martedì 31 maggio 2022
In occasione della Giornata delle comunicazioni sociali una riflessione sul senso della prossimità così come intesa da papa Francesco nel suo messaggio per la ricorrenza
Ascoltare con il cuore significa amare come Dio
COMMENTA E CONDIVIDI

«Ascoltare con l’orecchio del cuore»: è il titolo del messaggio di papa Francesco per la 56° Giornata delle Comunicazioni sociali. Come sempre, per commentarla, alla parola del Papa occorre accostarsi con timidezza; a maggior ragione di fronte a un testo così diretto, concreto e profondo. Per comprenderlo basterebbe “semplicemente” un cuore aperto e disponibile a lasciarsi illuminare da una parola così preziosa. Ci sono però alcuni elementi che desidero sottolineare.

Papa Francesco, attraverso il suo Messaggio, non ci propone solo un contenuto da accogliere, ma ci fornisce una chiave di lettura, un approccio, un metodo. Il tema diventa così non solo “come ascoltare”, ma chi ascoltare. Tutto parte da Dio, che è Colui che parla. L’ascolto è l’opera attraverso la quale non si tende solo l’orecchio, ma ci si mette, con fiducia, nelle mani di Dio. Un po’ come il bimbo nel grembo materno che “ascolta” la madre perché è dentro di lei, a lei unito, in lei accolto.

L’ascolto è prima di tutto accoglienza di Dio e del suo desiderio di amore, della sua volontà di mettersi in relazione con noi, suoi figli amati nel Figlio. Parlare, quindi, dell’ascolto significa parlare della nostra storia di amore con Dio, della nostra fede: significa porre una questione decisiva su ciò che viene prima e ciò che è veramente essenziale: direi di sì al desiderio di relazione nell’amore che è sempre opera di Dio.

Il secondo elemento è la dimensione “testimoniale” dell’ascolto. Quando il Papa dice che la vera sede dell’ascolto è il cuore, vuole richiamarci, insieme alla dinamica “responsoriale” della nostra fede, alla necessità di porci nei confronti degli altri come coloro che sanno fare dell’ascolto il luogo dell’incontro “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Realizzare luoghi che Dio e gli uomini possano abitare insieme, nella relazione. Questo è ciò che, ascoltando, realizziamo nella Chiesa come vero e proprio “servizio”.

Scrive il Papa: “Noi cristiani dimentichiamo che il servizio dell’ascolto ci è stato affidato da Colui che è l’uditore per eccellenza, alla cui opera siamo chiamati a partecipare”. Ascoltare non è una pura azione “funzionale”, con lo scopo di comunicare meglio. È, invece, una vera e propria azione pastorale: attraverso la nostra vita, con le “orecchie del cuore” sempre aperte, noi diciamo che il Pastore, “quello buono”, vuole raggiungere tutti. Quello che testimoniamo, ascoltando, è che Dio è colui che ci chiama al vero ascolto; egli è la fonte dell’ascolto vero, dell’ascolto che si fa spazio di incontro salutare, luogo nel quale opera – misteriosamente e insieme in modo così bello - la Salvezza che viene da Cristo.

Ecco perché, ancora nel Messaggio, il Papa sottolinea come Gesù abbia richiamato i discepoli a verificare la qualità del loro ascolto. Una Chiesa che non ascolta, o ascolta male (origliando, giudicando, selezionando) è una Chiesa che non testimonia la bellezza della relazione di ascolto/amore con Gesù. Questo vale sempre e a maggior ragione all’interno del cammino sinodale che la Chiesa è chiamata a vivere in questo tempo.

L’invito del Papa a non sprecare questa occasione provvidenziale, questo tempo di grazia, non cada nel vuoto. Porgiamo l’orecchio al cuore degli uomini; apriamo luoghi nei quali l’ascolto si fa riconoscenza nei confronti dell’amore di Dio; sentiamoci responsabili della qualità dell’ascolto, consapevoli che l’ascolto buono ha un solo mittente e un solo scopo: Dio e il suo immenso desiderio di amarci.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: