«Non mi uccidere»: in piazza del Popolo 200 sedie a rotelle vuote

Flashmob a Roma contro la legalizzazione del suicidio assistito, che aprirebbe l’Italia alla deriva eutanasica già sperimentata dai 13 Paesi dove la pratica è autorizzata per legge
November 4, 2025
«Non mi uccidere»: in piazza del Popolo 200 sedie a rotelle vuote
Le 200 sedie a rotelle disposte da ProVita & Famiglia in piazza del Popolo a Roma per chiedere di fermare la legalizzazione del suicidio assisitto
Piazza del Popolo è uno degli scenari più amati dai romani e dai turisti, un salotto che è luogo di incontri, di vita, di immagini memorabili, di contemplazione della bellezza. E anche di manifestazioni che lasciano il segno. Portandoci, ordinatamente disposte al centro del grande spazio urbano, duecento sedie a rotelle vuote con altrettanti palloncini rossi ProVita & Famiglia ha scelto di denunciare visivamente in modo eclatante il pericolo di deriva eutanasica che a giudizio dell’associazione sta correndo il nostro Paese mentre si discute al Senato il progetto di legge per depenalizzare l’aiuto medico al suicidio all’interno delle condizioni dettate dalla Corte costituzionale in più sentenze. L’ha fatto con un efficace flashmob dal titolo eloquente: “Non mi uccidere”. Le sedie a rotelle, spiega l’associazione attivamente impegnata nella difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale, «hanno rappresentato simbolicamente i malati, disabili, anziani e cittadini fragili che chiedono al Parlamento più cure, più diritti, più dignità, ma si vedono offrire ciniche scorciatoie verso la morte». L’associazione denuncia che «in Italia le cure palliative raggiungono solo il 33% degli aventi diritto, con regioni dove la copertura scende addirittura al 4-5%: un dato drammatico che lascia migliaia di famiglie senza assistenza e trasformano le aperture al suicidio assistito in un ricatto criminale».
Il giudizio di ProVita & Famiglia sulla legge in fieri è chiaro: «Le sentenze con cui la Corte costituzionale, scavalcando il Parlamento, ha depenalizzato il suicidio assistito in presenza di fragili e arbitrarie condizioni hanno dato il via a una deriva eutanasica che può determinare una vera e propria mattanza di Stato di malati, anziani soli, depressi e disabili, un processo che una qualsiasi legge nazionale non farebbe altro che accentuare, consolidando nell’opinione pubblica l’idea che lo Stato possa fornire il suicidio come uno tra i tanti servizi socio-sanitari».
Altrettanto chiara l’appello «a tutte le forze politiche» dell’associazione, che per voce del presidente Antonio Brandi chiede di «non procedere su una strada che lede vita, diritti e dignità dei cittadini più fragili e indifesi». A sostegno dell’iniziativa Massimo Gandolfini, leader del Family Day, anch’egli contrario «a qualsiasi forma di morte medicalmente assistita. L’esperienza dei 13 Paesi che l’hanno introdotta è devastante: da pochi casi iniziali si è passati a migliaia ogni anno, compresi ragazzi affetti da depressione come dimostra il recente caso della giovane Siska in Belgio» denunciato in Italia da un servizio di Avvenire, mentre serve «applicare pienamente la legge 38/2010 e garantire cure palliative per tutti».
Tra i protagonisti del flashmob anche Emanuel Cosmin Stoica, scrittore e attivista, disabile: «In un momento di sofferenza – ha detto – io stesso potrei pensare alla morte, ma è proprio lì che la società deve aiutare a vivere e non offrire il suicidio come una scappatoia per il dolore. Lo Stato investa in assistenza, sostegno psicologico, inclusione e reti sociali che non lascino nessuno solo».
La manifestazione contro il suicidio assistito è stata organizzata nel giorno in cui la Corte costituzionale ha esaminato il ricorso del Governo contro la legge della Regione Toscana sulla morte medicalmente assistita, primo provvedimento normativo in Italia sulla materia, varato per stabilire procedure e tempi per ottenere il suicidio a cura del Servizio sanitario. 
Puoi abbonarti alla newsletter settimanale gratuita di Avvenire su Vita, Bioetica e Cura CLICCANDO QUI: potrai registrarti ad Avvenire.it e poi iscriverti per l’invio settimanale. Se sei già registrato ad Avvenire.it è sufficiente introdurre le tue credenziali e poi abbonarti alla newsletter.

© RIPRODUZIONE RISERVATA