non solo. Certo penso che la gente abbia un enorme bisogno di canzoni così, e che il mio compito d’artista sia anche scriverne».

Non è curioso che lei oggi parli quasi solo di donne?

«In otto brani su dodici: è strano, sì. Credo dipenda dal fatto che quando non ho nulla di mio da dire punto su personaggi credibili, e le donne lo sono più degli uomini. Sono più profonde, sanno amare, sanno condividere… C’è in loro un’autenticità maggiore».

La musica è mai stata terapia, per Elvis Costello?

«Non userei quella parola perché mi sa di cerebrale e la musica è emozione. Però sì, per me è da sempre un aiuto, anzi qualcosa di prezioso. Di alto, come l’amore o come un sacramento. Non sprechi mai tempo con la musica, ti fa capire il mondo e te stesso».

Ma oggi Elvis Costello ha ancora intenzione di ritirarsi per la famiglia come disse tempo fa?

«Ah no. Amo il palco, voglio conoscere la gente, e poi ora do un valore diverso al tempo: certo me ne ritaglierò sempre per portare i miei gemelli a scuola, ma ci sono altre storie in attesa di essere cantate. E poi creda, ora ho una voglia matta di girare il mondo per capire come il pubblico reagirà alle mie nuove canzoni, le canzoni del mio ritorno».

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