Per “Gutenberg” del 26 settembre è “Maledetta nostalgia”
Musica, cinema, tv: l’industria culturale non sembra sapere fare altro che rispolverare vecchie glorie, rinunciando a inventare

Musica, cinema, tv: l’industria culturale non sembra sapere fare altro che rispolverare vecchie glorie, rinunciando a inventare. Ma è lo specchio di una tentazione che investe in modo più ampio la società: rifugiarsi nel passato mentre il futuro evapora. Sembra l’eterno ritorno, ma è soltanto coazione a ripetere. Per “Gutenberg” del 26 settembre è “Maledetta nostalgia”: l'inserto culturale di "Avvenire" riflette, con Alessandro Beltrami, su come la nostalgia dilaghi anche tra le generazioni più giovani, amplificata dalle possibilità del digitale di rigenerare il passato. Tra amarcord e replicanti, l’esito è una sorta di comfort food culturale che tritura e rimpasta il già noto, proprio come la IA.

Giuliano Zanchi avverte che anche la Chiesa può essere tentata di cercare in soffitta, perché nel disorientamento collettivo sono molte le spinte, esterne e interne, per un ripescaggio di forme ecclesiali del passato; Gianni Sibilla si soffermo sullo specifico dell'industria musicale, dove tra reunion, classici rivisitati e una nuova generazione che riscopre i grandi: il mondo del pop-rock sembra essere un presente che non smette mai di reinventare il suo passato. Davide Re mostra come i social sublimino il “per sempre” allontanando anche la morte, in questa nostra epoca in cui il passato non resta alle spalle, ma torna ciclicamente a bussare sotto forma di immagine, di ricordo, di notifica; Roberto Righetto si sofferma infine sul tragico demone della Grecia inventata, cioè sulla ricorrente tendenza dell'immaginario culturale occidentale di richiamare un mito fondativo remoto e, per questo, adattabile a piacere.
Apre la sezione Percorsi Raffaele Simone con una riflessione sul ruolo dell'invenzione nell'epoca delle fake news; si procede poi attraverso Napoli, con il documentario su Elvira Notari e il libro di Monica Florio, e sulle rotte dei navigatori italiani, accompagnati dagli articolo di Antonio Musarra e Franco Cardini. Un ultimo percorso si sofferma sul rapporto, nella storia, tra potere, dissenso e femminilità.
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