domenica 4 settembre 2022
Dopo il caso Turandot, il tenore e direttore scrive una lettera all'orchestra tramite la Gasdia e Tommasi e spiega le sue ragioni: «Non ero in me». E ringrazia i musicisti per non essersi alzati
Il tenore Placido Domingo ha scritto una lettera di scuse dopo il caso dell'Arena di Verona

Il tenore Placido Domingo ha scritto una lettera di scuse dopo il caso dell'Arena di Verona

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“Non ci sono scusanti”. Non usa giri di parole Placido Domingo nella lettera inviata al presidente della fondazione Arena, il sindaco di Verona Damiano Tommasi, e al sovrintendente e direttore artistico Cecilia Gasdia nella quale esprime “un dispiacere grande tanto quanto l'amore che porto nel cuore per l'Arena” per l’esito delle due serate che la scorsa settimana lo hanno visto protagonista nell’anfiteatro veronese.

Una lettera che datata 1 settembre, scritta da Domingo “a poche a poche ore dalla fine di un bellissimo Gala che ho cantato qui al Festival di Ljubljana”. Serata che lo ha visto raccogliere ancora una volta l’affetto del suo pubblico. Una lettera che sarà consegnata oggi all’orchestra e che siamo in grado di anticiparvi, nella quale l’81enne musicista spagnolo fa autocritica sulle sue esibizioni prima come interprete del Verdi gala night (ma nell’ultima parte il tenore che ora canta da baritono, che subito era apparso non in serata, ha dovuto rinunciare a cantare per un improvviso abbassamento di voce) e poi sul podio per dirigere Turandot di Puccini (chi c’era racconta di alcuni passaggi difficili con scollamento tra buca e palco nel terzo atto).

Due serate no. Proprio fortunate, come hanno sottolineato le cronache, ma che hanno visto il pubblico dell’Arena stringersi con il calore degli applausi e l’affetto di sempre al musicista. “Sono consapevole che il livello della mia prestazione artistica per le serate del 25 e del 26 agosto non è stato all’altezza delle mie e delle vostre aspettative” scrive Domingo nella lettera che ha voluto inviare, tramite la Gasdia all’orchestra che agli applausi finali al termine della recita di Turandot e non avevano voluto alzarsi in piedi. Un atteggiamento spiegato in una lettera inviata alla sovrintendenza dalla Slc Cgil, nella quale i sindacati rivendicavano il fatto che “soltanto la professionalità delle maestranze artistiche e tecniche ha permesso che l’evento non si tramutasse in un gigantesco fallimento”. Una posizione che ha avuto eco mediatico (insieme alle cronache della serata) e che ha visto molti, specie sui social, dire che per Domingo è tempo di ritirarsi.

In questo scritto il musicista prova a spiegare le sue ragioni. “Non ci sono scusanti. Per stare sul palcoscenico e ancora di più sul podio la concentrazione è fondamentale. Purtroppo in quei giorni a Verona ammetto di essere stato molto provato” spiega Domingo il cui nome di recente è comparso nelle intercettazioni di un'inchiesta (che però non lo vede indagato) su una setta criminale argentina accusata di tratta e sfruttamento sessuale di giovani donne. Per questo alla vigilia del gala alcune associazioni di femministe avevano chiesto di sospendere lo spettacolo, minacciando proteste. “Ho confidato fino all’ultimo che l’energia positiva di una Arena gremita e di tutti i suoi lavoratori potesse darmi la forza di portare avanti queste due serate, dove ho comunque cercato di dare il massimo per il pubblico, giunto in gran parte da molto lontano, e per il rispetto che sento verso tutti coloro che hanno lavorato per creare uno spettacolo, quello del Gala, che è nato appositamente per me”.

Domingo chiede alla Gasdia di condividere il suo “rammarico con tutti i lavoratori dell’Arena”. Ringrazia “per il sostegno e l'affetto tutti gli artisti del coro ai quali mi legano tanti ricordi”. I ballerini, le sarte, gli addetti a trucco e parrucco “e tutti i tecnici di ogni settore per il miracolo che riescono a compiere ogni anno. Riescono ad allestire uno spettacolo grandioso in tempi record con grande competenza”. Ma soprattutto ringrazia “i professori tutti dell’orchestra, in particolare coloro che non si sono alzati agli applausi finali della Turandot: amano il loro lavoro e amano l’Arena e credo sia questo che hanno voluto significare con il loro gesto. Un gesto che, non lo nascondo, mi ha molto ferito, ma da musicista sento che è stato un atto di rispetto verso lo standard artistico che l’Arena rappresenta. Con la vostra professionalità mi avete sostenuto in una serata nella quale ero davvero in difficoltà, tutti protesi verso l’obiettivo di una resa musicale degna della fama della vostra meravigliosa Arena”.

Il prossimo anno l’Arena manderà in scena al festival numero 100. “Una stagione nella quale tutti gli artisti dovranno rendere un omaggio alla vostra storia ed alle vostre attuali competenze, che sono in parte il lascito di generazioni di lavoratori che vi hanno preceduto e con cui per oltre cinquant’anni ho avuto il privilegio di collaborare”. In programma anche un Gala Domingo, ma nella loro lettera gli orchestrali hanno chiesto che la serata non sia un concerto del musicista, ma venga trasformata in un omaggio all’artista senza che egli ne sia il principale protagonista.

Domingo chiude la sua lettera spiegando di avere “il solo desiderio di dar vita ad uno spettacolo che sia un omaggio a tutti voi ed alla vostra storia straordinaria”.

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