venerdì 30 gennaio 2015
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Chi l'avrebbe mai detto? Croci e nomi di martiri cristiani nel deserto dell'Arabia Saudita. Oltre un chilometro di iscrizioni su roccia, risalenti alla fine del V secolo, in una lingua "nabateo-araba", che è una sorta di aramaico locale. Li ha scoperti la missione archeologica franco-saudita diretta da Frédéric Imbert, docente dell'università di Aix-Marseille, che ha presentato i risultati all'università americana di Beirut. Ne dà notizia il quotidiano libanese l'Orient-Le Jour (GUARDA LE FOTO), ripreso dall'agenzia Asia News. Il luogo del ritrovamento dei simboli e dei nomi graffiti sulle rocce (definiti da Imbert una "pagina di storia degli arabi e del cristianesimo") è noto come Bir Hirma o Abar Hima e si trova nella zona del Jabal Kawkab ("monte della stella") nel sud dell'Arabia Saudita, emirato di Najran. E questo non sorprende gli storici. Proprio qui furono sterminati i "martiri di Najran", di cui dà notizia il Libro degli Himairiti. L'eccidio fu ordinato dal sovrano Yusuf (Dhu Nuwas), usurpatore del trono himairita.Ma le persecuzioni erano già iniziate all'epoca del regno di Shurihbil Yakkuf, che governò il sud dell'attuale Arabia dal 470 al 475. E proprio a quel periodo risalirebbero le iscrizioni scoperte nel deserto. Il cristianesimo si era diffuso nella penisola arabica a partire dal IV secolo, ma la sua propagazione conobbe nuovo impulso nel VI secolo grazie a missionari persiani e siriaci. Furono i cristiani sopravvissuti ai massacri di Yusuf ad appellarsi al re d'Etiopia, che rovesciò lo sterminatore e instaurò un regno cristiano. Ma il suo splendore fu breve: stava per nascere l'islam, che in quei deserti avrebbe scritto tutta un'altra storia.
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