venerdì 20 febbraio 2015
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Ad Assisi non c’è pace tra gli ulivi, anzi tra gli affreschi della basilica di San Francesco. La direzione generale per le Belle arti del ministero per i Beni culturali, presieduta dall’architetto Francesco Scoppola, avrebbe tuonato «allarmatissima» sul quotidiano La Repubblica – edizione di ieri – che sugli affreschi di Pietro Lorenzetti la manutenzione in corso da parte dei restauratori ha creato un imbarazzante «effetto pizzeria», secondo l’autore dell’articolo, Tomaso Montanari. La stessa direzione generale, poi, sarebbe ancora più preoccupata per il restauro effettuato dall’altra parte del transetto della basilica e nella cappella di San Nicola, dove mise mano (nella Crocifissione sicuramente) - intorno al 1315 - Giotto. In quella zona le mezze figure, opera di Simone Martini, sarebbero state alterate dal restauro con «appiattimenti e prive di alcuni dettagli della decorazione» (ancora da Repubblica). Critiche e giudizi piuttosto forti, che hanno indotto il soprintendente dell’Umbria Fabio De Chirico a sospendere cautelativamente gli interventi alla Basilica, e chiamano in causa un’istituzione come il professor Sergio Fusetti. Salentino di Galatina, dal 1974 ad Assisi, Fusetti è il responsabile delle attività di restauro della reverenda fabbrica di San Francesco. Parole grosse come macigni, professor Fusetti: ma cosa ha provato leggendo queste critiche feroci?«Trovare sul giornale e in Rete certe accuse, più che critiche, confesso che è stato un autentico siluro alla mia persona, ma anche a tutti quelli che qui hanno operato in passato nella Basilica e, adesso, ai miei cinque collaboratori, alcuni dei quali lavorano con me da venti-trent’anni. La Basilica – dice con orgoglio – è la mia seconda casa, la custodisco con amore da quarant’anni. Chi mi conosce, sa bene che ero qui a fare il sopralluogo anche il giorno dell’ultimo terremoto, il 27 settembre del 1997, quando sotto il crollo della vela di Cimabue [Basilica superiore, ndr] la scampai per miracolo, mentre i miei due cari amici, i geometri Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella, sono morti sotto le macerie...». Chi l’accusa però le rivolge delle specifiche lacune e responsabilità di natura tecnica riguardo alle ultime operazioni di restauro.«Innanzitutto in questo momento non si sta facendo restauro, ma della normalissima attività di manutenzione (come hanno potuto appurare i due tecnici del ministero nel recente sopralluogo). Essendo zona sismica, il rischio di crolli di pezzi di affreschi è all’ordine del giorno. Mi attaccano sulla cappella di San Nicola dove due anni fa alla chiusura dei lavori espressero il loro benestare entusiasta soprintendenti, storici dell’arte e l’allora ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi, che presenziò alla cerimonia di presentazione degli affreschi restaurati». Ieri Fusetti “eroe nazionale” e salvatore del tesoro pittorico della basilica di San Francesco – come nei giorni della terremoto –, ora unico responsabile del presunto “scempio”.«Nessuno scempio, non scherziamo. E poi voglio precisare che per i restauri seguiti al terremoto abbiamo lavorato assieme a diciotto ditte provenienti da tutta Italia. Per la cappella di san Nicola i fondi utilizzati erano privati e tutto è stato concordato, come sempre, con l’Istituto superiore di conservazione e restauro. Così come l’attuale manutenzione del transetto è stata fatta con regolare progetto presentato alla soprintendenza che lo ha prima vagliato e poi approvato. Questo è da sempre un cantiere trasparente e visibile a tutti, e nessuno, neppure il Sacro Convento, ha mosso mai un dito senza previa autorizzazione degli organi di controllo preposti».Al restauro della Basilica superiore, ha lavorato anche Bruno Zanardi – docente di Storia del restauro all’Università di Urbino – che di recente portando in visita ad Assisi dei suoi allievi avrebbe notato delle anomalie e lanciato l’allarme sulla scarsa qualità degli interventi attuali.«Resto ancora più allibito: il collega Zanardi sarà venuto almeno sette-otto volte a verificare il nostro lavoro alla cappella di San Nicola. Ci ha pubblicamente elogiati in un articolo pubblicato sul Giornale dell’arte[numero del 19 novembre 2012, ndr] in cui affermava: “Restauro molto complesso – cito testuale –, benissimo eseguito da Sergio Fusetti e i suoi direttori, da Vittoria Garibaldi, soprintendente ai Beni culturali dell’Umbria fino a luglio 2011, inaugurato dall’attuale soprintendente, Fabio De Chirico”».Zanardi parla di “aura mediatica” dei restauri, con la cantante americana Patti Smith messa addirittura a lavoro da lei come “restauratrice”.«Questa ormai è diventata una barzelletta. Patti Smith è passata in visita alla basilica e a lei come a tante altre persone consentivamo delle visite guidate sui ponteggi del cantiere. Alla signora Patti Smith ho semplicemente mostrato come si fa una stuccatura su un pannello bianco, dove il tratto del restauratore si cancella come e quando si vuole senza arrecare alcun danno o alterazione all’affresco».E la presunta scritta “GB” che, sempre secondo Zanardi, avrebbe fatto passare come la firma del pittore: le iniziali di “Giotto Bondone”...«Quella sigla l’ho trovata, ma non mi sono mai permesso di dire che si trattava della firma di “Giotto Bondone”. L’ho mandata in visione agli esperti, perché da quarant’anni in qua so bene che il mio compito è esclusivamente tutelare lo stato di salute della Basilica e dei suoi oltre diecimila metri quadrati di affreschi. Tutto il resto sono chiacchiere».Chiacchiere che fanno male a lei e forse anche all’immagine della basilica?«Personalmente mi tengo la mia “croce” e attendo una smentita da tutti coloro che hanno preso parte a questo chiacchiericcio inutile e pretestuoso nel quale scorgo un attacco politico, più che a me a qualche dirigente della soprintendenza dell’Umbria. Sa, siamo in periodo di nuove nomine... Mi confortano i tanti messaggi di stima che mi stanno arrivando in queste ore da tutte le parti e anche dalla mia Assisi, di cui sono cittadino onorario».
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