sabato 14 settembre 2024
Dopo il caso Tamberi e i calcoli renali agli ultimi Giochi olimpici di Parigi, sotto accusa è finito anche il rigido regime alimentare in vista delle gare
Gianmarco Tamberi, 32 anni, campione olimpico di salto in alto ai Giochi di Tokyo 2020 e campione del mondo ai Mondiali di Budapest 2023

Gianmarco Tamberi, 32 anni, campione olimpico di salto in alto ai Giochi di Tokyo 2020 e campione del mondo ai Mondiali di Budapest 2023 - Ansa

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Un chilogrammo in meno che può valere un oro olimpico, zavorra che può cambiare la vita regalando prestazioni atletiche eccezionali così come grandi delusioni perché il corpo non ha retto lo stress di una dieta troppo stringente. Da sempre il peso-forma per un atleta è fondamentale, ma ora agli ultimi Giochi Olimpici con il “caso” Tamberi ed i suoi calcoli renali si è infiammata la polemica. Gimbo ha avuto la sfortuna di incappare nel problema “calcoli” nella gara della vita, tre ore prima della finale olimpica era in ospedale. Calcoli, sembra, che possano essere arrivati per la sua eccessiva magrezza e disidratazione, condizione necessaria portata all’esasperazione per cercare la massima leggerezza per sfidare la gravità. Tamberi, campione che ormai conosciamo da oltre un decennio, ha sempre avuto importanti variazioni sulla bilancia, andando ad aumentare anche 67kg nel periodo vacanza, (autunno- inverno), fino a rimettere le cose a posto ed essere lucido e tirato per il “periodo gare” estivo. Lui stesso a fine agosto ha fatto chiarezza in un post social dedicato: «Stanno girando cavolate colossali e anche molto pericolose per chi legge. Articoli che parlano di una dieta che mi ha fatto perdere 7/8kg tra gli europei di giugno e le olimpiadi di agosto ed altri che dicono che io tutto l’anno bevo massimo un bicchiere d’acqua al giorno. Per darvi un’idea più precisa, il mio peso era 77.5 a fine gennaio, 75.5 a metà giugno e 74.0 alle Olimpiadi, stesso identico peso dell’anno scorso ai mondiali. Ad ogni allenamento bevo più di un litro e mezzo d’acqua ed altrettanta ne bevo durante la giornata. La mia dieta è stata studiata e condivisa da diversi professionisti e sono più di dieci anni che seguo questo regime alimentare senza mai aver avuto problemi. Difficile pensare di cambiarla nell’anno più importante della mia carriera senza un motivo preciso». L’azzurro, oro olimpico a Tokyo 2021, ha così continuato: «Sono il primo a dirvi che è una dieta molto stretta e difficile, come tutti gli allenamenti che faccio durante l’anno sono molto pesanti e studiati per portarmi al limite ma questo è l’unico modo che un atleta ha per provare a raggiungere il proprio massimo livello. Che lo sport di alto livello non sia salutare è un dato di fatto ma sono forti anche le emozioni. È emerso che sono geneticamente predisposto a questo tipo di problema avendo una storia familiare di calcoli renali». Un chilo di grasso nel corpo che, si dice, può valere almeno 2 centimetri nel salto in alto oppure 3 o 4 secondi per ogni chilometro in un maratoneta. Su 42km è un totale di circa 2 minuti, un’eternità. Peso minore significa a parità di sforzo fisico consumare meno ossigeno e avere un gesto atletico più economico, fare meno fatica e in definitiva poter correre più veloce. Restando in pedana del salto in alto anche Stefano Sottile, splendido e quasi sorprendente con 2,34 metri che sono valsi uno storico 4° posto olimpico, è attento all’ago della bilancia: «Non ho mai avuto grandi variazioni di peso e mi sono sempre autogestito, tranne quest’anno dove sono andato tre volte da un nutrizionista. A novembre scorso avevo un 13% di massa grassa e un peso di 72kg, a gennaio pesavo 70kg fino ad arrivare ai giorni precedenti le Olimpiadi a pesare 68,5kg con un indice di massa grassa pari al 4,2%. Il nutrizionista mi ha insegnato molto, mangio di più ma con più qualità. Questo è importante, anche a me piace mangiare come a tutti». A fare chiarezza per Avvenire il dietista e nutrizionista sportivo Francesco Fagnani, tanti campioni e sportivi passano nel suo studio romano. Tra questi nel 2014 anche Tamberi: «Come si può vedere anche solo seguendo Gianmarco sui social è senz’altro un atleta che periodicamente ha avuto variazioni di peso significative a seconda del periodo di gare oppure no. Non curo più io da tanti anni l’alimentazione dunque non conosco la sua situazione, in linea generale si può affermare che c’è un livello di perdita di peso oltre il quale non bisogna andare. La prima regola è sempre la salute, va bene nei giorni di avvicinamento ad una gara importante tipo un’Olimpiade essere al limite, ma il periodo di significativa restrizione deve essere limitato. Oltre che per una “familiarità” i calcoli possono verificarsi per svariati motivi, anche banali come il semplice fatto di non diluire opportunamente i sali minerali presi durante o dopo gli allenamenti, piuttosto che il tipo e il quantitativo di acqua utilizzata per idratarsi quotidianamente o un eccesso di proteine assunte con la dieta e/o con integratori e tante altre concause. Certamente quando si è raggiunta una magrezza estrema con un approccio nutrizionale molto restrittivo e sbilanciato i reni sono subiscono uno stress continuo e ogni piccola variazione in un fisico quotidianamente portato al massimo come quello di un atleta può provocare reazioni avverse, ma non possiamo nemmeno a mio avviso fare un’ingiusta crociata basata su delle supposizioni di abitudini alimentari errate adottate da Gimbo. A luglio aveva fatto un post dove indicava una massa grassa pari al 3,3%, molto molto bassa, se correttamente rilevata con una metodica attendibile e nel suo post una frase “Non il fisico che voglio ma quello di cui ho bisogno”. Sono molto sensibile alla piaga dei disturbi alimentari che oggigiorno affliggono milioni di persone, soprattutto giovani e sportivi. Tamberi è un grande campione, io stesso sono un suo grande fan, è seguitissimo da migliaia di ragazze e ragazzi ed un’affermazione di questo tipo nei più giovani può sicuramente portare a strani effetti, come instillare dei convincimenti errati e sfociare poi in un tentativo di emulazione, con diete folli e ahimè autogestite solo per raggiungere una magrezza estrema che viene descritta come necessaria e indispensabile ». Fagnani prova a fare chiarezza sul peso degli atleti, il suo pane quotidiano: «Poche regole ma chiare: salvaguardare sempre la salute, troppo magri significa abbassare il sistema immunitario, poi il rapporto “pesopotenza”, ovvero la massima performance atletica possibile. Ci sono atlete donne che hanno problemi con il 18% e altre che vivono senza problemi con solo l’8% di grasso. Un maratoneta di alto livello oggi ha il 57% di massa grassa, le donne tra 7-9% e che hanno variazioni di peso, magari dai 49kg si passa nel giro di 4-5 mesi di preparazione maratona a 46kg. La leggerezza è senz’altro fondamentale, ma la dieta ferrea deve essere per un periodo limitato, ci vuole un riposo anche mentale, un lasciarsi andare».

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