
Simone Weil durante il suo soggiorno in Spagna - archivio
Due vette nella storia e nella storia della spiritualità: Francesco d’Assisi e Simone Weil. Due mondi contrastanti, due esperienze di vita lontane e opposte? Considerati alla luce di certi paradigmi, siano sociali, siano religiosi, è indubitabile. Perché allora una studiosa quale Sabina Moser, che ben conosce la storia e la filosofia, si compromette con un saggio che, già nel suo titolo - Una santità geniale. Simone Weil in dialogo con san Francesco (Le Lettere, pagine 224, euro 18,00) - non solo risulta interrogante ma anche compromettente? «C’è nell’intimo di ogni essere umano, dalla prima infanzia sino alla tomba e nonostante tutta l’esperienza dei crimini commessi, sofferti e osservati, qualcosa che si aspetta invincibilmente che gli si faccia del bene e non del male. È questo, prima di tutto che è sacro in ogni essere umano. Il bene è l’unica fonte del sacro. Solo il bene è sacro, e quanto è relativo al bene». Così scrive Simone Weil: così volle vivere sulla strada dell’abbandono dell’ego e di tutte le sue esigenze egoistiche, autocentrate e venate di narcisismo. Commenta Moser: «Come tutti i mistici, anche Simone non si stanca di ripetere che non c’è vita dello spirito dove manca la libertà generata dal distacco. Questa può nascere solo là dove il “grosso animale” scompare: “non c’è spiritualità se non là dove il grosso animale si dissolve”». L’autrice, concludendo il saggio, palesa la sua molla di partenza « Al di là di tutte le differenze di tempi e culture, questo tratto essenziale accomuna senza dubbio Francesco, che accoglieva come fratelli i briganti, a Simone, e costituisce a nostro avviso la lezione fondamentale che entrambi ancora oggi ci trasmettono». Conclusione del percorso oppure polla germinante e ribollente? La prima bolla emergente si incentra su di una tematica sempre ricercata, sempre luce di cammino ma anche momento di tensione: La volontà di Dio. La seconda bolla fluisce donando: La Bellezza. La terza bolla scava nell’umanità quotidiana: L’imitazione di Cristo. La quarta bolla suscita perplessità interrogante: L’esercizio della de-creazione. La quinta bolla si concentra nel vissuto: L’Evangelo in atto. Marco Vannini, coniuge di Sabina Moser, studioso sempre coinvolto nelle comuni ricerche di mistica, guida per mano alla comprensione: «Sono stata conquistata da san Francesco fin da quando ne ebbi conoscenza», afferma Simone Weil che, però, « non studiò specificamente gli scritti francescani, né fu a conoscenza della letteratura critica in materia, neppure della fondamentale - e diffusissima - Vie de Saint François d’Assise di Paul Sabatier, la cui edizione definitiva è del 1935». Non sembra un approccio che contagi fiducia, eppure il perno magnetico risiede altrove, risponde infatti Vannini: « Non si tratta solo della frequenza con cui negli scritti weiliani ricorre il riferimento al santo italiano: come il presente libro intende mostrare, nel pensiero della filosofa francese si può spessissimo leggere, per così dire sottotraccia, l’esempio francescano di vita evangelica». Ecco comparire temi quali la povertà, l’umiltà, l’obbedienza, l’amicizia fraterna, il valore della sofferenza e l’apertura gioiosa alla bellezza del mondo. La sintesi l’autrice la ritrova e la presenta con il termine prescelto dalla stessa Weil che lo mutuò, a sua volta, da Charles Péguy: de- creazione. Se, in questo quadro, non solo lessicale ma di vita vissuta, Francesco e Simone optarono, con vigore, per una scelta personale nel rapporto fra la loro anima e Dio stesso, non si trattò di solipsismo ma di uno sguardo che coglieva il loro tempo con tutte le ben note traversie e riteneva che proprio la de-creazione potesse imprimere sulla storia e sull’umanità note di positività. Francesco e il movimento francescano rinnovò la Chiesa e la società, Simone comprese che «occorre comunque una nuova religione. Oppure un cristianesimo mutato al punto di essere diventato altro, o altra cosa». Vannini indica la svolta in accordo con l’autrice: «Abbiamo fondati motivi di ritenere che questo cristianesimo rinnovato, o, per meglio dire, “ritirato al suo principio”, fosse per Simone quello incarnato nella vita evangelica del santo di Assisi, così lontano da noi per tanti aspetti, eppure anche così vicino». Fuori dagli schemi. Santità geniale. Appunto.