Le statue dell’Isola di Pasqua camminavano davvero: la fisica lo conferma

Con una combinazione di modellazione 3D e studi sul campo, un gruppo di ricercatori ha scoperto come si spostavano i moai
October 11, 2025
Le statue dell’Isola di Pasqua camminavano davvero: la fisica lo conferma
I modelli 3D e gli esperimenti dei ricercatori sullo spostamento dei moai
Per secoli, le maestose statue moai dell’Isola di Pasqua hanno custodito un mistero: come riuscirono gli antichi abitanti di Rapa Nui a spostare questi colossi di pietra, alcuni alti oltre dieci metri e pesanti decine di tonnellate, senza ruote né animali da traino? Per chi non ricordasse cosa sono le statue moai, va detto che sono grandi sculture in pietra vulcanica scolpite tra il XIII e il XVI secolo dagli abitanti di Rapa Nui, nota anche come Isola di Pasqua, nel Pacifico. Rappresentano antenati o capi tribali divinizzati e avevano lo scopo di proteggere e dare prestigio alle comunità locali. Sono alte in media tra i 4 e i 10 metri, alcune superano le 80 tonnellate e la maggior parte presenta teste enormi con tratti stilizzati, scolpite nella cava del vulcano Rano Raraku. Oggi, grazie a una combinazione di fisica, modellazione 3D ed esperimenti sul campo, un gruppo internazionale di ricercatori ha trovato la risposta a come venivano spostate quelle statue: a quanto pare “camminavano” davvero. La scoperta, pubblicata sul Journal of Archaeological Science, porta la firma di Carl Lipo, professore di antropologia alla Binghamton University (Stato di New York), e Terry Hunt, dell’Università dell’Arizona. Studiando quasi 1.000 moai, i due studiosi hanno ricostruito come gli antichi abitanti di Rapa Nui riuscissero a muovere le statue lungo strade accuratamente progettate, facendole oscillare avanti e indietro con l’aiuto di corde e di un numero sorprendentemente ridotto di persone. “Una volta che la statua si mette in movimento, non è affatto difficile farle continuare il cammino”, spiega Lipo. “Le persone tirano con un solo braccio, si risparmia energia e si muove velocemente. La parte più complessa è farla oscillare all’inizio”. 
Questo diagramma illustra la tecnica del "camminare" con cui i moai venivano spostati lungo strade preparate attraverso tiri laterali alternati di corde, mantenendo un'inclinazione in avanti di 5°–15° rispetto alla verticale.
Questo diagramma illustra la tecnica del "camminare" con cui i moai venivano spostati lungo strade preparate attraverso tiri laterali alternati di corde, mantenendo un'inclinazione in avanti di 5°–15° rispetto alla verticale.
Il gruppo di ricerca ha costruito una replica di moai da 4,35 tonnellate, dotata della caratteristica forma “inclinata in avanti” e della base a “D” tipica delle statue originali. Con sole 18 persone, il gruppo di lavoro è riuscito a spostare la colossale scultura per 100 metri in appena 40 minuti. Le simulazioni 3D e gli esperimenti fisici hanno mostrato che questa tecnica di “camminata oscillante” è coerente con le leggi della fisica e con le evidenze archeologiche. Le statue non venivano quindi trasportate sdraiate su slitte di legno, come ipotizzato in passato, ma “camminavano” erette, dondolando da un lato all’altro lungo percorsi leggermente concavi e larghi circa 4,5 metri. “Ogni volta che spostavano una statua, costruivano anche una parte della strada”, spiega Lipo. “Le strade e le statue sono intimamente legate: il paesaggio stesso era modellato per il movimento dei moai”. 
Il modello proposto da Lipo e colleghi non solo risolve un enigma archeologico di lunga data, ma restituisce anche dignità e riconoscimento alla straordinaria ingegnosità degli abitanti di Rapa Nui. “Dimostra che erano incredibilmente intelligenti,” sottolinea Lipo. “Hanno trovato un modo per muovere oggetti enormi utilizzando solo le risorse disponibili sull’isola. È un tributo alla loro creatività e alla loro conoscenza pratica della fisica e del territorio”. Per lo studioso, questa ricerca è anche un monito contro le teorie fantasiose e infondate che spesso circondano Rapa Nui. “Si sono inventate molte storie per spiegare l’impossibile,” afferma. “Ma la verità è che possiamo comprendere il passato in modo scientifico, testando le ipotesi con esperimenti reali”. E mentre le statue continuano a fissare l’orizzonte del Pacifico, la scienza continua a farle “camminare” — almeno nella mente dei ricercatori, che passo dopo passo riportano in vita uno dei capitoli più affascinanti dell’archeologia mondiale. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA