sabato 10 giugno 2017
Vive per la musica e per dare speranza agli altri: Andrea Turnu, 29 anni, sardo di Ales, in arte dj Fanny, è malato di Sla ma non si arrende. Perché sa che ha ancora molto da dare agli altri.
La Sla, gli altri, la musica, Fabo: la vita secondo «dj Fanny»
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Amante della vita e della musica anche se affetto da Sla. Andrea Turnu, 29 anni di Ales, centro della provincia di Oristano, nei giorni scorsi è salito anche in cattedra. Lo ha fatto all’istituto industriale del suo paese, dove gli alunni di terza hanno presentato il progetto frutto dell’alternanza scuola-lavoro con il quale hanno realizzato il prototipo di un tasto che le persone malate di Sla possono usare per agevolare i loro movimenti, grazie a una stimolazione nervosa capace di fargli muovere le dita.
Attorno ad Andrea si muove un mondo. Dal presidente regionale della Federazione di Karate, Gino Emanuele Melis, che gli ha conferito la cintura nera ad honorem, ad altri amici che hanno animato una serata di discoteca, il regno di dj Fanny, alias Andrea Turnu, che, grazie al suo computer, è capace di dialogare senza problemi con tutti, compresi gli studenti che l’hanno seguito con grande interesse.

La libertà di vivere


Nel gennaio 2016 Andrea ha subìto una tracheotomia e gli è stata praticata la Peg. Quando è giunta la notizia del suicidio assistito di dj Fabo in Svizzera, Andrea non ha voluto giudicare il gesto, ribadendo però la libertà di fare una scelta diametralmente opposta perché convinto di avere ancora tanto da dare e da fare, nonostante la gravissima disabilità e la totale non autosufficienza. Andrea crede nella scienza e nella ricerca, e con la sua testimonianza d’amore alla vita vuole continuare sensibilizzare la gente.
La particolarità è che Andrea è produttore discografico e uno dei suoi brani, My Window on the Music, interamente realizzato con il software Visual Dj, è stato tra più scaricati da iTunes, con un sostegno diretto ai fondi per la ricerca dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla). Dj Fanny, da 5 anni non più autosufficiente, testimonia un modo diverso di vivere la malattia: basta visitare il suo profilo Facebook per capire come l’interazione con il resto del mondo sia continua e i feedback siano continui con tante persone, dai brani musicali alle disquisizioni sulla sua condizione di malato che ha voglia però di vivere. Il 4 giugno ha voluto rispondere a chi lo accusava di provare piacere con la Sla. «Non ho mai detto – scrive –, perché non sono un pazzo, che avere la Sla è bello... Purtroppo ce l’ho da quando avevo 24 anni, e la strada per l’accettazione è stata lunga e tortuosa. Sì, ho detto accettazione. Infatti, purtroppo, per questa malattia, al momento, non esiste nulla che sia in grado di bloccarla o rallentarla. Quindi, c’è poco da fare: o ti arrendi a lei, sia fisicamente che psicologicamente, o decidi comunque di combatterla col solo mezzo che questa bastarda ti lascia a disposizione: la forza d’animo, la voglia di fare, di sorridere ancora, nonostante ti tolga subdolamente ogni cosa, presto o tardi che sia». Un messaggio chiaro e inequivocabile.

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