giovedì 20 aprile 2023
Nel 2022 raddoppiati i casi di persone che scelgono di morire con il partner, non sopportando l’idea di vivere da sole. Le morti procurate ormai oltre il 5% del totale: sono quasi 9mila
Jan e Anje Dijkena, morti insieme per eutanasia

Jan e Anje Dijkena, morti insieme per eutanasia

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Ogni tanto accade che due persone unite da una vita muoiano in modo naturale a pochi giorni, persino ore di distanza. Nei Paesi Bassi, dove dal 2002 vige una legge che regolamenta l’eutanasia e il suicidio assistito, da alcuni anni si è passati alla possibilità di ottenere quella “di coppia”. Nel più recente rapporto della Commissione di vigilanza Rte, chiamata a valutare, a decesso avvenuto, se sono state rispettate le norme a cui ci si deve attenere, (la principale si riferisce a una sofferenza insopportabile senza alcuna speranza di guarigione), si legge che nel 2022 sono state accolte quasi il doppio delle richieste di eutanasia da parte di coniugi o “amici indivisibili.” Si tratta di 29 coppie. Nel 2019 furono 17, nel 2020 13, e16 nel 2021. In aumento anche il numero dei casi in generale: nel 2022 sono state compiute 8.720 eutanasie, pari al 5,1% di tutte le morti nel Paese (erano il 4,5% un anno prima), con una crescita in termini assoluti del 13% sul 2021.

Secondo il Centro per l’eutanasia Expertise, quelle di coppia potrebbero crescere ulteriormente in futuro. Expertise esiste da 11 anni. Si occupa di aiutare coloro che cercano un medico disposto a praticargli l’eutanasia, sostenendolo in seguito per quanto riguarda i dubbi su come attuarla seguendo le disposizioni di legge. Sonja Kersten, del consiglio direttivo, dice di essere «fiera» di essere riuscita a portare a termine tante procedure, nonostante una lunga lista d’attesa, impegnandosi affinché anche l’intervento “conclusivo” venga eseguito in maniera « zorgvuldig en zorgzaam » («accurata e premurosa »). « La richiesta di eutanasia da parte di una coppia avviene per lo più quando si ammala uno dei due partner che assiste l’altro, il quale non vuole che la persona amata venga accudita da estranei, finendo in una casa di cura, costretti a vivere separati», spiega Marieke Liem, dell’Università di Leida: «Accade anche quando sono tutti e due malati, per lo più anziani, e desiderano concludere la vita nello stesso momento. Spesso è l’uomo che inizialmente decide per entrambi. Per questo motivo un punto fermo è che vengano seguiti da due medici differenti».

Le emittenti televisive Krao e Ncrv hanno mandato in onda un documentario intitolato Voorgoed samen (« Insieme per sempre ») su due donne, conviventi da anni, che l’hanno ottenuta dopo 9 mesi dalla richiesta: Loes, 88 anni, e Monique, 74. La prima cominciava a soffrire di Alzheimer, la seconda pativa molto per dolori articolari che rendevano sempre più pesante occuparsi della compagna. Abitavano da sole in una bella fattoria, una dimora pulita, ordinata, luminosa. La dottoressa che le aveva in cura aveva respinto la loro domanda, non ritenendo una ragione sufficiente quella di dare la morte anche alla donna più sana «solo perché non voleva più vivere senza la sua compagna». Altri medici hanno espresso il loro disaccordo e rifiuto a compiere l’eutanasia “in contemporanea”: una scelta ritenuta «già penosa nei confronti di una persona, figuriamoci di due». « È stato difficile anche per me, non ho dormito per diverse notti – ha dichiarato la regista del filmato, Nousja Thomas –. Le ho viste passeggiare in giardino, innaffiare le piante, mi hanno mostrato ricordi, album di fotografie, abbiamo bevuto ancora un caffè insieme. E il giorno dopo non c’erano più».

Alla fine del documentario la casa assume un “colore” cupo: solo una fioca luce mostra le due, in penombra, mentre ascoltano mestamente una canzone di Leonard Cohen, scelta per il loro funerale. Quindi vanno in un ripostiglio, si chiedono cosa fare dell’albero e delle decorazioni di Natale, rendendosi conto che non sarebbero più servite, visto che la data della loro morte era fissata per il 16 dicembre. Danno da mangiare ai loro gatti, con tanta tristezza. La mattina seguente abbracciano per l’ultima volta una cara amica, la stessa che alla fine del video dice, in lacrime: « In quel momento cercavo di essere normale, ma tutto questo non è normale!». Jan (93 anni) e Anje (91), erano sposati da 68 anni. Anje aveva firmato da tempo l’apposito formulario di richiesta di eutanasia, per timore di ammalarsi di Alzheimer, come avvenne per sua madre e la sorella. Quando fu colpita dalla medesima patologia e il marito da tre embolie polomonari, si iscrisse al Centro Expertise. «Sino al 2017 stavano abbastanza bene, erano andati come sempre in vacanza con il loro camper – racconta Elke Swart, di Expertise –. Poco prima di morire Anje si ricordò di quando, in visita a casa di amici dei suoi genitori vide la foto del loro figlio Jan, in uniforme della Marina. Aveva solo 20 anni ma fu subito certa che lui sarebbe diventato il suo sposo. Il giorno prestabilito per l’eutanasia, il 12 agosto 2020, la nuora di Anje le mise lo smalto sulle unghie, indossarono i loro abiti migliori, fecero una foto vicini, in piedi. Nel pomeriggio erano già morti». Nel sentire queste parole, nell’assistere anche visivamente ai preparativi di queste due coppie in attesa della morte procurata, chiunque si sente investito da un angosciante, doloroso senso di malessere, sconforto. Come quando in un film mostrano la fine di un condannato a morte: l’ultimo desiderio, l’ultimo pranzo, caffè... poi l’iniezione letale.

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