Maternità surrogata: alle Nazioni Unite arriva il giorno per dire basta

Decisiva sessione al Palazzo di Vetro dedicata al Rapporto della relatrice speciale contro la violenza sulle donne, che condanna la pratica dell’utero in affitto resa già reato universale dalla legge italiana
October 10, 2025
Maternità surrogata: alle Nazioni Unite arriva il giorno per dire basta
Il Palazzo di Vetro a New York, sede delle Nazioni Unite
Il 10 ottobre viene discusso e votato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il Rapporto della relatrice speciale dell’Onu contro la violenza sulle donne e le ragazze, Reem Alsalem, sulla maternità surrogata.
Questo giornale, in occasione della iscrizione del Rapporto all’ordine del giorno dell’Assemblea generale, ne ha dato ampia notizia, e giustamente, perché si tratta di una tappa di straordinario rilievo nella lunga vicenda del contrasto di questa pratica. Il rapporto, frutto del contributo di una vasta rete internazionale, ne documenta, in maniera inoppugnabile, il carattere intrinsecamente violento e di violazione dei diritti umani delle donne e dei bambini, accomuna in questo giudizio la surrogata commerciale e quella cosiddetta “altruistica”, mette in luce i tratti coloniali e discriminatori che la segnano e indica l’urgenza di adottare a livello Onu uno strumento giuridico vincolante per rendere effettiva l’abolizione universale. Insomma, non lascia nessun appiglio a quegli argomenti che vorrebbero collocare gli accordi di maternità surrogata nella sfera della libertà. Tra libertà, dignità umana e surrogata non c’è mediazione possibile.
Che questa conclusione venga fatta propria da un Rapporto dell’Onu è per me di particolare conforto. Perché l’Associazione di cui ho fatto parte, “Se non ora quando Libere”, ha impostato tutta la sua campagna contro la surrogata sull’obiettivo della sua abolizione universale, sfidando ironie e sprezzanti accuse di utopismo. Abbiamo rivolto nel 2017 un appello al Comitato Cedaw (“Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne”) perché l’Onu assumesse nei confronti della surrogata la stessa posizione presa nei riguardi delle mutilazioni genitali femminili, convinte che solo attraverso il bando universale, ovvero un giudizio negativo universalmente condiviso, sia possibile sconfiggere questa pratica.
Certo, le legislazioni abolizioniste, come quella rigorosissima italiana, costituiscono tasselli fondamentali di questa strategia, ma come ben sappiamo non sono sufficienti. Ora il 10 ottobre si profila la straordinaria occasione di dare il crisma dell’universalità al bando. E l’Italia dunque, insieme a tutti gli Stati abolizionisti, è chiamata non solo a sostenere ovviamente questo Rapporto ma a ricercare tutte le vie perché ottenga il più largo consenso dell’Assemblea. Una sfida che va presa molto sul serio.

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