venerdì 10 luglio 2020
Messe di suffragio per ricordare il 42enne infermiere in stato di minima coscienza condannato a morire da un tribunale. Per salvargli la vita molti scesero in piazza e si spese anche papa Francesco
Vincent Lambert in un'immagine durante il suo ricovero a Reims

Vincent Lambert in un'immagine durante il suo ricovero a Reims

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Un anno fa, alle 8.30 dell’11 luglio, si spegneva nel suo letto all’Ospedale di Reims Vincent Lambert, il 42enne infermiere tetraplegico e in stato di minima coscienza dopo un incidente stradale nel 2008. Si concludeva tragicamente il braccio di ferro legale tra la moglie, decisa a far sospendere i trattamenti che tenevano in vita il marito, e i genitori, determinati a impedire che ciò avvenisse. « Dio Padre accolga tra le sue braccia Vincent Lambert. Non costruiamo una civiltà che elimina le persone la cui vita riteniamo non sia più degna di essere vissuta: ogni vita ha valore, sempre», scrisse subito il Papa in un tweet dopo essersi speso più volte pubblicamente per chiedere che fosse risparmiata la vita di un uomo che non aveva bisogno di altro se non di essere nutrito e idratato.
L’agonia di Vincent dopo il distacco dell’alimentazione assistita durò 9 interminabili giorni, uno strazio indicibile inflitto a una persona innocente dalla sentenza di un tribunale che aveva dato ragione alle richieste di chi sosteneva che quei trattamenti elementari costituissero una «ostinazione irragionevole». La sedazione profonda praticata al paziente lenì la sofferenza della morte per fame e sete ma non l’indignazione di chi riteneva quel verdetto una vera e propria condanna a morte. Dopo quel tragico mattino di giugno il silenzio è poi calato sulla vicenda, ma in Francia (e non solo: anche in Italia ci fu una generosa mobilitazione a favore di Lambert) resta vivo il ricordo del caso e di chi pagò con la vita un’ostinazione irragionevole uguale e contraria sul piano giudiziario. Mentre i sostenitori dell’eutanasia legalizzata citano il caso Lambert come l’esempio di una fine anticipata che dovrebbe essere consentita a chi ha espresso la propria volontà o che, non potendolo fare, è nelle mani della scelta dei propri congiunti o fiduciari, il vasto fronte civile e associativo che si schierò per la vita di Vincent con ripetute maifestazioni di piazza si stringe idealmente a chi oggi piange ancora la morte prematura di un uomo fragile per decisione di un tribunale. In particolare per Vincent vengono celebrate alcune Messe di suffragio in diverse località della Francia, come nella cattedrale di Saint Pierre a Lisieux e nelle chiese di Saint Roch e Saint Nicolas a Parigi.
Sul fronte giudiziario, si tornerà a parlare del caso l’11 settembre quando la Corte d’Appello di Reims discuterà la denuncia di mancata assistenza presentata contro i medici curanti – che materialmente gli staccarono la spina – da parte degli avvocati dei genitori e di una parte della famiglia Lambert. Un anno dopo la ferita è ancora aperta: a noi tutti che l’abbiamo avvertita con acuto dolore il dovere di non dimenticare.

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