Sull’intelligenza artificiale lo sguardo di Leone XIV
Negli ultimi mesi, l’attenzione verso le implicazioni etiche dello sviluppo dell’intelligenza artificiale sta rapidamente scemando
Negli ultimi mesi, l’attenzione verso le implicazioni etiche dello sviluppo dell’intelligenza artificiale sta rapidamente scemando. A testimoniarlo sono le parole del vicepresidente statunitense JD Vance durante l’AI Summit di Parigi, lo scorso febbraio, quando ha criticato apertamente l’approccio normativo dell’Unione Europea, incarnato dal regolamento AI Act. Per Vance, occorre puntare sull’innovazione e sull’impresa, non su una «supervisione soffocante». Un appello, il suo, che non è caduto nel vuoto: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che «l’obiettivo è promuovere innovazione e investimenti», segnando una parziale retromarcia rispetto alla linea dura di Bruxelles. A ruota il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso riserve simili, invocando una semplificazione normativa.
Questa tendenza non riguarda solo la politica. I dipartimenti dedicati all’etica dell’IA vengono smantellati o ridimensionati dai colossi tech. Elon Musk, attraverso il progetto xAI e l’uso aggressivo dell’automazione, spinge per l’eliminazione di quelli che considera sprechi della macchina amministrativa americana, ignorando bias e limiti insiti nei sistemi automatici. Il rischio? Un’accelerazione indiscriminata, senza adeguate garanzie di tutela sociale e umana. In questo scenario, una delle poche voci critiche rimaste era quella di Papa Francesco. In uno dei suoi ultimi messaggi, inviato al World Economic Forum di Davos a gennaio, il Pontefice aveva ribadito la necessità di un controllo costante e di una riflessione profonda sui rischi dell’intelligenza artificiale. Pochi giorni dopo, in un forum tenutosi a Lima, aveva messo in guardia contro l’uso delle tecnologie per produrre e diffondere fake news, deepfake e contenuti manipolati. «Non possiamo dire di non essere responsabili – ha scritto – solo perché le nostre mani non hanno prodotto direttamente quei contenuti. La macchina esegue i nostri comandi, ma non decide per conto proprio». Da anni Francesco denunciava i pericoli di una «dittatura tecnologica», di un potere delegato alle macchine, fino all’estremo delle armi autonome capaci di decidere chi debba vivere o morire. Il suo impegno si era concretizzato nel 2020 con la pubblicazione della “Rome Call for AI Ethics”, redatta dalla Pontificia Accademia per la Vita.
E ora, che la solitaria voce di Francesco non c’è più? Anche Leone XIV sembra essere un Papa che si occuperà di tecnologia e intelligenza artificiale. Lo ha dimostrato scegliendo il nome Leone XIV in omaggio a Leone XIII, autore della Rerum novarum, prima grande enciclica sociale della Chiesa. Se quella affrontava le sfide della rivoluzione industriale, oggi la Chiesa si prepara a dare risposte alla rivoluzione digitale. E l’intelligenza artificiale è già al centro delle parole di Leone XIV, pronunciate nei primi interventi pubblici e destinate a orientare l’intero pontificato. Come il suo predecessore, Leone XIV sembra voler promuovere un dialogo costante tra fede, scienza e società, facendo della tecnologia un terreno di confronto culturale e morale. Nelle sue prime dichiarazioni ha evocato i concetti di sinodalità, giustizia, pace e dignità del lavoro, mostrando una consapevolezza profonda delle sfide della metamorfosi digitale. La Chiesa, ancora una volta, è pronta a offrire il suo contributo per una riflessione ampia e condivisa sul destino umano in un’epoca dominata dagli algoritmi. © riproduzione riservata
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