A Ercolano la quotidianità dei Romani sta tutta in una credenza
Ritrovata durante gli scavi del 1937, la credenza sepolta dall'eruzione del Vesuvio torna a splendere nell'esposizione del Parco Archeologico di Ercolano

Dopo un lungo lavoro di restauro, la credenza proveniente dall’appartamento V,18 sul Decumano Massimo è stata trasferita all’Antiquarium del Parco archeologico di Ercolano, dove entra a far parte del nuovo spazio espositivo dedicato ai legni antichi. Si tratta di un mobile ligneo carbonizzato rinvenuto, assieme a un corredo di stoviglie, nel 1937, durante gli scavi condotti accanto alla Casa del Bicentenario. Nei diari degli studiosi leggiamo che al suo interno furono trovati coppe, bicchieri, brocche e pentole, testimonianze importanti per ricostruire le dinamiche della vita domestica a Ercolano. In seguito al rinvenimento il mobile fu collocato in una teca di vetro, posta all’interno della bottega sotto l’appartamento; l’intera operazione venne realizzata nell’ambito del progetto di città-museo promosso da Amedeo Maiuri, che intendeva mostrare ai visitatori gli strumenti della quotidianità sepolta dall’eruzione del 79 d.C.
Per questioni legate allo stato di conservazione, la credenza rimase sigillata in una cassa lignea fino al 2022: da allora è stato intrapreso un complesso percorso di restauro, terminato l’anno successivo e realizzato in collaborazione con il Parco archeologico di Ercolano e il Drents Museum di Assen. Il trasferimento del reperto ha richiesto il lavoro sinergico di restauratori, archeologi e tecnici specializzati, che per un’intera giornata hanno lavorato in maniera da garantire la tutela della fragile credenza. Adesso il mobile si trova all'interno dell’Antiquarium e fa parte di un allestimento che recupera la disposizione originaria teorizzata da Maiuri. La documentazione dello scavo ha consentito poi di ricostruire le stoviglie ritrovate durante la campagna del 1937: gli utensili sono stati ricollocati assieme alla credenza per riprodurre un’istantanea fedele della quotidianità della Roma di Tito.
I visitatori potranno ammirare il reperto in occasione delle aperture serali del Parco, nell’ambito dell’iniziativa "Una notte al museo", durante cui sarà possibile incontrare archeologi, restauratori e architetti, che condivideranno con il pubblico esperienze, approfondimenti scientifici e storie legate ai lavori di restauro. Tante figure del passato hanno attraversato i secoli senza che le cronache registrassero il loro passaggio. Lontano dai grandi teatri di guerra e dalle imprese dei cesari, la vita degli abitanti delle province rischia spesso di passare inosservata e risulta difficile da ricostruire. I reperti archeologici, a differenza di molte fonti letterarie, sono testimonianze involontarie della storia dal basso e ricordano agli studiosi che le grandi personalità accelerano il corso degli eventi, ma restano il prodotto dei popoli. Per capire le dinamiche della Roma dei Flavi bisogna allontanarsi dal foro e andare in una provincia in cui l’impero di Tito viene ricordato in maniera molto distante rispetto alla versione trasmessa da Svetonio, che presenta il figlio di Vespasiano come amore e delizia del genere umano. La nuova esposizione del mobile ligneo sepolto dalle ceneri del Vesuvio si inserisce nel percorso di valorizzazione del patrimonio archeologico del sito di Ercolano e offre al pubblico la possibilità di entrare a contatto con quelle testimonianze che raccontano la quotidianità dei cittadini da cui discende il destino dell’Impero.
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